Omicidio Calabresi: differenze tra le versioni

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*Quella sera a Milano era caldo<br/>Calabresi nervoso fumava.<br/>“Tu Lograno apri un po’ la finestra”.<br/>Ad un tratto Pinelli cascò.<br/>“Poche storie, confessa, Pinelli,<br/>c’è Valpreda che ha già parlato.<br/>È l’autore di questo attentato<br/>ed il complice è certo sei tu”.<br/>“Impossibile - grida Pinelli -<br/>un compagno non può averlo fatto.<br/>E l’autore di questo delitto<br/>tra i padroni bisogna cercar”.<br/>“Stai attento indiziato Pinelli.<br/>Questa stanza è già piena di fumo.<br/>Se tu insisti apriam la finestra:<br/>quattro piani son duri da far”.<br/>Calabresi e tu Guida assassini<br/>se un compagno avete ammazzato<br/>questa lotta non avete fermato<br/>la vendetta più dura sarà <br/>(''La ballata del Pinelli'', 45 giri pubblicato da Lotta Continua)
 
*'''Folco Quilici''', scrittore e documentarista: {{NDR|Quilici scrive alla vedova Calabresi menzionando l'appello che firmò nel 1971 insieme ad altri 800 intellettuali}} Cara signora, ci tengo a dirle che non sono io, ho la sensazione che si tratti di qualcun altro o che sia stata apposta la mia firma senza interpellarmi. Anzi, vorrei che lei mi credesse, mi addolorai molto per l'assassinio di un uomo di coraggio. (lettera scritta nel 1991)
*'''Paolo Mieli''', giornalista - {{NDR|In risposta ad una lettera-manifesto con numerose firme in calce a lui indirizzata}} molti anni fa la mia firma capitò (me colpevole) in calce a uno di questi manifesti; nelle intenzioni dei promotori - e mia - quell'appello avrebbe dovuto essere a favore della libertà di stampa; ma, per una riprovevole ambiguità della formulazione, pareva che quel testo difendesse la lotta armata e incitasse al linciaggio di Luigi Calabresi. Poco dopo il commissario fu ucciso e io, a distanza di trent'anni, provo ancora vergogna per quella coincidenza. Come, credo (o quantomeno mi auguro), tutti coloro il cui nome comparve in fondo a quel foglio. (dalla rubrica delle lettere al ''Corriere della Sera'', 3 luglio 2002)
*Nell'anniversario di quel delitto per cui i nostri amici Adriano Sofri, Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani, che sappiamo innocenti, sono detenuti, noi - che con loro abbiamo in passato condiviso idee, parole e comportamenti - sentiamo il dovere di riconoscere che Luigi Calabresi, prima di essere ucciso, è stato oggetto di una campagna politica e di stampa che ha travalicato i limiti di una pur decisa contestazione e che ha suscitato verso di lui sentimenti di odio, contribuendo a creare un clima che ha portato al suo assassinio. Quella campagna e quei sentimenti non possono essere giustificati, né oggi né allora, nemmeno dal doveroso impegno, nostro e di altri, teso a denunciare gli abusi compiuti nelle indagini sulla strage di piazza Fontana e a pretendere la verità sulla morte di Giuseppe Pinelli. Non ha scusanti l'atteggiamento con cui, da molti di noi, fu accolta la notizia dell'uccisione di Luigi Calabresi: non fu spesa una parola sul valore della vita umana, anche di un avversario, né sulla gravissima violenza che l'uccisione di un uomo arreca alla vita dei suoi familiari. (inserzione a pagamento pubblicata su ''il manifesto'', 18 maggio 1997)