Tommaso Giartosio: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica |
m →Perché non possiamo non dirci: correzione link |
||
Riga 3:
==''Perché non possiamo non dirci''==
*Anche se in apparenza il suo aspetto carnevalesco è rivolto agli eterosessuali, in realtà il Pride ''serve prima di tutto ai gay che vi partecipano''. Lo scopo fondamentale dell'intreccio di politica e spettacolo è contarsi, vedersi, sentirsi forti. Per moltissimi attivisti gay il primo pride è stato uno stimolo insostituibile a darsi da fare. (p. 35)
*I [[diritto|diritti]] sono importanti; alla lunga essere trasgressivi non è molto divertente, se si rimane dei paria; e spesso non è neanche molto utile. Perciò va bene "riscoprire" gli anni settanta, purché questo non serva a far spallucce sulle battaglie in corso. Perché allora la nostalgia del gay trasgressivo mi manda in bestia. [...] Finché non esisti, non esisti; ma dal momento in cui esisti devi essere ben riconoscibile. (p. 40)
*
*Ecco, si può sperare che l'omofobia diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano. (p. 47)
*Ora, un elemento che caratterizza la condizione omosessuale è questo: mentre l'identità del nero o dell'ebreo solitamente è rafforzata dal suo nascere e maturare entro una comunità compatta (in senso spaziale e generazionale), quella dell'omosessuale, come è noto, manca di qualsiasi continuità biologica e ambientale. I gay saltano fuori in qualsiasi ceto, cultura, religione, nazione. Ci si scopre omosessuali quasi sempre da soli. E ovviamente u gay di rado è figlio di altri gay, soprattutto di gay dichiarati. [...] C'è questa ''discontinuità'', nella condizione gay, che è qualcosa di importantissimo. [...] Perché rende l'omosessualità debole e forte al tempo stesso. Debole perché in principio solitaria, dispersa in centomila città e famiglie, distribuita in gradazioni diseguali e in varianti personali, facile da dissimulare, incline ai vuoti di memoria storica. ma anche forte e tenace, perché a ogni nuova generazione rigermoglia in modo imprevedibile e non immediatamente riconoscibile. [...] ''Finora'' la cultura dominante ha quasi sempre sentito l'omosessualità come qualcosa di pericoloso – fino a circondarla a volte con un cordone sanitario – perché sapeva che l'omosessuale era ancora più ''interno'' a essa rispetto, poniamo, all'ebraismo assimilato del primo Novecento. Paradossalmente, il gay vive in un mondo etero ''che lo considera "dei suoi"'': o almeno lo fa finché la differenza non diventa evidente, e anche dopo continua a cercare di dimenticarsene. Del resti il gay stesso è ben cosciente di come, sotto moltissimi aspetti, egli abbia un mondo in comune con gli etero.
|