Vittorino Andreoli: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Donluca (discussione | contributi)
citaz varie
Donluca (discussione | contributi)
opera e citazioni
Riga 3:
 
==Citazioni di Vittorino Andreoli==
*Credo che la percezione di essere figli di Dio, nel senso non di un’affermazione di principio ma di un’esperienza che ne attesti il coinvolgimento, sia una condizione esistenziale straordinaria, capace di dare forza, di togliere molti dei dubbi e delle delusioni che la condizione umana alimenta. (da
''Avvenire'' del 11 giugno 2008)
*La dimensione più bella è quella del [[sacerdote]] che non ha nulla, ma che è parte integrante di una comunità attiva e attenta, dentro un gregge che gli vuole bene. (da ''Avvenire'' del 9 luglio 2008)
*Il vecchio [[prete]] è l’uomo della [[preghiera]], e colui che la insegna. Sa ormai che l’uomo sbaglia, e che questi produce spesso effetti solo transitori, per cui ciò che finisce per avere un senso compiuto è quel gesto soltanto: il pregare. (da ''Avvenire'' del 30 luglio 2008)
Line 28 ⟶ 29:
===Citazioni===
*Alla fine, anche lo psichiatra abitava il manicomio come gli altri matti. Una vita strana, forse paradossale, forse assurda, ma tutto sommato vera. Quando si doveva stabilire che le cose non andavano, il confronto era con la vita dei sani. Una normalità che, dovendo definirlo, saprei descrivere solo come patologia, in quanto per gli abitanti del manicomio è il "fuori" ad essere anomalo.
 
=''L'uomo di vetro''==
*Bastano cento persone con la voglia di morire come kamikaze, e dunque imbottendosi di esplosivo, per rendere ridicolo il sistema della certezza e della certezza del potere di questa terra, dei potentati di questo mondo.
*Ebbene, se sono stato, e sono, un buon psichiatra, se ho aiutato i miei matti, ciò è avvenuto per la mia fragilità, per la paura di una follia che si annida dentro di me, per la fragilità che avverto capace di sdoppiarmi, di togliermi la voglia di vivere e di rendermi simile a un depresso che chiede soltanto di scomparire per cancellare il dolore di cui si sente plasmato.
*Il Cantico dei Cantici parla dell'amore necessario: essere in due rende possibile esistere a chi separatamente non ce l'avrebbe fatta, si sarebbe rotto.
*Il dolore è una qualità dell'essere fragile.
*Il dolore è la fonte prima della fragilità poiché ti rompe e ti senti frantumato, incapace di attaccare insieme i pezzi che vedi in te, anzi, sei un cumulo di frammenti, di granelli di sabbia che dovrebbero unirsi e disegnare, scolpire un uomo.
*Il dolore fa più rumore di qualsiasi rumore.
*Il limite dell'energia diventa il limite della civiltà, della civiltà che sembra del benessere e che in certi momenti appare essere la civiltà dello spreco.
*Il matrimonio è la mia vita assieme a lei e ai nostri figli, ma nessuno di noi potrà dire che si è trattato di una gita fuori porta durata quarant'anni.
*Il matrimonio è la più grande delle fragilità interumane, capace di produrre beni e incapace di evitare mali.
*Il potente non crede di dover risorgere poiché pensa di essere tetragono, come la Tour Eiffel fatta di ferro e non di carne, senza anima, fredda come una rotaia.
*Il potente non sa amare; l'uomo di ferro è freddo, sa avvolgere e legare per sottomettere, per schiavizzare.
*Il senso di appartenenza. Questo è il matrimonio.
*Il vecchio vive di morti e attende la morte.
*L'amore non ha nulla di libero, perché la paura non permette di esercitare questa utopia.
*L'uomo non resisterebbe al buio, senza una lampadina che rischiari una pagina da leggere o che alimenti un computer su cui digitare un nuovo mondo, che dipende anch'esso dall'energia.
*La fine non è un appuntamento più o meno lontano, ma un presente che si perpetua, e così si muore continuamente e si è morti anche quando si respira.
*La fragilità di un vetro pregiato di Murano o di un cristallo di Boemia: bello, elegante, ma basta poco perché si frantumi e si trasformi in frammenti inservibili. Conoscendone la natura, si deve stare attenti a come lo si usa, a come lo si conserva: occorre tenerlo lontano da luoghi in cui si compiono azioni d'impeto, perché altrimenti quel vetro pregiato si fa nulla, solo ricordo.
*La fragilità rifà l'uomo, mentre la potenza lo distrugge, lo riduce a frammenti che si trasformano in polvere.
*La gelosia è il timore di rimanere soli, adesso che si è trovata la formula perfetta dell'insieme, che significa completamento, sicurezza.
*La mia fragilità mi porta ad amare, dunque l'amore è la risposta a un bisogno, nato dalla fragilità, dalla percezione che senza l'altro il mio essere nel mondo è votato solo alla morte, al non esserci; e la solitudine dell'uomo di vetro è la peggiore delle malattie, delle malattie del vivere.
*La paura non si lega solo al dolore fisico, alla sensazione di non funzionare più, si attacca anche al ben d'essere che ha una dimensione mentale e sociale, del come si vive con la propria personalità nell'ambito di quell'ambiente fatto di relazioni.
*La percezione della fine è dentro ciascuno di noi, è uno stigma della specie, un marchio della sua caducità.
*La presenza del divino nel mondo dovrebbe servire a calmare l'orgoglio sviscerato e il senso di onnipotenza umana che esaltano il potere e il dominio.
*La ripetizione è da sempre la fonte della certezza.
*Le vecchie certezze si presentano come errori grossolani e si richiede ora la necessità di educare e di farlo urgentemente, in un momento in cui nessuno più sa cosa significhi, poiché da qualche generazione, per tutto il Novecento, non si è applicato questo termine, desueto e con il sapore di qualche cosa di sporco e di perverso.
*La violenza non fa storia, non è una difficoltà che possa essere elaborata, ma semplicemente una guerra che porta solo alla morte dell'amore e talora anche dei suoi protagonisti.
*Le fedi nel cielo, popolato di vivi, esprimono bene la negazione della morte e la voglia di restare.
*Nella famiglia, in cui sono spariti i dissidi quotidiani, si presentano drammi fatti di comportamenti estremi.
*Per accettare la sconfitta bisogna credere in chi la decreta, bisogna essere certi che le gare non siano truccate, non divengano motivo di affari, ma si svolgano all'insegna dell'assoluto rispetto delle capacità e dei talenti, in qualsiasi settore si pongano.
*Se il tuo vicino è un asociale e non ama il tuo rumore, accende il proprio e cancella il tuo.
*Si vendono loro armi, poiché dappertutto si è diffusa la malattia del potere, e buttano ogni risorsa, persino le vite umane, per fare e vincere le guerre, le guerre della miseria.
*Talvolta si perde perché non si è scelto bene il campo della prova.
*Un uomo adulto non può esser ridotto a un uomo attivo e produttivo.
 
==[[Incipit]] di ''Lettera a un adolescente''==
Line 38 ⟶ 74:
*Vittorino Andreoli, ''Tra un'ora, la follia'' (1999), Rizzoli.
*Vittorino Andreoli, ''I miei matti'' (2004), Rizzoli.
*Vittorino Andreoli, ''L'uomo di vetro'' (2008), Rizzoli.
*Vittorino Andreoli, ''Lettera a un adolescente'' (2004), Rizzoli.