Michele Prisco: differenze tra le versioni

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===''I cieli della sera''===
Questo era già qualcosa, lo sapevo: che il paesaggio, intorno, non presentasse troppi cambiamenti. Anzi diciamo che lo ritrovavo uguale: come se, partendo, lo avessi per miracolo fissato non tanto nella memoria quanto piuttosto nella sua realtà materiale, all'apparenza così solida e tangibile, nutrita invece d'allusioni e rimandi evanescenti simile a quelle tipiche inquadrature di certi servizi televisivi quando a un tratto la macchina le arresta perchèperché lo spettatore possa con più margine notare i particolari che la voce fuori campo d'un corretto annunciatore suggerisce o commenta – e in tal modo un albero che poco stormiva al vento d'improvviso si blocca e resta lì davanti ai nostri occhi fermo immoto con le foglie in primo piano che somigliano curiosamente a piume palpitanti contro il cielo quasi prive di materia e farebbero pensare a un asprì di airone o d'altro uccello, ingrandito al massimo, e proprio mentre uno pensa fra stupito e ammirato ''ma guarda se non sembra una pittura informale'' e magari in quel momento sente che potrebbe anche conciliarsi con quel genere di pittura e d'esperimenti (se è il tipo che non ama queste cose), di colpo il cameraman o chi per lui riprende a girare la pellicola normalmente e l'immagine con un lieve scarro si rianima ed è di nuovo un albero che stormisce al vento e lungo la strada corre da matti una jeep militare gremita di soldati e in fondo dai terrazzi d'una casa bianca bassa squadrata come un cubo strani personaggi fanno cenni frenetici e possono essere ribelli o civili che aspettano soccorsi.
 
{{NDR|Michele Prisco, ''I cieli della sera'', Rizzoli 1970.}}