Giorgio Saviane: differenze tra le versioni

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===Incipit===
Firenze, gennaio 1946<br><br>« Perché chiedete la carità, fratello, se non siete cieco? »<br>« Come fate a saperlo? »<br>« Si vede... »<br>« Forse che solo i ciechi hanno diritto di mangiare?»<br>« Io non sono cieco, e mangio. »<br>« Voi non chiedete l'elemosina...»<br>« E voi perché la chiedete? »<br>Perché sono cieco. » e indicava il cartello appeso al collo.<br>M'avvicinai chiedendogli a voce bassa: « Costa caro il tabacco? »<br>« Non posso farne a meno, signore...» Tolse la pipa di bocca nascondendola in mano.<br>« No, vi chiedo se costa caro il tabacco.»<br>« Proprio non posso stare senza fumare. »<br>« Vedete », gli dissi, e avrei voluto fargli capire che lo disapprovavo, ma oramai la gente aveva fatto crocchio intorno al mendicante e rabbrividii al pensiero di nuocergli. Trassi una moneta, e non avrei desiderato che la gente vedesse, e poi invece volli che la gente la vedesse. « Fumate », gli dissi e gli misi una mano sulla spalla: « Fumate », ripetei, « solleva dai guai. »
===Citazioni===
*La violenza<br>
Porto Sant'Angelo nell'isola d'Ischia è un paesetto di quattrocento abitanti: da qualunque parte lo guardi ti sembra irreale. Tutto archi e casine dal tetto piatto, è attore e sfondo di una vita insospettata. Il mare è lì, lo puoi toccare se allunghi la mano. È calmo. A est è sempre calmo, mi racconta Francesco portandomi con la sua barca alla spiaggia dei Maroni. Al di là dell'istmo, che congiunge l'estrema punta a forma di panettone contro cui si accovacciano tre casette, il mare è già più nervoso, più scuro, le onde racchiudono una forza inquieta. Ma appena rientri al di qua del piccolo monte sul mare, dimentichi quell'inquietudine nella bonaccia e nel colore più familiare dell'acqua. (p. 67)
 
{{NDR|Giorgio Saviane, ''Diario intimo di un cattivo'', RCS Rizzoli Libri, Milano 1989.}}
 
==''Getsèmani''==
===Incipit===
Lo vidi camminare lungo il treno. Veniva verso di me. A ogni passo gli tremavano la testa, le braccia, le spalle; il tronco si disarticolava e le gambe parevano muoversi per un atto di volontà estraneo a quel corpo ripugnante. Quando, scosso dai sussulti del collo, alzava il volto, notai le smorfie della bocca e degli occhi, perfino le guance si spostavano l'una rispetto all'altra, solo il naso era incredibilmente fermo in quella materia dondolante ribrezzo. Una cimice sull'immacolato biancore della giornata di giugno.
===Citazioni===
*Amalfi era un punto di riferimento ormai. Prima di Amalfi, dopo di Amalfi non aveva soltanto un significato temporale.<br>Ma una sera il riferimento fu crudo.<br>Guardavamo il tramonto a Pompei battere sulle pietre incantate di evocazioni. Ci tenevamo per mano. Lo sentii dire: « A Amalfi c'è stato un momento che il sole e il mare agivano attraverso di noi. Adesso questa luce rosa è estranea, perfino banale ».<br>Mi impressionò la sua crudezza.<br>« Forse perché sono stata una prostituta? » buttai là per difendere l'atmosfera oleografica da cui mi strappava. (p. 54)
 
{{NDR|Giorgio Saviane, ''Getsèmani'', CDE 1981.}}
 
==Bibliografia==
*Giorgio Saviane, ''La donna di legno'', Rizzoli Editore, Milano 1979.
*Giorgio Saviane, ''Diario intimo di un cattivo'', RCS Rizzoli Libri, Milano 1989.
*Giorgio Saviane, ''Getsèmani'', CDE 1981.
 
==Altri progetti==