Pietro Abelardo: differenze tra le versioni

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*C'è una stessa realtà nei singoli individui che si distinguerebbero fra loro solo per la diversità degli accidenti…per cui, per esempio, nei diversi uomini la sostanza è uguale e solo una diversità di forme fa sì che uno sia Socrate e un altro Platone... allora la stessa sostanza di animale si troverà sia negli animali razionali che in quelli irrazionali e dunque nella stessa sostanza sussisterebbero attributi contrari i quali, trovandosi nella stessa identica realtà, non sarebbero più contrari.
*Ciò che conta è la non differenza fra due esseri in senso positivo: se due uomini non differiscono fra loro perché entrambi non sono una pietra, in che cosa non differiscono se hanno la stessa natura?
*Come certi nomi sono dai grammatici detti comuni e altri propri, così dai dialettici certi termini sono detti universali e altri singolari; l'universale è un vocabolo capace di essere predicato singolarmente di molti, come per esempio, il termine uomo si può unire a tutti gli uomini mentre singolare è il nome predicato di uno solo, per esempio Socrate. Dicendo che Socrate è uomo, Platone è uomo, Aristotele è uomo, uso una parola, uomo, predicato di molti individui: uomo è dunque una parola universale. Quando diciamo che questo o quell'individuo conviene nello stato di uomo... diciamo che è un uomo sebbene lo stato di uomo non sia una cosa, una realtà, ma è la causa comune per cui ai singoli viene dato il nome uomo.
*Composi il trattato ''De unitate et trinitate divina'' per i miei studenti che […] chiedevano ragioni adatte a soddisfare l'intelligenza [...] non si può credere a una affermazione senza averla capita ed è ridicolo predicare agli altri quel che né noi né gli altri comprendono.
*I credenti scambiano con la ragione ogni cosa inculcatagli, e da ciò consegue la loro superbia e intolleranza nei confronti dei non credenti.
*Il vizio dell'anima non si identifica col [[peccato (religione)|peccato]]; per esempio, l'iracondia è un vizio che spinge la mente a compiere cose che non si devono fare, alla lussuria sono inclini per complessione fisica molte persone che però non per questo peccano: il vizio dell'animo ci inclina ad ''acconsentire'' a cose illecite e peccato deve intendersi solo il fatto dell'acconsentire. Come non si possono eliminare le inclinazioni, perché fanno parte della natura umana, così non si può chiamare peccato la volontà o il desiderio di fare quel che è illecito, ma il peccato è il consenso dato alla volontà e al desiderio.
*In ogni insegnamento orale o scritto sorgono delle controversie, e in ogni discussione la verità assodata dalla ragione è più ferma di quella indicata dall'autorità.
*Non è quindi peccato desiderare una donna, ma assecondare la concupiscenza; non si deve condannare il [[desiderio]] dell'unione carnale, ma l'assenso dato a questo desiderio.
*Quando ascolto la parola uomo mi sorge nell'animo un modello ''comune'' a tutti gli uomini ma ''proprio'' di nessuno; quando ascolto la parola Socrate mi sorge un’immagine che esprime una ''particolare'' persona… come si può dipingere una figura comune, si può concepire una figura comune: l'universale è questa immagine comune, l'immagine di una cosa concepita come comune.
 
==[[Incipit]] di ''Storia delle mie disgrazie''==