Francesco II delle Due Sicilie: differenze tra le versioni

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*Quando tornerete alle vostre famiglie, gli uomini d’onored'onore s’inchinerannos'inchineranno al vostro passaggio…a tutti stringo le mani con effusione d’affettod'affetto e di riconoscenza…eternamente vi serberà gratitudine e amore il vostro Re!
*Voi sognate l’Italial'Italia e Vittorio Emanuele, ma purtroppo sarete infelici. I napoletani non hanno voluto giudicarmi a ragion veduta; io però ho la coscienza di avere fatto sempre il mio dovere, ad essi rimarranno solo gli occhi per piangere.
*Le iniquità della Storia non resteranno impunite.
*Non sono i miei sudditi che mi hanno combattuto contro; non mi strappano il Regno le discordie intestine, ma mi vince l’ingiustificabilel'ingiustificabile invasione d’und'un nemico straniero.
*Io sono un principe italiano illegalmente spogliato del suo potere, è qui l’unical'unica casa che mi è rimasta, qui è un lembo della mia patria, qui sono vicino al mio Regno ed ai sudditi miei…vengono chiamati assassini e briganti quegli infelici che difendono in una lotta diseguale l’indipendenzal'indipendenza della loro patria e i diritti della loro legittima dinastia. In questo senso anche io tengo per un grand’onorgrand'onor di essere un brigante!(durante la permanenza in esilio nello Stato Pontificio)
*Popoli delle Due Sicilie… si alza la voce del vostro Sovrano per consolarvi nelle vostre miserie… quando veggo i sudditi miei, che tanto amo, in preda a tutti i mali della dominazione straniera, quando li vedo come popoli conquistati…calpestati dal piede di straniero padrone, il mio cuore Napoletano batte indignato nel mio petto…contro il trionfo della violenza e dell’astuziadell'astuzia.Io sono Napolitano; nato tra voi, non ho respirato altra aria…i vostri costumi sono i miei costumi, la vostra lingua la mia lingua, le vostre ambizioni le mie ambizioni. …ho preferito lasciare Napoli, la mia propria casa, la mia diletta capitale per non esporla agli orrori di un bombardamento…Ho creduto di buona fede che il Re di Piemonte, che si diceva mio fratello, mio amico…non avrebbe rotto tutti i patti e violate tutte le leggi per invadere i miei Stati in piena pace, senza motivi né dichiarazioni di guerra… Le finanze un tempo così floride sono completamente rovinate: l’Amministrazionel'Amministrazione è un caos: la sicurezza individuale non esiste…Le prigioni sono piene di sospetti…in vece di libertà lo stato di assedio regna nelle province…la legge marziale…la fucilazione istantanea per tutti quelli fra i miei sudditi che non s’inchininos'inchinino alla bandiera di Sardegna… E se la Provvidenza nei suoi alti disegni permetta che cada sotto i colpi del nemico straniero…mi ritirerò con la coscienza sana…farò i più fervidi voti per la prosperità della mia patria, per le felicità di questi Popoli che formano la più grande e più diletta parte della mia famiglia. (8 dicembre 1860)
*I miei affetti sono qui. Io sono napoletano, né potrei senza grave rammarico dirigere parole d'addio ai miei amatissimi popoli, ai miei compatrioti. Qualunque sarà il mio destino, prospero od avverso, serberò sempre per essi forti ed ammirevoli rimembranze. Raccomando loro la concordia, la pace, la santità dei doveri cittadini. Che uno smodato zelo per la mia Corona non diventi fonte di turbolenze. Sia che per le sorti della presente guerra io ritorni in breve fra voi, o in ogni altro tempo in cui piacerà alla giustizia di Dio restituirmi al trono dei miei maggiori, fatto più splendido dalle libere istituzioni di cui l'ho irrevocabilmente circondato, quello che imploro da ora è di rivedere i miei popoli concordi, forti e felici. (6 settembre 1860)