Jeffrey Alexander: differenze tra le versioni

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*Nella storia delle società umane, è spesso accaduto che diversi resoconti narrativi dello stesso evento fossero in competizione tra loro, e si alternassero nel corso del tempo. Nel caso dello sterminio degli ebrei compiuto dai nazisti, ciò che era un tempo descritto come il preludio e la spinta verso il progresso morale e sociale è stato ricostruito come l'innegabile dimostrazione che nemmeno i più «moderni» sviluppi della condizione umana possono assicurare un [[progresso]] se non in un senso puramente tecnico. (cap. I, pp. 118-9)
*La versione illuministica vede il trauma come una sorta di risposta razionale all'improvviso mutamento, a livello sia individuale che sociale. Gli attori sociali percepiscono chiaramente gli oggetti o gli eventi che causano il trauma, le loro risposte sono lucide, e gli effetti di tali risposte sono risolutori e orientati al progresso. (cap. II, p. 131)
*Il trauma non è il risultato di un dolore provato a livello di gruppo. E'È il risultato del processo per cui questo acuto disagio penetra nel senso d'identità della collettività. Gli attori collettivi «decidono» di rappresentare il dolore sociale come una minaccia fondamentale al loro senso di identità, alle loro radici e ai loro obiettivi. In questo paragrafo descriverò la natura di queste azioni collettive e i processi culturali e istituzionali che le mediano. (cap. II, p. 142)
*L'inevitabilità di tali processi di routinizzazione non riduce in alcun modo la straordinaria rilevanza sociale dei traumi culturali. La loro creazione e routinizzazione ha al contrario implicazioni normative assolutamente fondamentali per lo svolgimento della vita sociale. Permettendo ai membri di ampi pubblici di condividere il dolore di altri, i traumi culturali espandono i confini della comprensione sociale, e aprono la strada a nuove forme di fusione sociale. (cap. II, p. 158)
*Per quanto sia tortuoso, il processo di trauma mette le collettività in grado di definire nuove forme di responsabilità morale e di indirizzare il corso dell'azione politica. Questo processo di creazione del trauma, contingente e illimitato, e l'assegnazione di responsabilità collettive ad esso collegata, è rilevante per le società occidentali così come lo è per quelle non-occidentali.<br>I traumi collettivi non hanno limitazioni geografiche o culturali. La teoria del trauma culturale si applica, senza pregiudizio, a qualsiasi situazione in cui le società hanno, o non hanno, costruito e vissuto eventi culturali traumatici, e ai loro sforzi di descrivere le lezioni morali che si può dire scaturiscano da essi. (cap. II, p. 162)