Benito Mussolini: differenze tra le versioni

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*Il [[popolo]] non fu mai definito. È una entità meramente astratta, come entità politica. Non si sa dove cominci esattamente, né dove finisca. L'aggettivo di sovrano applicato al popolo è una tragica burla. Il popolo tutto al più, delega, ma non può certo esercitare sovranità alcuna. I sistemi rappresentativi appartengono più alla meccanica che alla morale. (da ''Preludio al Machiavelli'', in ''Gerarchia'', aprile 1924)
*Il [[socialismo]] è qualcosa che si radica nel sangue. (24 novembre 1914, (da ''Scritti e discorsi'')
)
*La [[disciplina]] deve cominciare dall'alto, se si vuole che sia rispettata in basso. (da ''Scritti e discorsi'')
*Mutevolissimo è lo spirito degli [[italiani]]. Quando io non ci sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia [[dittatura]] è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le [[plutocrazia|plutocrazie]]. Il fascismo ha avuto più morti dei suoi avversari e il 25 luglio al confino non c'erano più di trenta persone. Quando si scrive che noi siamo la guardia bianca della [[borghesia]], si afferma la più spudorata delle menzogne. Io ho difeso, e lo affermo con piena coscienza, il progresso dei [[lavoro|lavoratori]]. Tra le cause principali del tracollo del fascismo io pongo la lotta sorda ed implacabile di taluni gruppi industriali e finanziari, che nel loro folle egoismo temevano ed odiano il fascismo come il peggior nemico dei loro inumani interessi. Devo dire per ragioni di giustizia che il [[capitale]] italiano, quello legittimo, che si regge con la capacità delle sue imprese, ha sempre compreso le esigenze sociali, anche quando doveva allungare il collo per far fronte ai nuovi patti di lavoro. L'umile gente del lavoro mi ha sempre amato e mi ama ancora. (dall'ultima intervista a Gian Gaetano Cabella, 22 aprile 1945, da ''Testamento politico di Mussolini'')