Ettore Romagnoli: differenze tra le versioni
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===[[Incipit]]===
Parecchi autori antichi hanno tramandato il ricordo di alcuni istrioni che sollazzavano il popolino in ogni parte del mondo greco. Essi erano distinti con nome diverso nelle diverse regioni: ''deikelistá (mimi) in Laconia; ''sophistái'' (virtuosi) ed ''autokábdaloi'' (improvvisatori o buffi) un po' dappertutto; ''phlyakes (burloni) specialmente in Italia; ''ethelonidi'' (dilettanti) in Tebe.<br>Tanto lusso di nomi non ci deve trarre in inganno. Uno era il genere, una l'arte di questi istrioini. Essi vagabondavano, specialmente per villaggi e borghi (''en kómais''), come ne rimase vivo il ricordo nella tradizione e nel nome stesso di commedia. Sollazzavano il grosso pubblico con lazzi più che altro e buffonaggini, come si raccoglie già dal semplice significato di alcuni dei loro nomi, e anche con scenette realistiche e mimiche. Imitavano, per esempio, un cerretano che spacciava ai gonzi i suoi miracolosi specifici, dei ladri di frutta, un atleta tutto goffaggine e millanteria.
===Citazioni===
*Disseminata e fissata a mano a mano, con incroci ed influssi reciproci che sarebbe folle e vano voler determinare per tutto il mondo greco, questa caratteristica farsa mimica coniò ben presto certi tipi, certe situazioni, certi motivi comici caratteristici e divertenti, se non sempre fini ed artistici. Il popolino greco ne andò pazzo, come il napoletano per la commedia di Pulcinella. (p. 12)
*Fra i tipi più interessanti che animarono quella originaria commedia dell'arte, va ricordato il cerretano, di cui abbiamo già fatto cenno. Un vero Dulcamara. Arrivava da lontano a corbellar la fiera; e i gonzi a sentire la sua pronuncia esotica andavano in estasi:<br>''Se vien un medico<br>paesano, e dice: «A quel malato<br>dategli una scodella di tisana»,<br>lo disprezziamo. Ma se lo sentiamo<br>dir «scotella» e «disana», rimaniamo<br>a bocca aperta. E così via. Se dice «bietola», e chi gli bada? Dice «pieta»?<br>Siamo tutt'orecchi! Come se non fossero<br>bietola e pieta, zuppa e pan bagnato!''<br>Questo frammento appartiene alla ''Mandragola'' d'Alesside (142, [[Charles Paul Kock|KOCK]]), dalla quale, non sapremmo per qual tramite, deve pure aver derivata qualche cosa il capolavoro del [[Niccolò Machiavelli|Machiavelli]].
*Frequente e apprezzata era anche la scena della visita. La visita è spediente assai ovvio per far trovare insieme con naturalezza due persone il cui incontro sia richiesto dall'azione drammatica. Però essa spesseggia in tutto il teatro comico popolare antico
*Altro lazzo benamato è la storpiatura delle lingue, che dall'
*Fin dalle prime origini, la farsa popolare contenne qualche elemento musicale. Aristofane, nel luogo delle ''Nuvole'', già ricordato, accenna ad un tradizionale tipo di vecchio che canticchiava ariette e pigliava a bastonate la gente. (p. 30)
*''Nelle Donne a Parlamento''
*L'antica commedia greca, mentre rammenta per tanti riguardi le varie forme di farsa popolare o popolareggiante dei moderni, dalla comedia dell'arte al teatro dei burattini, dalle scene di ''garcposi'' del dramma spagnolo al tuttora vivo e vegeto ''Karagös'' dei Turchi, si distingue da tutte per un tratto che costantemente la caratterizza. Dagli alberi epicarmei sino al rosso crepuscolo dell'atellana, fra i suoi personaggi prediletti essa annoverò sempre i Numi dell'Olimpo. E oggi incominciamo a intravvedere per quale processo i Celesti discesero dalle cerule vette d'Olimpo sulle tavole della scena vagabonda. (p. 34)
==Note==
<references/>
==Bibliografia==
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