Antonio Martino: differenze tra le versioni

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'''Antonio Martino''' (1942 - vivente), politico italiano.
 
*L'eccesso di tassazione è la misura più iniqua, più antisociale, più reazionaria che si possa immaginare: impedendo a chi potrebbe crescere di farlo, congela la struttura dei redditi, rende durature se non permanenti le differenze fra chi ha molto e chi ha poco, taglia i gradini più bassi della scala dei redditi, lasciando a terra quanti potrebbero salire e migliorare la propria condizione. (...) [A sinistra] credono in un mondo in cui tutti siano costretti ad essere nani, in cui sia vietato crescere e svilupparsi. Non sembrano rendersi conto che un Paese non può essere ricco se a nessuno è permesso diventarlo. (''Libero'' del 2 novembre 2006)
della scala dei redditi, lasciando a terra quanti potrebbero salire e migliorare la propria condizione. (...) [A sinistra] credono in un mondo in cui tutti siano costretti ad essere nani, in cui sia vietato crescere e svilupparsi. Non sembrano rendersi conto che un Paese non può essere ricco se a nessuno è permesso diventarlo. (''Libero'' del 2 novembre 2006)
*{{NDR|Le ragioni del nostro debito pubblico}} È stato calcolato che in oltre il 90% dei casi il PCI ha votato a favore degli aumenti di spesa decisi (negli anni della Prima Repubblica) e le poche volte in cui ha votato contro non lo ha fatto per ragioni di prudenza finanziaria, perché cioè voleva che si spendesse di meno, ma al contrario perché chiedeva che si spendesse di più! Che i sinistri quindi la smettano di lamentare le dimensioni del debito pubblico. (''Libero'' del 9 dicembre 2006)
*L'assurdità di sostenere che la mia vita appartiene allo Stato è solo una delle tante manifestazioni di statolatria del nostro tempo. [Oggi] è implicitamente accettato da moltissima gente [il fatto] che, dal momento che lo Stato sopporta il costo delle cure mediche, attraverso il SSN, la mia salute non appartiene a me ma allo Stato! (…) Non è vero che esistano valori assoluti noti soltanto ai nostri governanti e da noi ignorati e non è, quindi, accettabile che le scelte riguardanti le nostre vite debbano essere prese da loro anziché da noi. Giù le mani dalla mia vita! (''Libero'', 10 dicembre 2006)