Heinrich Harrer: differenze tra le versioni

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Minuzie
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*Alto svettava il Gurla Mandhata, di 7782 metri; meno appariscente, ma tanto più famoso, il sacro monte [[Kailash]], di circa 6714 metri, solitario nella sua maestosa belllezza e isolato dalla rimanente catena dell'Himalaia. Alla sua vista i nostri tibetano si gettarono a terra e pregarono. Questo monte è l'alta sede degli dei secondo i [[Buddhismo|buddhisti]] e gli [[Induismo|induisti]], il cui più grande desiderio è di recarsi i pellegrinaggio almeno una volta nella vita. (p. 48)
*Attraversando passi poco elevati arrivammo alla regione delle sorgenti del Brahmaputra che i tibetani chiamano [[Yarlung Tsangpo|Tsangpo]]. [...] Per i quattordici giorni seguenti ci fu di guida lo Tsangpo. Alimentato da forti corsi d'acqua provenienti dal vicino Transimalaia e Himalaia, questo fiume si gonfia a vista d'occhio, e quanto maggiore è il suo volume d'acqua, tanto più calmo è il suo corso. (p. 50)
*Come nei paesi cattolici, anche qui le campagne vengono benedette dai sacerdoti. Una lungualunga processione di monaci, seguiti dalla popolazione, fece il giro del villaggio, portando sulle braccia i centootto volumi della [[Canone buddhista tibetano|Bibbia tibetana]], accompagnati da preghiere e musica sacra. (p. 69)
*In quel momento fu invece qualcosa d'altro ad attrarre la nostra attenzione: un gigantesco chörten, alto più di venti metri, testimoniava la santità particolare del luogo. Intorno a questo una quantità di [[ruota della preghiera|mulini di preghiere]] – risciiriuscii a contarne ottocento –, i cui tamburi giravano incessantemente: vi erano applicate le strisce con le formule delle orazioni, che senza posa impetravano la benedizione degli dei. (p. 86)
*{{NDR|Sulle ruote delle preghiere}} Era importante che rimanessero sempre in movimento, e a tale scopo vidi un monaco che aveva il compito di controllare e ungere gli assi intorno ai quali ruotavano. Nessun fedele che passasse faceva a meno di muoverli. Vecchietti e vecchiette sedevano spesso tutto il giorno davanti a questi tamburi giganteschi, alti parecchi metri: li facevano girare con devozione e supplicavano gli dei di concedere a loro e a chi li manteneva un più alto grado di reincarnazione. (pp. 86-87)
*Altri fedeli portavano con sé piccoli mulini portatili quando si recavano in pellegrinaggio. Non mancavano mulini girati dal vento sui tetti, e anche l'acqua veniva messa spesso a servizio della devozione religiosa. (p. 87)