Jacques Philippe: differenze tra le versioni

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*{{NDR|L'essere umano}} anche nelle circostanze esterne più sfavorevoli ha ancora sempre dentro di sè uno spazio di libertà che nessuno può portargli via.
*{{NDR|Libertà}} è anche dire di sì a ciò che non abbiamo scelto.
*Gli elementi dell’esistenza che scegliamo sono in quantità molto ridotta rispetto a quelli che possiamo scegliere.
*Il giusto atteggiamento da tenere dinnanzi a Dio è dunque questo: per un verso, un’accettazione del tutto tranquilla, del tutto distesa, di noi stessi e delle nostre miserie e, per l’altro, un immenso desiderio di santità, un’intensa determinazione di progredire, forti di una fiducia senza limiti nel potere della grazia divina.
*L'atto più alto e più fecondo della libertà umana sta, infatti, più nell'accoglienza che nel dominio.
*Non si può diventare veramente liberi se non accettando di non esserlo sempre.
*Se ci è così difficile accettare le nostre miserie, è perché abbiamo il sentore che esse non ci facciano più amare: siccome in questo o quel settore della nostra vita siamo manchevoli, ci diciamo che non meritiamo di essere amati.
 
{{NDR|Jacques Philippe, ''La libertà interiore'', traduzione di Lorenzo Bacchiarello, San Paolo, 2004}}