Emanuele Severino: differenze tra le versioni

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*Che parlando ci s'intenda, questo non è mai qualcosa di garantito. (da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'')
*Da quando l'URSS non controlla più le spinte dal basso contro la ricchezza planetaria e alla loro testa si è posto l'Islam, la sopravvivenza del mondo ricco è in pericolo. (da ''La Seconda Guerra Fredda'', ''Corriere della Serasera'', 17 agosto 2006, p. 1)
*È del tutto fuorviante condannare l'«Occidente» e il capitalismo per aver dominato e sfruttato il resto del mondo. I popoli non hanno morale. Se ne è mai visto uno sacrificarsi per un altro? Quando hanno potenza si impongono sui più deboli, come la natura riempie il vuoto. (da ''Due fedi, la stessa crisi'', ''Corriere della Serasera'', 26 febbraio 2006, p. 26)
*In quanto destino della necessità, la verità è l'apparire dell'esser sé dell'essente in quanto tale (ossia di ogni essente); e cioè l'apparire del suo non esser l'altro da sé, ossia dell'impossibilità del suo divenir l'altro da sé, ossia del suo essere eterno. L'apparire dell'essente è l'apparire della totalità degli enti che appaiono […] Le parti sono un molteplice. L'apparire di una parte è la relazione dell'apparire trascendentale a una parte di tale totalità […] Ciò significa che esiste una molteplicità di queste relazioni. In questo senso, molteplice non è solo il contenuto che appare, ma anche il suo apparire. (da ''Fondamento della contraddizione'', Adelphi, Milano 2005)
*L'individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l'io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte. (dal ''Corriere della Serasera'', 4 agosto 1981)
*La [[filosofia]] va necessariamente verso il proprio tramonto, cioè verso la scienza, che tuttavia è il modo in cui oggi la filosofia vive. [...] Tutti possono vedere che la filosofia, su scala mondiale, declina nel sapere scientifico. (da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'')
*La [[morte]] è l'assentarsi dell'eterno. (da ''La legna e la cenere'', Rizzoli)
*La [[scienza]] è una elaborazione di tecniche per raggiungere in modo ottimale certi scopi. [...] Dati certi scopi la scienza indica i mezzi relativamente più idonei per realizzarli; ma non indica quali scopi debbano essere perseguiti. (da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'')
*Ma, si dirà, e la scienza? La scienza è fede?! Sì. Per avere potenza sul mondo, la scienza ha rinunciato da tempo ad essere «verità», nel senso attribuito a questa parola dalla tradizione filosofica. La scienza è divenuta sapere ipotetico. Sa di non essere sapere assoluto («verità», appunto) – e in questo senso non è fede ma dubbio –; tuttavia per aver potenza sul mondo deve aver fede nella propria capacità di trasformarlo; ed è all' interno di questa fede che essa elabora, risolve o conferma i propri dubbi. (da ''Le fedi e la lotta per il potere'', ''Corriere della Serasera'', 24 maggio 2007, p. 40)
*Nascere vuole dire [...] uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente. (da ''Che cosa fanno oggi i filosofi?'')