Alain de Botton: differenze tra le versioni
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*A ciascun edificio chiediamo non soltanto che assolva a una certa funzione, ma anche che abbia un certo aspetto e contribuisca a creare una precisa atmosfera: di religiosità o di cultura, di semplicità o di modernità, di lavoro o di vita familiare. Magari pretendiamo che ci trasmetta sicurezza o entusiasmo, armonia o morigeratezza. Magari speriamo che stabilisca un legame con il passato o simboleggi il futuro e ci lamenteremmo, come ci lamentiamo per un bagno che funziona male, se questo secondo livello espressivo ed estetico della funzione venisse ignorato. (p. 60)
*Bisogna riconoscere che è impossibile e vergognoso, oltre che poco democratico, definire che cosa sia bello. (p. 69)
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*Qualsiasi oggetto di design trasmette un'idea degli atteggiamenti psicologici e morali che rappresenta. [...] Essenzialmente, i prodotti del design e dell'architettura ci parlano del genere di vita più adatto a svolgersi intorno a essi o al loro interno. Ci rivelano quali stati d'animo cercano di suscitare e mantenere nei loro abitanti. Mentre in modo meccanico ci tengono al caldo e ci aiutano, allo stesso tempo ci sollecitano a essere un certo tipo di persone. Ci parlano di visioni di felicità. (p. 70)
*Dire che un edificio è bello [...] rivela più di una pura e semplice passione estetica; implica un’attrazione verso il particolare stile di vita che l’edificio incoraggia attraverso il tetto, le maniglie, le finestre, le scale, gli arredi. Se percepiamo la bellezza è segno che ci siamo imbattuti in una traduzione pratica di certe nostre idee sulla vita. (p. 70)
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*Dire che un'opera architettonica o un'opera di design è bella significa individuarvi un'interpretazione dei valori essenziali alla nostra prosperità, una transustanziazione in materia dei nostri ideali individuali. (p. 98)
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*Senza venerare alcun dio, un elemento di architettura domestica, non meno di una moschea o di una cappella, può aiutarci a ricordare chi siamo davvero. (p. 117)
*Apprezziamo certi edifici per la loro capacità di riequilibrare la nostra natura sbilanciata e stimolare emozioni che i nostri impegni ci costringono a sacrificare. La competitività, l'invidia, l'aggressività sono sentimenti che sarebbe bene non sviluppare, mentre l'umiltà, in un universo immenso e sublime, il desiderio di tranquillità quando cala la sera o l'aspirazione alla compostezza e alla bontà non sono elementi altrettanto costanti nel nostro paesaggio interiore: ciò spiega forse il bisogno di legare emozioni come queste al tessuto delle nostre case. (p. 119)
*Per noi costruire è come scrivere: serve a preservare ciò che ci sta a cuore. (p. 121)
*Il motivo che ci spinge a costruire, sia per i vivi sia per i morti, è il desiderio di ricordare. Allo stesso modo in cui innalziamo lapidi, mausolei e tombe per commemorare i nostri cari scomparsi, costruiamo e decoriamo edifici perché ci aiutino a ricordare le nostre qualità più importanti ma fuggevoli. [...] Anche le suppellettili domestiche commemorano la nostra identità. (p. 122)
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*Se gli edifici sono in grado di fare da deposito dei nostri ideali è perché possono essere purgati di tutti i difetti che corrodono la vita quotidiana. Una grande opera architettonica ci parlerà di serenità, forza, equilibrio e grazia, a cui noi, sia da creatori sia da spettatori, solitamente non sappiamo rendere giustizia; per questo motivo ci sedurrà e commuoverà. L'architettura suscita il nostro rispetto nella misura in cui ci supera. (p. 135)
*Se quando si vede un bell'oggetto la prima reazione dei più è il desiderio di comprarlo, il nostro vero desiderio, però, non è tanto di possedere ciò che giudichiamo bello quanto di rivendicare in modo permanente le qualità interiori che esso incarna. [...] A livello profondo, cerchiamo di assomigliare interiormente agli oggetti e ai luoghi che ci toccano in virtù della loro bellezza, non di possederli fisicamente. (p. 148-150)
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*La comprensione dei meccanismi psicologici del gusto forse non cambierà il nostro giudizio sul bello, ma almeno può impedirci di reagire con incredulità davanti a ciò che non ci piace. Dovremmo saper chiedere subito alle persone di che cosa hanno bisogno per vedere la bellezza di un oggetto e comprendere il tenore della loro privazione anche se non siamo in grado di manifestare entusiasmo per la loro scelta. (p. 164)
