Fernando Pessoa: differenze tra le versioni

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*Do asilo dentro di me come a un nemico che temo d'offendere, un [[cuore]] eccessivamente spontaneo che sente tutto ciò che sogno come se fosse reale che accompagna col piede la melodia delle canzoni che il mio pensiero canta, tristi canzoni, come le strade strette quando piove.<ref>Da ''Poesie inedite''.</ref>
*L'uomo è diverso dall'[[animale]] solo perché non sa esserne uno preciso.<ref>Da ''L'ora del diavolo'', a cura di A. Andreoli, Il Segnale, Roma.</ref>
*La [[felicità]] è fuori dalla felicità. Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto.
:''Não há felicidade senão com conhecimento. Mas o conhecimento da felicidade é infeliz; porque conhecer-se feliz é conhecer-se passando pela felicidade, e tendo, logo já, que deixá-la atrás. Saber é matar, na felicidade como em tudo. Não saber, porém, é não existir''.<ref>Da ''Minha Pátria é a língua portuguesa'', p. 328.</ref>
*''Non sono niente. | Non sarò mai niente. | Non posso voler essere niente. | A parte ciò, ho in me tutti i sogni del mondo.''<ref>Da ''Tabaccheria'', in ''Poesie di Álvaro de Campos'', p. 199.</ref>
*''Ripassa domani, [[realtà]]! | Basta per oggi, signori!''<ref>4 settembre 1930, da ''Grandi sono i deserti, e tutto è deserto'', in ''Poesie di Álvaro de Campos'', p. 291.</ref>
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*Non subordinarsi a niente, né a un [[uomo]] né a un amore né a un'[[idea]]; avere quell'indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell'utilità della sua conoscenza. [...] Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. [...] No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile. (1992, p. 237)
*Non [[amore|amiamo]] mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. È un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. (1992, p. 237)
*Vivere è non pensare. (1992, p. 238)
*La [[felicità]] è fuori dalla felicità.<br />Non c'è felicità se non con consapevolezza. Ma la consapevolezza della felicità è infelice, perché sapersi felice è sapere che si sta attraversando la felicità e che si dovrà subito lasciarla. Sapere è uccidere, nella felicità come in tutto. (fr. 219 (417); 2004, p. 238)
*Guardando un cadavere, la [[morte]] mi sembra una partenza. Il cadavere mi dà l'impressione di un vestito smesso. Qualcuno se n'è andato e non ha avuto bisogno di portare con sé quell'unico vestito che indossava. (1992, p. 242)
*Ho mal di testa e di universo. (1992, p. 243)