Ulrich Beck: differenze tra le versioni

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''La società del rischio''
''La retorica delle eco-centrali''
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'''Ulrich Beck''' (1944 – vivente), sociologo tedesco.
 
*Gli incidenti [[Energia nucleare|nucleari]] non sono più incidenti nel senso stretto del termine; sono fenomeni che investono intere generazioni. La cerchia di coloro che ne sono colpiti comprende non soltanto i viventi nel tempo o nel luogo in qui si è verificato l'incidente, ma anche chi nasce molti anni dopo e a molti chilometri di distanza. Questo significa che le modalità di calcolo del rischio, come sono state sinora definite dalla scienza e dalle istituzioni legali, collassano. Trattare queste conseguenze delle moderne forze di produzione e di distruzione nei termini normali del rischio è un modo falso ma non di meno molto efficace di legittimarle. (da ''La società del rischio'', p. 13)
*No, voglio dire che quando parliamo di catastrofi ambientali (così come dei rischio del terrorismo) parliamo di ipotesi future, presentate invece come certezze dell'avvenire. Tutte le promesse di benessere e tutte le sicurezze date in epoca moderna dalle istituzioni statali nazionali, dai politici e dagli esperti di scienze e tecniche, sono state distrutte. E non c'è più in giro un'istanza che tolga all'[[uomo]] le sue nuove paure. Ecco allora che la crisi ecologica ci fa intravedere qualcosa come un senso all'orizzonte, persino la necessità di una [[politica]] globale ed ecologica nel nostro agire quotidiano. [...] Perché mentre una volta le cose erano date per sicure fino all'intervento dì un guasto o di un incidente, oggi qualcosa vale come insicuro solo perché potrebbe diventarlo. [...] a partire da quelle esplosioni nucleari {{NDR|Hiroshima e Černobyl'}} i fondamenti della vita si sono rivelati come un terno al lotto. E la stessa aureola di infallibilità e [[sicurezza]] basata sui fondamenti delle scienze si è disintegrata. Chi si fida oggi delle decisioni degli scienziati in campi così fatali come il Dna, l'embrione o le biotecnologie? Il nostro secolo è quello della sfiducia dei cittadini nelle agenzie dei [[potere]].. dai partiti alle chiese fino ai marchi industriali. (dall'intervista a Stefano Vastano in ''L'espresso'' n. 28 anno LIII, 19 luglio 2007, p. 107)
*Nella misura in cui i rischi globali sfuggono ai normali metodi scientifici di imputabilità e configurano un ambito di relativo non-sapere, la percezione culturale, ossia la fede nella realtà o nell'irrealtà del rispettivo rischio mondiale assume un'importanza centrale. [...] I pericoli dell'energia atomica ecc. non possono essere né visti, né ascoltati, né gustati, né annusati. E dunque, cosa può fare nella società mondiale del rischio il "cittadino consapevole" che non ha organi di senso per questi pericoli prodotti dal progresso e di conseguenza è privato della sovranità del proprio giudizio? (da ''La retorica delle eco-centrali'', ''la Repubblica'', 24 luglio 2008)
 
==Bibliografia==