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*Detto nella sua forma più semplice, gli uomini ritengono che a chi ha un [[potere]], a chi è più forte di loro, essi debbano offrire qualche cosa, non solo donandola, ma sacrificandola, togliendo cioè qualche cosa a se stessi, qualche cosa che sia non soltanto realmente doloroso togliere, ma che in qualche modo rappresenti loro stessi. Il concetto di offerta include l'idea che si dona realmente qualche cosa soltanto se fa parte di se stessi e "sacrificandola", cioè uccidendola. Il sacrificio allora è sicuramente, prima di tutto, una uccisione. A questo riguardo, uno dei problemi più importanti - che andrebbe ancora approfon dito, dato che neanche Freud e tutti gli studi psicoanalitici sono riusciti a chiarirlo - è la connessione implicita ma certa, fra uccisione, sacrificalità e rapporto sessuale. È su questa base che si fonda l'offerta delle donne come patto di alleanza fra i vari gruppi umani, perché "offerta delle donne" significa sicuramente, dal punto di vista dei "maschi", che queste vengono offerte - sacrificio delle proprie donne - in rappresentanza di se stessi, in una comunicazione che avviene attraverso il [[sesso]]. (pagg. 133-34)
 
===[[Explicit]]===
Cosa ha fatto dunque Gesù di Nazareth? &Egrave; uscito da un modello culturale, proponendone un altro, oppure ha tentato di spostare l'asse della sua cultura forzandone la direzione? L'interrogativo rimane senza risposta. L'unica cosa certa è che, contrariamente a quello che tutti gli uomini fanno, Gesù non ha vissuto in modo inconsapevole e ovvio i valori su cui si fondava la sua cultura, ma ne ha preso le radici, profondamente nascoste, e le ha capovolte al sole e all'aria, dichiarando che esse erano ormai inutili.<br/>
Tutti sono stati contro di lui.
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Quando, nel 1871, l'antropologo Edward Tylor definì la cultura come un "complesso insieme di norme, di valori, di costumi, di tecniche…" si compì certamente un passo fondamentale per giungee al concetto moderno di "cultura", ben diverso da quello che per secoli era stato adoperato come analogo a quello di "civiltà". Il carattere del tutto nuovo era inserito in quel "complesso insieme", ossia nell'aver capito che ciò che conta in una cultura è il modello globale, il suo essere un tutto interrelato di funzioni, di norme, di tratti nel quale il profilo significativo è il risultato non della somma ma dell'integrazione dei singoli fattori in una struttura. Tuttavia, malgrado fosse stato compiuto un passo determinante nella definizione di cultura, mancava ancora, almeno in forma esplicita e consapevole, il concetto di "proiezione", di "esteriorizzazione" al di fuori dell'organismo biologico che fa della cultura quasi una specie di duplicato, di specchio, senza il quale l'uomo non potrebbe vivere, un ambiente totale, nel quale è immerso in un continuo e costante interscambio.
 
===[[Explicit]]===
*Gesù è una personalità sorprendente, anzi possiamo dire unica [perché è] sfuggito al condizionamento della sua cultura, ha distrutto alle radici le strutture portanti della cultura ebraica e, andando al di là della cultura ebraica, ha distrutto le strutture fondamentali su cui si regge il sistema del sacro in tutte le culture. (pag. 23)
 
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*Se il fondamento della costruzione culturale è il rapporto dell'uomo-maschio con la morte, con la vita dopo la morte, con l'aldilà, l'unico soggetto creatore e agente nella società è il maschio e gli scopi ultimi della sua azione sono appunto quelli di assicurarsi la vita dopo la morte, l'eternità. La donna è assunta a strumento, segno e simbolo del rapporto dell'uomo con la morte e con la vita dopo la morte. (pagg. 90-91)
 
===[[Explicit]]===
Ci troviamo così di nuovo di fronte a ciò che abbiamo più volte messo in luce: l'artista canta la bellezza, come potenza, come trascendenza, come disperata speranza di eternità, e ne vede gli unici possibili lineamenti nella giovinezza sfolgorante di un corpo maschile, portatore e al tempo stesso emblema della ''vis'', ritrovando, con una intuizione inconsapevole, soltanto in questa ''vis'' il significato della vita e della morte, il fondamento, anzi, di ogni significato.<br/>
L'Arte e il Pene si ricongiungono, si riconoscono, come unico e solo linguaggio.
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La storia di Teresa è breve e scarna: non ci vorrebbe molto a raccontarla. Tuttavia sono così numerosi e problemi che si pongono a chi voglia comprendere perché Teresa abbia vissuto come ha vissuto, perché sia stata dichiarata "santa" dalla Chiesa, perché abbia suscitato tanto interesse, tanto entusiasmo, tanta commozione negli ambienti più diversi, perché sia stata paragonata a uomini come San Paolo, Sant'Agostino, Schopenhauer, Nietzsche, Claudel, Bernanos, che è necessario guardare alla sua biografia da molti punti di vista diversi. Ma soprattutto è necessario non dimenticare mai, trascinati dalle profonde strutture simboliche che sono presenti ed agiscono nella sua storia, e che "catturano" noi come hanno catturato lei, quali sono i dati concreti, la realtà storica di quella vita.
 
===[[Explicit]]===
Naturalmente, nessuno può imitare Teresa, la sua "piccola via" non esiste perché non esiste un modo, una strada, una tecnica per amare.<br/>
&Egrave; quello che Teresa ha cercato disperatamente di dimostrare, consumandosi nell'impossibile passaggio dall'agire all'essere. Proclamandola santa, la Chiesa ha riconfermato, viceversa, che l'amore è uno strumento, che Teresa ha usato in modo "ideale". La strada dell'umanità ricomincia il suo itinerario. La prigione si richiude. Teresa ne diventa il carceriere.
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"O Europa o morte!" È troppo forte l'eterno richiamo da parte dei Potenti ad una meta di salvezza, per non fermarsi a riflettere sulla sua asosluta irrazionalità. È un grido fuori dal tempo, che ci obblica, proprio per questo, a dubitare che si tratti di una vicenda "normale", per quanto importante, e che insospettisce per la sua carica di passionale emotività. Se poi a soffrire di sfrenate emzioni sono banchieri ed economisti, che vantano la loro inalterabile freddezza, e che, viceversa, fanno affermazioni "fatalistiche" come quelle del tetragono super Ministro dell'Economia italiano: "Il treno dell'euro è partito e un treno in corsa non si può fermare", allora il sospetto si trasforma in un dovere.
 
===[[Explicit]]===
Come è evidente, tutti i problemi che l'Unione comporta sono problemi antropologici. Soltanto gli economisti, come i dittatori, si dimenticano dell'esistenza degli uomini. Il silenzio di fronte all'Europa degli psicologi, dei sociologi, degli antropologi è impressionante, tanto quanto quello dei poeti, dei musicisti, degli artisti. Ma la responsabilità etica di un antropologo, soprattutto di un antropologo che ha scelto di "osservare" noi, non gli "altri", i "diversi e lontani", è identica a quella dei Fisici di fronte alla scoperta dell'energia nucleare. Nel modo con il quale fino ad oggi è stata propagandata e accettata l'Unione Europea è facilmente riconoscibile l'inerzia di fronte all'invisibilità di ciò che è ovvio.<br/>
Combattere contro l'"ovvio" è una battaglia al tempo stesso assurda, per l'evidenza di ciò che dice, e disperata per la sua inutilità. Gli antropologi sono, nella lunga schiera dei perdenti a causa dell'ovvio, alcuni di quelli che hanno perso di più...