Carlo Castellaneta: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Automa: Sostituzioni normali automatiche di errori "tipografici" |
m Automa: Correzione punteggiatura e spazi |
||
Riga 13:
==''Notti e nebbie''==
===[[Incipit]]===
Forse cinquanta, cento metri. In fondo al budello di San Carpoforo, all'angolo con via mercato, il tedesco fa segno che non si passa. Ce ne sono altri, elmetto e fucile bracciarm, uno a ogni sbocco delle vie laterali. Una retata. Non vedo i camion, però. Un ufficiale attraversa la strada, lancia due colpi di fischietto. Stanno risalendo corso Garibaldi, rastrellando casa per casa, l'ortolana è venuta fuori di corsa con la spranga in mano per abbassare la saracinesca, sento ordini gridati in tedesco, dal Pontaccio vengono avanti tenendosi per mano una schiera di elmetti, devo mostrare il mio tesserino, domando se c'è stato un attentato, pare di no, è solo un rastrellamento di sorpresa, il cielo comincia a farsi scuro, dovranno sbrigarsi se non vogliono rischiare di lasciarsi sfuggire qualche pesce dalla rete, queste vecchie case, questi cortili di ringhiere nascondono facilmente disertori e ribelli, una donna con la borsa della spesa osa chiedere che succede ma il tedesco non sa rispondere, niente di strano, le spiego
===Citazioni===
*Eravamo finiti sul tappeto ai piedi del divano, e ancora resisteva, per un attimo ho avuto la sensazione d'essere vicino a una rivelazione, ma il suo volto era così acceso e straordinario, la sua bocca dischiusa nello sforzo di prender fiato, il corpo invitante di una sconosciuta posseduto con gli occhi all'alba, in quell'appartamentino popolare mentre il Fugazza saltava dai tetti, da non potermi chiedere grazia, anzi mi aiuta lei stessa a superare l'ultimo ostacolo, supina sul tappeto, ormai abbandonata, rassegnata a godere, felice di offrirsi come non s'è mai offerta, ti ha mai preso un uomo così? no, dice, nessuno; le braccia che di colpo mi rivendicano contro di sé; devi imparare ad obbedirgli quando ti cerca; sì, dice, imparerò; vergognosa di mostrarsi insanguinata alla luce del giorno, tutto il suo gran corpo sconfitto sotto di me, ormai sempre più partecipe, il campanello alla porta deve aver suonato, solo adesso lo sentiamo squillare di nuovo, limpidamente, mentre ci guardiamo sgomenti.<br>«
{{NDR|Carlo Castellaneta, ''Notti e nebbie'', Rizzoli Editore 1984.}}
|