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*Nella visione hegelliana dell'universo si cancella ogni colpa. (p. 188)
*Nel «[[Tristano e Isotta|Tristano]]» di [[Richard Wagner|Wagner]] rivive il dramma della coscienza infelice in un tema già presentato da [[Friedrich Hölderlin|Hölderlin]] e da [[Novalis]]; il contrasto tra la chiarità separatrice del giorno e l'unità primigenia della notte. Il giorno è quel mondo della realtà in cui valgono le leggi della fedeltà e dell'onore, che regolano la vita civile, ed in cui Tristano è l'eroe, il fedele guerriero di Re Marke. Ma la vita del giorno non è che illusione di fronte alla cosmica unità che lega a sé le anime nella loro più profonda assenza e spezzati i legami illusorii, le sommerge nell'universale respiro della volontà inconsapevole. (p. 195)
*In [[Martin Heidegger|Heidegger]], ripensati filosoficamente, si ritrovano i termini del «Tristano»: l' ''esistenza banale'', in cui l'uomo disperde se stesso nella chiacchiera e nellasuperficialità del suo rapporto sociale con gli altri, equivalente al mondo della luce che Tristano ed Isotta tradiscono ed obliano; l' ''essere-per-la-morte'', che per Heidegger è la vera storicità, dove l'uomo si trova di fronte al nulla, equivalente a quel mondo che i due amanti raggiungono solo con la morte, nella voluttà di sommergersi nell'infinito. (p. 195)
*E la fedeltà al proprio destino che Jaspers, richiamandosi a Nietzsche, ha riportato in primo piano come problema filosofico, non ci fa pensare a Sigfrido che solo completa nella sconfitta e nella morte il senso del proprio mito, morte dovuta a tradimento, è vero, ma legata all'incapacità dell'eroe fanciullo di diventare, di essere un uomo? E non c'è nella fatale sconfitta, nello scacco o naufragio di [[Karl Jaspers|Jaspers]], qualcosa di disperatamente fedele al pessimismo di Wagner?