Carlo Michelstaedter: differenze tra le versioni

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*[...] ripenso a Bologna, ai tre giorni passati, mi sembrano un'oasi di sole e di vita superiore più intensa che mi lascerà traccia per tutta la vita. E poi Bologna mi piace, coi suoi portici, i suoi bei palazzi rosso-scuri, le sue belle piazze vaste, il suo San Petronio imponente, il suo movimento vivace ma non affarista, movimento di gente allegra che si affolla dappertutto per vedere e farsi vedere, per godere la vita. – Mi piace la cordialità larga e sincera del popolo, mi piacciono i luoghi pubblici brulicanti, pieni di luce e di calore, e mi piacciono infine e più di tutto mi piacciono le sue donne opulente, raggianti di vita, che sorridono al sorriso, che pare si diano tutte nello sguardo... (dalla lettera alla famiglia del febbraio 1907, ''Epistolario scelto'', in ''Opere'', a cura di Gaetano Chiavacci, Sansoni, Firenze, 1958, [https://archive.org/details/michelstaedter-opere/page/462/mode/2up?q=firenze p. 463])
*Un giovane educato in un collegio religioso si volge per reazione a tutto quanto sa di ribelle alle leggi umane, e matura il cervello nelle speculazioni della psiche dell'uomo e del mistero della natura. Egli troppo vede e nel suo animo amareggiato la fonte del sentimento inaridisce. Egli lo sente e ne prova dolore, vuole perciò lanciarsi nella vita per eccitarne con le sensazioni più forti le fibre paralizzate dell'animo suo. E lo fa. Ma non può riacquistare la spontaneità perduta e si accorge d'essere sempre il medesimo. E con la crudele, abituale sincerità verso se stesso, esamina il proprio intento, lo analizza, quindi con calma e ragionata risoluzione si uccide restituendo alla madre terra le energie che in lui combattono inutili. (da ''Il dialogo della salute'', in ''Opere'', a cura di Gaetano Chiavacci, Sansoni, Firenze, 1958)
 
==''Dialogo della salute''==
===[[Incipit]]===
«''Dio vi dia la salute''», augurò il custode del cimitero ai due amici che uscivano. Nino protestò: — Perché irridi vecchio al nostro stato mortale? ben sai tu che a nulla ci giova la salute.
 
===Citazioni===
*Un buon giocatore di scacchi tace, che in ogni mossa gode il proprio [[piano]]; parla invece chi vuol illudersi d'averlo. ('''Rico''': p. [[s:Pagina:Dialogo della salute.djvu/36|29]])
*Ma a che bene, dimmi? a che bene se tutto si dissolve nella nebbia maledetta, se la vita stessa è l'errore di cui non siamo responsabili, ma pur ne portiamo il peso, a che bene continuare se io lo so, se tu sai che mai ci potrà esser mutamento? a che bene? Sia pur violenza quella ch'io faccia a me stesso col [[suicidio]], e che mi importa se pur dopo io sia distrutto nell'incoscienza? ('''Nino''': p. [[s:Pagina:Dialogo della salute.djvu/58|51]])
 
==''La persuasione e la rettorica''==
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==Bibliografia==
*Carlo Michelstaedter, ''[[s:''Dialogo della salute''|Dialogo della salute]]'', in ''Scritti'', 2 voll., A. F. Formiggini, Genova, 1912, vol. I.
*Carlo Michelstaedter, ''La persuasione e la rettorica'', in ''Opere'', a cura di Gaetano Chiavacci, Sansoni, Firenze, 1958.
*Carlo Michelstaedter, ''[https://www.liberliber.eu/mediateca/libri/m/michelstaedter/poesie/pdf/poesie_p.pdf Poesie]'', a cura di Sergio Campailla, Adelphi Edizioni, Milano, 1987.
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