Fausta Cialente: differenze tra le versioni

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*«Quando ci sono due che si fidanzano», pensò Marco, «perdono subito il nome, per questa gente; diventano il "giovine" e la "ragazza".» (parte II; 2004, p. 122)
*Il cortile navigava sopra un fianco ed era quello della casa di Abramino: la morte di Spiro aveva rotto l'equilibrio. Se doveva attraversarlo per andare verso la casa della sarta, Marco aveva l'impressione di salire: Haiganúsh, quando veniva dalla sua porta verso la casa del pellicciaio, sembrava che scendesse una collina. Lui l'aspettava giù, inquieto, domandava notizie. Katina stava bene, sì, ma non si faceva vedere, e la sua casa, leggera, s'innalzava nel cielo sollevata dai venti: quella di Abramino, solida, pingue, affondava dall'altra parte come una barca troppo carica. (parte III; 2004, p. 186)
*«Non mi puoi rimproverare d'averti nascosto quello che sono. Hai visto che sono capace di vivere nell'ozio durante mesi, mantenuto da mia madre, senza neanche vergognarmi. Sai che mi piace andare scalzo e che mi dispiace d'aver imparato a vestirmi come voi, a mangiare come voi, ad aver bisogno di tante cose.» Indicò le casupole fasciate dai raggi della luna, che chiudevano in cima alla scarpata il cortile. «Là dentro, secondo me, c'è già tutto il superfluo e tu mi parli di star meglio? Lavorare di più, allora? Oppure ri-ri– schiare il poco che si ha e non dormire più dalle preoccupazioni, come dice tuo padre? Una vita d'inferno, allora? No, sai, io non posso, non posso.» (parte IV; 2004, p. 208)
*Vedeva tutto, lui, sapeva tutto, ogni cosa gli entrava con forza, con prepotenza, nella testa o nel cuore. Alla gente non importa nulla di fare tutti i giorni le stesse cose. E lui, invece, patteggiava, patteggiava, si diceva ogni giorno: «Domani», e intanto aveva imbrogliato i fili. Si mise in ginocchio, prese la ringhiera a due mani e pensò: «È colpa mia».
Le settimane finiscono sempre in una domenica. La domenica bisogna sedere sul canapè, con la fidanzata vicina. La fidanzata che vuole abitare a Mazarita in un appartamento con il gas, la luce e le finestre sul cimitero. (parte IV; 2004, p. 222)