Gaio Lucilio: differenze tra le versioni

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m nota 1: concilio degli dèi
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m →‎Libro incerto: -> Thomas Hobbes
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*<ref>Lucilio attacca la corruzione dei cittadini romani.</ref> Ora dalla mattina presto a tarda notte, nei giorni di festa e di lavoro, tutto il popolo e i senatori, senza distinzione, si agitano per il fòro, e non se ne vanno mai; tutti si sono dedicati a un'unica attività, a un'unica arte: riuscire a imbrogliarsi senza darlo a vedere, combattersi con la frode, gareggiare in complimenti, fingersi galantuomini, tendersi trabocchetti, come se fossero tutti nemici l'uno dell'altro. (2005)
:''Nunc vero a mani ad noctem, festo atque profesto,<br />totus item pariterque die populusque patresque<br />iactare indu foro se omnes, decedere nusquam,<br />uni se atque eidem studio omnes dedere et arti,<br />verba dare ut caute possint, pugnare dolose,<br />blanditia certare, bonum simulare virum se,<br />insidias facere, ut si hostes sint omnibus omnes.''<ref>C.f.r.: [[Thomas Hobbes]], ''De cive'', 1, 12.</ref> (1228-1234 Marx)
 
*<ref>Corre l'anno 121 a.C., e Quinto Muzio Scevola, detto Augure, è pretore ad Atene. Incontra per caso Tito Albucio, e lo saluta in greco (''chaere'' (Χαῖρε), che equivale al ''vale'' latino, significante: ''stammi bene! Salute a te!''), come se Tito non fosse un cittadino romano, e quindi non capisse il latino. Il che sarà preso come un'offesa da Tito, il quale, l'anno successivo, accuserà il pretore Scevola di estorsione: quegli dovrà tornare in Italia, a Roma, per pronunciare la propria difesa davanti a un tribunale, ed essere assolto in tempo per candidarsi al consolato e ottenerlo nel 117 a.C.; si andrà formando tra i due, col tempo, un divario sempre maggiore, e una lunga serie di incidenti deteriorerà i rapporti tra i due.</ref> '''Quinto Muzio Scevola Augure''': O Albucio, tu hai preferito essere detto greco, invece che romano o sabino, concittadino di Ponzio<ref>Cittadino di probabili origini sannitiche.</ref>, di Tritano<ref>Uomo di forza erculea, di probabili origini sannitiche.</ref>, concittadino di centurioni<ref>Il ''[[w:Centurione|centurio]]'' comanda una [[w:Centuria|centuria]], il cui numero di armati si aggira intorno al centinaio.</ref>, di uomini insigni, di primipili<ref>Il ''[[w:Primus pilus|primus pilus]]'' è il capo di tutti centurioni che operano all'interno della sua legione.</ref> e di alfieri<ref>Il ''[[w:Signifer|signifer]]'' è il portainsegne romano.</ref>. Perciò ad Atene, al tempo che ero pretore<ref>Il ''[[w:pretore (storia romana)|praetor]]'' era un magistrato romano. Era investito di un pieno potere in ambito militare (detto ''[[w:Imperium|imperium]]''), ma il suo ruolo più importante era svolto in materia giuridica: doveva impostare in termini giuridici le controversie, correggere e colmare le lacune dello ''[[w:Ius civile|Ius civile]]'', presiedere ai processi penali, supplire ai consoli assenti in Roma, sovrintendere talvolta alle manutenzioni delle reti idriche della capitale.</ref>, visto che tu lo preferivi, quando ti sei presentato a me, ti ho salutato in greco: «Chaere, o Tito.». E i littori<ref>Il ''[[w:Littore|littor]]'' era tutore dell'ordine ed era soprattutto assegnato alla difesa personale degli alti magistrati.</ref> e tutta la coorte<ref>La ''[[w:Coorte|cohors]]'', secondo la riforma dell'esercito di Gaio Mario, consta di tre manipoli, dei quali uno di ''hastati'', un secondo di ''principes'', e un ultimo di ''triarii'', per un totale di 600 uomini.</ref> e la folla: «Chaere, o Tito.». Fu da quel momento che Albucio mi divenne nemico, da allora mi fu avversario. (1968)