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| valign="top" style="width:50%; padding-left:2%; padding-right:2%; padding-top:3px; padding-bottom:3px; border:1px solid #CCC; text-align:left" | [[ImageImmagine:Wikiquote-logo.svg|15px|]] ''L'uso che [[Enzo Biagi|Biagi]] – come si chiama quell'altro? –, [[Michele Santoro|Santoro]] – ma l'altro? – Lu...[[Daniele Luttazzi|Luttazzi]], hanno fatto della televisione pubblica, pagata coi soldi di tutti, è un uso criminoso. E io credo che sia un preciso dovere da parte della nuova dirigenza di non permettere più che questo avvenga.''
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| colspan="3" align="center" | <font color="#666666">([[Silvio Berlusconi]])</font>
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*Io non ho mai detto che Biagi e gli altri non dovessero continuare in Rai. Io ho detto che non dovevano utilizzare la Rai per fare trasmissioni faziose. Forse ho calcato la mano ma il servizio pubblico è pagato da tutti, anche da chi non la pensa come Biagi o gli altri. ([[Silvio Berlusconi]])
*“Vedrai”"Vedrai" mi diceva sicuro il mio compagno [[Giovanni Ferrara|Giovanni]] che di libertà molto aveva studiato e molto sapeva “vedrai"vedrai che un giorno di [[Berlusconi]] rimarrà soprattutto il ricordo dell’uomodell'uomo che tolse la parola a [[Enzo Biagi]]". Aveva capito che fra tutte le ferite che gli anni del cavaliere avevano dato alla cultura e alla politica del nostro paese, quella inferta al pluralismo dell’informazionedell'informazione colpiva non solo l’essenzal'essenza stessa della nostra delicata democrazia, ma soprattutto i sentimenti della gente, che aveva ormai identificato in Biagi l’uomol'uomo, il giornalista libero e scomodo, che criticava sorridendo, che si opponeva con la forza delle idee e non con le grida della superficialità. Che usava parole semplici e antichi detti popolani per fare a pezzi le falsità dei nuovi slogan pubblicitari. ([[Sandra Bonsanti]])
 
===[[Marco Travaglio]]===
*{{NDR|[[Enzo Biagi]]}} È il simbolo vivente del giornalismo televisivo. Il volto più noto dell’informazionedell'informazione alla Rai, dove del resto ha lavorato per 42 anni. Poi il diktat bulgaro, addì 18 aprile 2002, prontamente eseguito dall’appositodall'apposito Agostino Saccà. Da allora Il Fatto, che da otto anni accompagnava gli italiani dopo il Tg1, il programma più visto della tv, che raccoglieva ogni sera quasi un terzo del pubblico, è scomparso. E, con esso, il suo conduttore. Ultima puntata, il 31 maggio 2002.
*Poi un giorno il presidente del Consiglio Berlusconi parlò dalla Bulgaria: «uso criminoso della televisione pubblica». La sentenza irrevocabile di condanna fu emessa così, su due piedi, senza processo né possibilità di difesa. L’appositoL'apposito consiglio di amministrazione, da lui stesso nominato tramite i presidenti delle Camere Pera e Casini, e l’appositol'apposito direttore generale Agostino Saccà, da lui stesso imposto, s’incaricaronos'incaricarono di eseguirla. Per la verità il premier, nella sua magnanimità, aveva lasciato aperto uno spiraglio: «Certo, se cambiano...». Biagi non cambiò, non si pentì, non prestò giuramento di fedeltà al regime. Come pure Santoro e Luttazzi. E il discorso si chiuse lì.
*[[Silvio Berlusconi]], tra una serata al Bagaglino e una spallata fallita al governo, ha trovato il tempo e soprattutto la faccia tosta di ricordare [[Enzo Biagi]]. Con queste testuali parole: «Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso, rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima». Le vicende che li hanno qualche volta divisi si chiamano diktat bulgaro del 18 aprile 2002, quando l’alloral'allora presidente del Consiglio ordinò la cacciata dalla Rai di Biagi, Santoro e Luttazzi per “uso"uso criminoso della televisione”televisione", trovando subito uno stuolo di servi furbi, da Agostino Saccà a Fabrizio Del Noce, pronti a obbedirgli. Morire a 87 anni può capitare. Rovinare gli ultimi anni di vita a un grande giornalista è un crimine. Mentre salutiamo il grande Enzo, ci auguriamo che, diversamente da Montanelli, abbia trovato il tempo di stilare l’elencol'elenco delle facce che non voleva vedere al suo funerale. Mi dicono che ieri il Tg1 ha spiegato agli italiani che Biagi, in seguito “ad"ad alcune divergenze”divergenze" con la Rai, aveva “deciso”"deciso" di abbandonarla. Spero che non sia vero, ma temo che lo sia. E’E' la vulgata post mortem, che deve mettere d’accordod'accordo tutti, a proposito di uno dei più violenti casi di censura mai visti in una democrazia occidentale.
 
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