William Faulkner: differenze tra le versioni

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Incipit ''L'urlo e il furore'', citazioni, bibliografia, link, modifiche
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Era stata una giornata grigia, un'estate grigia, un'annata grigia. Per strada i vecchi indossavano il cappotto, e nei Giardini del Lussemburgo, mentre passavano Temple e suo padre, le donne sedevano a lavorare a maglia avvolte nei loro scialli e anche gli uomini che giocavano a croquet giocavano in cappotto e mantelline, e nella triste oscurità dei castagni il secco schioccare delle palle e le grida occasionali dei bambini avevano un che di autunnale, di coraggioso ed evanescente e desolato. Da dietro la rotonda con la sua spuria balaustra greca, rappresa di movimento, pervasa da una luce grigia dello stesso colore e della stessa tessitura dell'acqua che la fontana si divertiva a far ricadere nella vasca, veniva una continua cascata di musica. Proseguirono, oltrepassarono la vasca dove i bambini e un vecchio con un misero cappotto marrone facevano navigare le loro barchette, e entrarono di nuovo sotto gli alberi e trovarono da sedersi. Immediatamente una vecchia arrivò con decrepita prontezza a riscuotere quattro sous.<br>Sotto il padiglione, una banda vestita del blu orizzonte dell'esercito suonava Massenet e Skrjabin, e Berlioz come una leggera spalmatura di torturato Čajkovskij su una fetta di pane stantio, mentre il crepuscolo si dissolveva in umidi barlumi dai rami, sul padiglione e sui funghi severi degli ombrelli. Ricchi e sonori gli ottoni si abbattevano e morivano nello spesso crepuscolo verde, rotolando su di loro in tristi onde opulente. Temple sbadigliò al riparo della mano, poi tirò fuori uno specchietto e lo aprì su un visino in miniatura imbronciato, scontento e triste. Suo padre le sedeva accanto, le mani incrociate sul pomo del bastone, la rigida barra dei baffi perlata di umidità come argento ghiacciato. Tempie richiuse lo specchietto, e da sotto l'elegante cappellino nuovo parve inseguire con gli occhi le onde della musica dissolversi negli ottoni morenti, al di là della vasca e dell'antistante semicerchio di alberi dove, a severi intervalli, meditavano le morte, tranquille regine di marmo maculato, e via verso il cielo che giaceva prono e vinto nell'abbraccio della stagione della pioggia e della morte.
 
==[[Incipit]] di alcune opere==
===''Requiem per una monaca''===
Il tribunale è meno antico della città, che sorge sul volgere del secolo come centro di scambio di un agente chichasaw e tale per quasi trent'anni prima di scoprire, non di non aver un deposito per i suoi documenti e certamente non di avere bisogno, ma che soltanto costituendo o comunque decidendo di costituirlo poteva far fronte a una situazione che altrimenti avrebbe fatto rimettere quattrini a qualcuno;
 
===''L'urlo e il furore''===
==[[Incipit]] di alcune opere==
Dallo steccato, tra i buchi dei fiori arricciati, li vedevo giocare. Loro venivano verso la bandiera e io andavo lungo lo steccato. Luster frugava in mezzo all'erba sotto l'albero dei fiori. Loro tolsero la bandiera e colpirono la palla.
 
===Augusto Dauphiné===
Sette aprile 1928<br>Al di là dello steccato, fra i rampicanti , potevo vederli giocare. Procedevano verso la bandiera, ed io li seguivo, lungo lo steccato,. Luster frugava fra l'erba, sotto l'albero in fiore. Sfilavano la bandiera e colpivano la palla. Poi rimettevano a posto la bandiera, andavano sul terrapieno, prima tirava uno, poi l'altro. Procedevano ancora, ed io ancora a seguirli, lungo lo steccato. Luster si allontanava dall'albero in fiore, avanzavano lungo lo steccato, si fermavano, ci fermavamo anche noi, mi mettevo a guardare fra i rampicanti, mentre Luster frugava nell'erba. «Attento, ''caddie''». Tir. Si allontanarono, attraversando il prato,. Aggrappato ai pali dello steccato, li guardavo che si allontanavano.
===Citazioni===
*I bianchi danno i [[Denaro|quattrini]] ai negri perché sanno che il primo bianco che arriva con una banda se li riprende, e allora il negro si rimette a lavorare per guadagnarne degli altri. (p. 16)
*Sono sempre le abitudini [[Ozio|oziose]] quelle che si rimpiangono. (p. 63)
*Non è quando si capisce che nulla può venirci in aiuto: religione, orgoglio, nulla; è quando si capisce di non aver bisogno dell'aiuto di nessuno. (p. 66)
*Quel che vi è di meglio nel [[pensiero]] si aggrappa come edera morta su vecchi mattoni morti. (p. 79)
*Un [[uomo]] vivo è meglio di qualsiasi uomo morto, ma nessun uomo vivo o morto è molto migliore di qualsiasi altro uomo vivo o morto. (p. 84)
 
===[[Incipit]] di ''Requiem per una monaca''===
Il tribunale è meno antico della città, che sorge sul volgere del secolo come centro di scambio di un agente chichasaw e tale per quasi trent'anni prima di scoprire, non di non aver un deposito per i suoi documenti e certamente non di avere bisogno, ma che soltanto costituendo o comunque decidendo di costituirlo poteva far fronte a una situazione che altrimenti avrebbe fatto rimettere quattrini a qualcuno;
 
==Citazioni su William Faulkner==
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*William Faulkner, ''Santuario'', a cura di Mario Materassi, Adelphi, Milano 2006. ISBN 8845921026
*William Faulkner, ''Requiem per una monaca'', traduzione di Fernanda Pivano, Arnoldo Mondadori Editore, 1964.
*William Faulkner, ''L'urlo e il furore'' (''The Sound and the Fury''), traduzione di Augusto Dauphiné, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1959.
 
 
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