*I capolavori dell'arte sembrano sempre eventi casuali e gli artisti assomigliano a cavernicoli che di tanto in tanto riescono ad accendere un fuoco senza però scoprire come hanno fatto, né tanto meno comunicare ad altri il segreto del loro successo. Il talento artistico è come un fuoco d'artificio che attraversa una notte nera come la pece e ispira timore reverenziale negli spettatori ma si spegne nel giro di qualche secondo, lasciando dietro di sé soltanto oscurità e desiderio. (p. 168-169)
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*Pretendiamo che l'ambiente in cui viviamo agisca da custode di una tranquillità e di un orientamento sui quali abbiamo un controllo precario. Gli architetti più utili sono quelli tanto generosi da accantonare la rivendicazione del loro genio per dedicarsi alla costruzione di case graziose, ma per lo più prive di originalità. L'architettura dovrebbe avere la sicurezza di sé e la bontà di essere anche un po' noiosa. (p. 181)
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*Se certi edifici costruiti con sottile equilibrio ci emozionano è perché sono esemplificazioni di una possibile scelta tra aspetti conflittuali del nostro carattere, della legittima aspirazione a trasformare le nostre preoccupanti contraddizioni in qualcosa di bello. (p. 199)
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*Quando gli edifici parlano non lo fanno mai con un'unica voce. Sono cori più che solisti e posseggono una natura molteplice che fa nascere l'opportunità di belle consonanze oltre che di contrasti e discordanze. Mentre all'apparenza certi edifici concordano sulla loro missione estetica e hanno persuaso gli elementi disparati che li compongono a fondersi per dare un contributo logico alla totalità, altri sembrano più in disaccordo sulle loro intenzioni, poiché le loro caratteristiche puntano lamentosamente in direzioni diverse. (p. 215)
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*Si potrebbe sostenere che un edificio è adeguato al suo contesto se incarna i valori più desiderabili e le ambizioni più elevate del momento e del luogo in cui si trova: un edificio che serve da deposito di un ideale non utopico. (p. 227)
*L'inadeguatezza degli architetti nel creare ambienti congeniali riflette la nostra incapacità di trovare la felicità in altri ambiti della vita. In fondo la brutta architettura è un fallimento sia della psicologia sia della progettazione. Esprime, attraverso dei materiali, la stessa tendenza che in altri ambiti ci spinge a sposare le persone sbagliate, scegliere lavori inadatti e prenotare vacanze disastrose: la tendenza a non capire chi siamo e che cosa ci soddisfa. (p. 246-247)
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*La tracotanza di esigere l'amore si era manifestata solo adesso che non era ricambiato; ero rimasto solo con la mia passione, indifeso, senza diritti, al di là della legge, scandalosamente brutale nella mia pretesta: Amami! Per quale ragione? Avevo solo la solita meschina giustificazione: Perché io ti amo...
*Se non accettiamo gli insegnamenti che l'amore ci ispira, continueremo felici a ripetere indefinitamente gli stessi errori, come mosche che ritornano dementi a picchiare contro i vetri delle finestre, incapaci di capire che il vetro, per quanto trasparente, non può essere attraversato. Non ci sono forse delle verità elementari che è necessario imparare, frammenti di saggezza che potrebbero evitarci qualche entusiasmo eccessivo, qualche dolore, qualche amara delusione? Non è legittima ambizione acquisire un po' di prudenza nelle faccende amorose, così come lo si può fare per una dieta, per la morte o il denaro?
*Chi
*Nell'ossessione dell'oasi, l'uomo assetato immagine l'acqua, le palme e l'ombra non perché ce ne siano ooggettivi indizi, ma perché ne ha pressante necessità. I bisogni disperati fanno intravedere la soluzione attraverso le allucinazioni: l'assetato ha l'allucinazione dell'acqua, il bisogno di amore provoca l'allucinazione dell'uomo, o della donna, ideale. L'ossessione dell'oasi non è mai una delusione completa: l'uomo nel deserto vede qualcosa all'orizzonte. È che le palme sono inaridite, il pozzo secco, il luogo infestato di locuste.
*Gli innamorati, cui non è propria la lucidità dei flosofi, non possono non abbandonarsi all'impulso religioso, cioè credere e avere fede, in quanto opposto all'impulso filosofico, che è dubitare e indagare. Preferiscono il rischio di essere nell'-errore e in amore– a essere nel –dubbio e senza amore-.
*La libertà di [[pensare]] è il coraggio di imbattersi nei proprio demoni
*Se non accettiamo gli insegnamenti che l'amore ci ispira, continueremo felici a ripetere indefinitamente gli stessi errori, come mosche che ritornano dementi a picchiare
*Essere
==Bibliografia==
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