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*Tutti i [[dolore|dolori]] sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi.
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===''Il pranzo di Babette''===
In [[Norvegia]] c'è un fiordo – un braccio di [[mare]] lungo e chiuso tra alte montagne – che si chiama Berlevaag Fjord. Ai piedi di quelle montagne il [[paese]] di Berlevaag sembra un paese in miniatura, composto da casine di grigio, di giallo, di rosa e di tanti altri colori.<br>Settantacinque anni fa, in una delle casine gialle, vivevano due anziane signore. A quell'epoca altre signore portavano il busto, e le due sorelle avrebbero potuto portarlo con altrettanta grazia, perché erano alte e flessuose. Ma non avevano mai posseduto un oggetto di moda, e per tutta la [[vita]] si erano vestite dimessamente, di grigio o di nero. Erano state battezzate col nome di Martina e Filippa, in onore di [[Martin Lutero|Lutero]] e del suo [[amico]] Filippo Melantone.
{{NDR|Karen Blixen, ''Il pranzo di Babette'', traduzione di Paola Ojetti, I Racconti di Repubblica, n. 23.}}
===''La mia Africa''===
In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong.
A centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l'equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi, e di notte faceva freddo.
{{NDR|Karen Blixen, ''La mia Africa'', traduzione di Lucia Drudi Demby, Feltrinelli}}
==Bibliografia==
*Karen Blixen, ''La mia Africa'', traduzione di Lucia Drudi Demby, Feltrinelli, 1989.
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