Carlo Emilio Gadda: differenze tra le versioni

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''Lettere a una gentile signora''
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===[[Explicit]]===
E alle stecche delle persiane già l'alba. Il gallo, improvvisamente, la suscitò dai monti lontani, perentorio ed ignaro, come ogni volta. La invitava ad accedere e ad elencare i gelsi, nella solitudine della campagna apparita.
 
==''Lettere a una gentile signora''==
*Gentilissima Signora,<br />al solito si è venuto accumulando in me, dopo le sue amichevoli, fraterne lettere, il nembo dei rimorsi, sospinto dalla bufera ciclonica della vergogna. [...] <br />Ho verso di Lei rimorsi infiniti; il senso d'una inciviltà che non mi è abituale, e che si spiega solo con quel corso di oscure angosce e di traumi che neppure avvertiamo, quasi, ma che ci privano d'una persuasione necessaria a compiere gli atti più sostanziali. Vivacchiamo così tra noie ed espedienti, respingendo la verità e la necessità. Perché? Non sono passati forse degli anni senza una pagina? E perché, se la pagina è la cosa più urgente, più mia? Perché andavo ad ogni inezia, a pagar la tassa, a ordinare il vestito, a far risuolare le scarpe, trascurando il «compito» l'unico e il più gradito? Se anche angoscioso. (Milano, 27 giugno 1938)
*Se fosse un libro non letterario e se lei potesse farmi la traduzione ''quasi definitiva'' e io avessi ''davvero'' poco lavoro, potrei lasciare a lei il maggior utile: e contentarmi di un quasi parassitario prelievo, dovuto alla mia qualità di grand'uomo: (semi-fesso). Del resto, scrive meglio Lei di me. – (Milano, 31 agosto 1938)
*Subito preso dal lavoro della «puntata» per «Letteratura», passo giorni angosciosi. Ma risorgerò alla vita. E, anche prima di risorgere, esternerò grati sensi, in meno cartolinesco modo e stile. (Milano, 14 aprile 1939)
*«Dio salvi almeno se stesso», dice l'impagabile [[Elio Vittorini|Elio]]. (Firenze, 22 dicembre 1941)
*La mia persistente piccola-povertà, i miei revenus di lavoro, e di lavoro da travet, i lunghi periodi di mancato guadagno per dedicarmi allo scribacchiamento, tutto ciò ha fatto di me un falso-borghese, che deve sostenere un certo decoro esterno, senza il retroterra dei fondi. (Roma, 12 dicembre 1957)
 
== ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana''==
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==Bibliografia==
*Carlo Emilio Gadda, ''Lettere a una gentile signora'' [lettere a Lucia Rodocanachi], a cura di Giuseppe Marcenaro, con un saggio di Giuseppe Pontiggia, Adelphi, 1983.
*Carlo Emilio Gadda, ''La cognizione del dolore'', Garzanti, 2000. ISBN 8811666449
*Carlo Emilio Gadda, ''Quer pasticciaccio brutto de via Merulana'', Garzanti, 2000. ISBN 8811666422