«Tu terrai la bocca chiusa, Frieda,» disse l'omone che stava facendo la prima colazione in terrazza. «Parlare non resuscita i morti. E lasciamolo in [[pace]] per poter vivere in pace anche noi qui. Hai capito?»<br>«Io non mi chiamo Frieda,» rispose la [[donna]] che stava di fronte all'[[uomo]], seduta sull'orlo di una sedia.<br>«Io mi chiamo Elfriede.»<br>L'omone fece una smorfia e rise silenziosamente. Raccolse dal piatto una forchetta di uovo al tegame e la portò alla bocca spalancata. Il boccone non gli andò di traverso; soltanto, cessò il ritmico sussultare della pancia. L'omone masticava di gusto, guardando quasi affettuosamente il prosciutto affumicato che aveva davanti, sulla tavola.
===Citazioni===
*Noi viviamo nell'ultimo angolo del [[paradiso]] che sia rimasto all'[[umanità]]. Dobbiamo conservarcelo. (p. 7)
Riga 12:
==''08/15 La vittoria finale del tenente Asch''==
===[[Incipit]]===
«Da questo momento assumo il comando io,» disse il colonnello, chesi chiamava Hauk, o almeno si era presentato come «colonnello Hauk». Si era presentato con la gelida cortyesia del superiore sicuro di essere il superiore.<br>Il colonnello Hauk volse lo sguardo sugli ufficiali raccolti intorno a lui nel boschetto di betulle. Il suo viso senza rilievo, dalla pelle grigiastra, non mutò espressione. Nei suoi [[Occhio|occhi]] si leggeva stanchezza, non disgiunta da una certa nobiltà. <br> «Mi hanno inteso?» domandò il colonnello, con una sfumatura d'impazienza nella [[voce]].
===Citazioni===
*Noi non siamo mai caduti così in basso in tutta la nostra [[storia]], Ciò che abbiamo visto, nessuno lo dimenticherà mai. Nessun [[popolo]] si è inferto ferite così profonde. Ora occorre una sola cosa: guarire, guarire, guarire. (p. 130)