Edmondo Aroldi: differenze tra le versioni

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'''Edmondo Aroldi''': A leggere certi suoi libri, per esempio ''Pranzo di magro per il cardinale'', ''La sciarada di Papa Mastai'' e soprattutto quell'inquietante giallo storico-politico che è ''Ore 13: il ministro deve morire'', viene da pensare che lei ricorra, per usare un'etichetta di comodo, a una specie di linguaggio esopico. Eleganti e serene crudeltà allusive, ironici veleni più suggeriti che propinati e tuttavia non meno pericolosi, sorridenti acidità che lasciano il segno, personaggi dietro i quali è inevitabile cercare di capire dove inizia e finisce in presenza autobiografica dell'autore, il riferimento al contemporaneo mimetizzato nel racconto storico, il gusto d'occultare nella favola politica ben architettata e documentata una lezione d'attualità, connessa per fili diretti al presente. È possibile che lei ricorra a un linguaggio del genere perché ha vissuto in proprio un'esperienza che un grande cardinale del Seicento, Retz, ha così sintetizzato nei suoi ''Mémoires'': «Nei partiti è più difficile vivere con quelli che ne fanno parte, che agire contro quelli che vi sono contro?»<br>
'''[[Giulio Andreotti]]''': Non mi sembra che vi sia contraddizione tra il ruolo di uomo di squadra – indeclinabile per chi fa politica in tempi di suffragio universale e di articolazioni in partiti – e la gelosa conservazione di una sfera personale in cui ''vivere'' e ''sentire'' senza alcun condizionamento da integrazione.<br>Quando scrivo un libro non mi estraneo dal mio impegno politico anche se cerco di immedesimarmi a fondo nelle situazioni studiate e descritte, attualizzandole e prendendole in un certo senso a prestito.<br>Credo fermamente ai ricorsi storici ed in qualche modo alla immutabilità della subcoscienza collettiva delle città e delle popolazioni. [...]<br>'''Edmondo Aroldi''': I critici più attenti e meno disposti all'indulgenza riconoscono, da anni e anni, con ambivalente ammirazione appena temperata da inevitabili riserve, che lei è una persona ricca di cultura, con un gusto sicuro e di una classe non certo comune. [..] Quali sono, se ne ha, i suoi «libri da comodino»? C'è un romanzo che predilige particolarmente? Un pensatore verso il quale ha debiti speciali?<br>'''Giulio Andreotti''': [...] Da studente, la lettura dei classici, che di solito si subisce come una tortura, a me piacque molto. È nata forse lì una mia simpatia per [[Cicerone]], che mi portò fino a presiedere un istituto di studi sul grande Arpinate.<br>[...] In quanto ai romanzi – se vogliamo trascurare una divertente parentesi giovanile per Wodehouse, ma che disillusione rileggerlo ora... – non ho avuto né ho particolari preferenze.[...] Tra gli autori di ieri, a [[Antonio Fogazzaro|Fogazzaro]] va la mia convinta simpatia. Ma resta per me insuperata l'attrattiva verso la stupenda costruzione logica delle pagine di [[Pascal|Biagio Pascal]]. [...] Chiederei di essere esentato dal parlare di contemporanei, molti dei quali seguo – nei limiti di tempo che mi sono consentiti – e apprezzo. Ma non vorrei assumere le funzioni di un giudice. [...]<br>'''Edmondo Aroldi''': Verso quale dei sette peccati capitali Giulio Andreotti, uomo e scrittore, pensa di poter essere più indulgente?<br>'''Giulio Andreotti''': Chiudo un occhio sui peccati di gola purché non si consumino con troppi generi d'importazione danneggiando la bilancia commerciale. Almeno per l'attuale periodo perfezionerei un famoso detto popolare: «Moglie, cibi e buoi...», comprendendo in questi ultimi soprattutto quelli destinati a bistecche.
 
 
{{NDR|Edmondo Aroldi, ''Intervista a Giulio Andreotti'', da ''La lettura'', diretta da Mario Spagnol, Rizzoli Editore, maggio 1977}}
==''Intervista a Norberto Bobbio''==
'''Aroldi''': Ai non addetti ai lavori giungono, specie negli ultimi tempi, sempre più frequenti e allarmanti enunciazioni del pensiero filosofico. Sono notizie che li inducono a convincersi di vivere in un'epoca di gravi perdite. Per esempio, dopo [[Dio]], si sentono dire che anche [[Karl Marx|Marx]] è morto. Si tratta di un decesso incerto e controverso. Che cosa risponderebbe a chi credesse rozzamente: insomma, professore, Marx è morto o no?<br>'''Bobbio''': Non credo alle formule definitive. Un'impostazione della storia come aut-aut è contraria al mio modo di pensare. La storia è molto più complessa, è un errore interpretarla per svolte, non c'è qualcosa che veramente finisce, c'è sempre continuità. Per quanto riguarda il [[marxismo]], mi sembra che non si possa dire che Marx sia morto. Non è un'affermazione nuova , ogni tanto qualcuno l'ha fatta propria, è quindi una presunta novità, è ormai trascorso quasi un secolo da quando [[Benedetto Croce|Croce]] ha scritto'' Come nacque e come morì il marxismo teorico in [[Italia]]''. Va da sé che in certi periodi il marxismo non ha esercitato particolare influenza nel nostro paese. Per esempio, mancavano grandi studi quando [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] parlò di «Marx in soffitta». Ma sono cose note che, semplificandocolloquialmente, si possono definire le tre successive fasi del marxismo in Italia... Se Marx è morto, lo è per qualche filosofo deluso dalla storia del mondo. Stenderne il certificato di morte è quanto meno prematuro e superficiale.
 
{{NDR|Edmondo Aroldi, ''Intervista a Norberto Bobbio'', da ''La lettura'', diretta da Mario Spagnol, Rizzoli Editore, dicembre 1977}}
 
[[Categoria:Scrittori italiani|Aroldi, Edmondo]]