Paolo Rossi (attore): differenze tra le versioni

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'''Paolo Rossi''' (1953 – vivente), attore e comico italiano.
 
*[[Beppe Grillo]]? Un buffone, in senso classico naturalmente, che ha saltato lo steccato. Chi fa [[satira]] deve restare separato dal potere. Grillo ha sbagliato. E si è trasformato in un predicatore: è una grossa perdita. Quando metteva a fuoco i costumi e i difetti degli italiani, lo faceva con tante modulazioni diverse ed era grande. Basterebbe ricordare "Te la do io l'America". Oggi è un predicatore e ha un tono solo, è monocromo. E poi che bisogno c'è di urlare? La comicità non ne ha bisogno, è di per sé violenza. da ''L'espresso'', 12 ottobre 2007)
 
--Ti rispondo semplicemente dicendoti senza offenderti: ALLORA COME MAI RISCUOTE UN SUCCESSO ENORME A LIVELLO MONDIALE? E' TRA I PRIMI CENTO BLOG PIU' CLICCATI!!! INOLTRE AVVALORA LE SUE ARGOMENTAZIONI, MA TE SEI UN PRESUNTO ATTORE, DIMENTICAVO, DEVI CERCARE DI FAR BELLA FIGURA. SALUTAMI TESTA D'ASFALTO E SACCA'!!!(da ''L'espresso'', 12 ottobre 2007)
 
*La cosa più importante che mi è capitata nella mia carriera di attore è stata quella di avere avuto la fortuna di incontrare grandi maestri. Parlo di Dario Fo, Giorgio Gaber, Carlo Cecchi, Enzo Jannacci e altri che mi hanno aiutato e guidato agli inizi. In questo mestiere gli incontri sono fondamentali. Avendo avuto io questa fortuna, ritengo che sia mio dovere, nei limiti del possibile, incontrare giovani attori, ascoltarli, cercare di scoprire se nelle cose che fanno ci sono i segni di qualcosa di utile, uno spunto per una crescita futura. Quando [[Giulio Cavalli]] mi ha inviato la prima bozza del suo Kabum! ho subito accettato di incontrarlo, e poi di occuparmi della supervisione artistica del suo spettacolo. Questo per diversi motivi. Intanto perché questo spettacolo è stato concepito con una tecnica – quella del gramelot – che mi ha riportato al tempo della mia collaborazione con Dario Fo, che di questa tecnica è l'indiscusso maestro. Poi perché Kabum! è un testo incentrato sulla memoria, come tanta parte del mio lavoro. Lavorare sulla memoria è uno dei compiti del teatro. Ricordare è un modo di cercare di immaginare il futuro, recuperare il passato anche per vedere il mondo con occhi diversi, lontano dall'omologazione di tanta TV di oggi. Perché oggi c'è l'Italia della televisione e c'è un'altra Italia, che non si arrende al rincoglionimento generale, come anche questo spettacolo di Giulio Cavalli dimostra. Per me dare una mano ai giovani significa anche fare il possibile per impedire che il teatro italiano perda un'intera generazione. Perché non c'è solo la censura dichiarata, esplicita. C'è anche la censura che deriva dai tagli governativi dei contributi alla cultura, che rischiano di azzerare le possibilità di crescita e di sperimentazione di una nuova generazione di attori e di autori. (dal ''[http://www.teatronline.com/index.php?option=com_content&task=view&id=24&Itemid=31/ sito della compagnia]'')