Leonardo Sciascia: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Leonardo Sciascia==
* Al di là dei temi, al di la dei contenuti, e che sono convinto che egli {{NDR|Mario Bardi}} è tra i pittori della sua generazione (che è poi la mia) uno dei più maturi e dei migliori.
*{{NDR|Su [[Mario Bardi]]}} Non c'è niente nella sua pittura che la Sicilia, a riscontro, non possa spiegare: e non soltanto negli avvenimenti, nei fatti, ma anche e soprattutto nel modo di essere, e nel suo modo di essere pittore.
* A dar senso a questa considerazione occorrerebbe far discorso sul colore di Bardi, che è la sua più forte peculiarità. Un colore che nelle sue accensioni e preziosità dà il senso di provenire dal nero e di aspirare al nero: quasi “sviluppato” dal nero, insomma; e, svelato e sospeso per un momento, per un momento folgorato, dovesse di nuovo riassorbirsi nel nero.
*A pensarci bene, sono poi questi strumenti (l'ironia e il gusto) che impediscono lo scatto verso la grandezza. Un grande artista, un grande scrittore, non ha ironia e non ha gusto; e così anche i grandi momenti della letteratura, dell'arte, sono quelli che mancano di gusto e non sono governati dall'ironia. (citato in Paolo Nifosì, ''Leonardo Sciascia: la passione di un "incompetente"'', in ''La bella pittura''. Cfr ''Leonardo Sciascia e le arti figurative'', catalogo della mostra, Racalmuto 1999, a cura di Paolo Nifosì, Edizioni Salarchi Immagini, Comiso 1999, p. 19)
*Arrivandovi da Gela, da Caltanissetta, da Palermo, [[Vittoria (Italia)|Vittoria]] è come un paese di frontiera: ne ha l'animazione, la mescolanza, l'ambiguità, la contraddizione. Era l'argine contro cui si spegnevano, non senza qualche impennata, le ondate mafiose. E siamo in dubbio vi si spengano ancora, forse più di una breccia in questi ultimi anni si è aperta: ma l'impressione della frontiera ancora oggi, e ogni volta, insorge. O il pregiudizio: ché non soltanto sappiamo di star valicando il confine tra la Sicilia sedicente «sperta» (esperta per greve esperienza, e da quell'esperienza – potremmo ammettere – fatta nel «particulare» circospetta e sottile; non, come s'intende invece affermare, di assoluta intelligenza e di innarrivabile saper vivere) e la Sicilia che da quella «sperta» è definita «babba» (da intendere al meglio come ingenua; ma, più propriamente e correttamente, stupida), ma anche il confine con l'antica contea di Modica, col circondario di Modica: nella Sicilia «babba», che comprende (e meglio sarebbe dire comprendeva) le province orientali di Ragusa, Siracusa, Catania e Messina, una provincia particolarmente «babba»: questa Ragusa in cui s'irraggiava l'antica Contea.<ref>Da ''Fatti diversi di storia letteraria e civile'', Sellerio, Palermo, 1989, p. 14.</ref>
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*Ce ne ricorderemo, di questo pianeta.<ref>Epitaffio sulla tomba a Racalmuto; la citazione è di [[Auguste de Villiers de L'Isle-Adam]]. In un manoscritto conservato dalla famiglia, Sciascia ha scritto: «Ho deciso di farmi scrivere sulla tomba qualcosa di meno personale e di più ameno, e precisamente questa frase di Rouget de l'Isle Adam: "Ce ne ricorderemo, di questo pianeta". E così partecipo alla scommessa di [[Pascal]] e avverto che una certa attenzione questa terra, questa vita, la meritano» (Matteo Collura, ''L'isola senza ponte. Uomini e storie di Sicilia'', Longanesi). Per approfondire, v. Matteo Collura, ''[https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/2007/settembre/05/Sciascia_svelato_ultimo_enigma_co_9_070905042.shtml Sciascia, svelato l'ultimo enigma]'', ''Corriere della sera'', 5 settembre 2007, p. 41. {{Cfr}} [[:commons:File:Tomba di Sciascia 3.jpg|Tomba nel cimitero di Racalmuto (AG), Italia]].</ref>
*Ci sono, si, i suoi quadri: nelle case, nelle gallerie pubbliche, riprodotti a milioni di esemplari, sotto gli occhi di tutti, ad arricchire e ad abbellire la vita, a riscoprirla; ma sono come le terre al sole di don Gesualdo. «Ma egli è siciliano», dice ancora Lawrence di Gesualdo, «e qui salta fuori la difficoltà». La difficoltà, per [[Renato Guttuso|Guttuso]], per noi, per ogni uomo che è nato in quest'isola, di vivere dopo aver fatto, dopo avere accumulato quadri o libri o denaro; la difficoltà a resistere, a non soccombere «sotto il gruzzolo» della ricchezza o della gloria o soltanto e semplicemente delle cose fatte, delle cose in cui abbiamo messo e mettiamo la nostra passione. (Citato in ''Renato Guttuso'', a cura di Natale Tedesco, ''Galleria. Rassegna bimestrale di cultura'', a.XXI, 1-5, gennaio-ottobre 1971.)
