Eutanasia: differenze tra le versioni

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m contestualizzo e aggiungo una prima spiegazione, che andrà completata con adeguati riferimenti alle fonti e agli approfondimento in Wikipedia
Donluca (discussione | contributi)
m catechismo religione cattolica come fonte non esiste, è cat chiesa cattolica
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* A chi appartiene la tua vita? A Dio, risponderà qualcuno, ma è una risposta che non può avere forza di legge: può governare le scelte del credente, non del cittadino scettico e dell'ateo. E a quale Dio, del resto? Il Dio cristiano dei valdesi, in determinate circostanze, ammette l'eutanasia. A parlare in nome di un Dio è sempre un uomo, infatti. Dunque, la tua vita appartiene a te, oppure a un altro uomo. Ma in questo caso sarebbe schiavitù. Poiché la tua vita appartiene a te, solo a te spetta decidere quando e come porvi fine. È un diritto personale inalienabile, che fonda ogni altro diritto e senza il quale ogni altro diritto può essere revocato in dubbio. ([[Paolo Flores d'Arcais]])
*La vita non sempre va conservata: il bene, infatti, non consiste nel vivere, ma nel vivere bene. Perciò, il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza.<ref>Seneca invita ad accettare la morte e a ricercare la qualità della vita (virtuosa) piuttosto che la sua lunghezza. Modernamente, questa posizione è interpretata come una critica all'accanimento terapeutico: cfr. Daniele Barbieri, ''[http://www.lucacoscioni.it/effetto_welby_finalmente_si_scrive_di_eutanasia Effetto Welby, finalmente si scrive di eutanasia]'', ''Liberazione'', 17 luglio 2007; C. Angelino, ''In difesa dell'eutanasia. Stoici. Seneca. Hume. Nietzsche'', Il Nuovo Melangolo, 2007.</ref> ([[Lucio Anneo Seneca]])
* L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'accanimeno terapeutico. Non si vuole così provocare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la comptenza e la capacità, o altrimenti da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente. (dal ''Catechismo della religioneChiesa cattolica'')
* La cura non deve marcare una distanza, non deve far emergere una estraneità, ma consentire il raggiungimento di una possibile pienezza di vita, come vuole la percezione che ormai abbiamo della salute, non più standard, ma vissuta. ([[Stefano Rodotà]])
* Meglio sarebbe se il legislatore, spogliandosi della pretesa d'onnipotenza e scoprendo il proprio limite, si astenesse dall'intervenire dove più forti e giustificate sono le ragioni della coscienza individuale, che qui davvero assume i caratteri della libertà. ([[Stefano Rodotà]])