Jules Massenet: differenze tra le versioni
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==Citazioni su Jules Massenet==
*Mai grande conversatore, mai sguardo magnetico, mai ''lion'' aggiornatissimo: ma signorino impacciato, pieno di principi e con un cuore grosso-così, che intreccia le manone e abbassa lo sguardo, chiedendo protezione e non antagonismo, affetto e non passione. E [[Franz Liszt|Liszt]],
*Questo geniale e infaticabile lavoratore, nei suoi giovani anni si lasciò - al pari di [[Georges Bizet|Bizet]] - influenzare dalle teorie [[Richard Wagner|Wagneriane]]. Massenet è ''orientalista'' per eccellenza e ce lo dimostrano le ''danze'', le quali nel ''Re di Lahore'' raggiungono un'importanza artistica. ([[Ferruccio Busoni]] citato in: ''Gli anni di Massenet'', in Prefazione a ''Don Quichotte'', p. 13, a cura di Gianni Altavilla, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985)
*Lasciate che vi dica, cara amica, che non ho esitazioni: preferisco ''Le Roi de Lahore''. So che Massenet non le interessa molto, e io stesso finora non mi sono sentito molto portato verso di lui. Nondimeno la sua opera mi ha attirato per la sua rara bellezza formale, la sua semplicità, la freschezza delle idee e dello stile, come pure per la sua ricchezza di melodie e la distinzione dell'armonia. L'opera di [[Karl Goldmark|Goldmark]] non mi piace altrettanto... I compositori tedeschi di oggi scrivono tutti in maniera laboriosa, hanno pretese di profondità di pensiero, e cercano di espiare la loro straordinaria povertà di invenzione esagerando nei colori. Prenda il duetto del secondo atto. Com'è poco vocale! Quanta poca libertà lascia ai cantanti! Che melodie insipide! Il duetto d'amore di Massenet per contro è molto più semplice, ma mille volte più fresco, più bello, più melodioso... ([[Pëtr Il'ič Čajkovskij]], citato in: ''Gli anni di Massenet'', in Prefazione a ''Don Quichotte'', p. 13 e 17, a cura di Gianni Altavilla, Stagione Lirica 1985-86, E. A. Teatro San Carlo, Napoli 1985)
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