*Ci sono uomini che in determinate epoche arrivano alla perfezione, sciogliendosi dall'ambiente in cui vivono e dalle cose del loro tempo, assumendo coscienza della fine e salvandosene nel distacco, nella superiorità, nell'autosufficienza. E in questo senso, [[Lucio Piccolo|Piccolo]] partecipa di una tale perfezione, nella sua vita come nella sua poesia.<ref>Citato in Chiara Fratantonio, ''[http://www.flaneri.com/2013/01/12/lucio_piccolo_poeta_tra_le_ombre/ Lucio Piccolo, poeta tra le ombre]'', ''Flaneri.com'', 12 gennaio 2013.</ref>
* ... ci vuole ben altro per fare quel discorso che la pittura di Bardi merita.
*{{NDR|Su [[Luigi Pirandello]]}} Comunque, per schematicamente abbreviare, i punti da cui partire per un più "attendibile " discorso su Pirandello, per una più libera e acuta lettura dell'opera sua, a me pare siano questi: 1) la Sicilia: non solo come "luogo delle metamorfosi" delle creature in personaggi, dei personaggi in creature, della vita nel teatro e del teatro nella vita – un luogo, insomma, in cui più evidente, concitato e violento si fa "el gran teatro del mundo"; ma il luogo, anche, di una cultura e di una tradizione da cui Pirandello decolla verso spazi vertiginosi (e qui bisogna tenere un certo conto della sua iniziale e poi alquanto persistente affinità al mondo realistico, fiabesco e anche "spiritistico" di Luigi Capuana); 2) la "religiosità": che, si capisce, non ha nulla a che fare con le religioni rivelate, con la chiesa e con le chiese, anche se molto ha a che fare con l'essenza evangelica del Cristianesimo, ma che soprattutto si riconosce in quella che tout court possiamo dire la sua religione dello scrivere, dello scrivere come vivere, dello scrivere invece di vivere ("la vita" diceva "o la si vive o la si scrive": e nella sua scelta di scriverla c'è evidentemente un religioso eroismo); 3) il suo rapporto con Montaigne, mai finora scrutato, e l'antagonistica attrattiva che certamente Pascal esercitò su di lui: e ci vorrebbe una ricerca da elaboratore elettronico – ma meglio se fatta da mente umana – per estrarre dall'opera di Pirandello i momenti diciamo pascaliani, di sentimento e sgomento cosmico particolarmente. E avendo fatto questi due nomi – Montaigne e Pascal, grandi pilastri nell'edificio della letteratura francese – ne discende in definitiva la necessità di esaminare e puntualizzare il rapporto di Pirandello con quella cultura: rapporto che finirà col rivelarsi molto più importante ed effettuale di quello, che è ormai luogo comune riconoscergli, con la cultura tedesca. Ed anche questo punto, cui ho voluto dare rilevanza a sé, in verità si appartiene al Pirandello "siciliano", poiché il rapporto con la Francia è un dato inalienabile della cultura siciliana, e di grande intensità particolarmente lo era negli anni formativi di Pirandello.<ref name=pirand>Dal discorso commemorativo pronunciato a Palermo nel 1986 per il cinquantenario della morte di Luigi Pirandello; riportato in ''[http://www.parodos.it/archivio/sciascia_pirandello.htm Sciascia: Pirandello]'', ''Parodos.it''.</ref>
*Continuo ad essere convinto che la [[Sicilia]] offre la rappresentazione di tanti problemi, di tante contraddizioni, non solo italiani ma anche europei, al punto da poter costituire la metafora del mondo odierno.<ref name=metaf>Da ''La Sicilia come metafora'', Mondadori, Milano, 1979, p. 78.</ref>
*Cosa rispondere, se non che il siciliano è il prodotto della sua storia? È colpa sua se non ha mai davvero deciso da solo, se sono gli altri che hanno sempre agito per lui, in sua vece e luogo, romani, bizantini, piemontesi?<ref name=metaf/>
*{{NDR|Su ''[[Federico De Roberto#I Viceré|I Viceré]]''}} Dopo I Promessi sposi, il più grande romanzo che conti la letteratura italiana.<ref>Citato in ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/11/10/croce-sbaglio-vicere-un-grande-romanzo.html Croce sbagliò "I Viceré" è un grande romanzo]'', ''la Repubblica'', 10 novembre 2007.</ref>
* {{NDR|Mario Bardi descrive}} fasci socialisti, il separatismo, Portella della Ginestra, la mafia – ma visti dal di dentro, nelle dolorose implicazioni della nostra responsabilità. A questi punti dolenti della realtà siciliana e della coscienza individuale e collettiva dei siciliani, Bardi ovviamente perviene attraverso un ordine di esperienze e di scelte diverse di quelle di uno scrittore, e più immediate (anche se avvertite e sostenute dalla partecipazione a quella particolare cultura di cui molto prematuramente Gentile stese l’atto di morte).
*{{NDR|Su [[Piero Guccione]]}} E dunque la parola "astrologare", "strologare", può avere il senso proprio di scrutare e studiare gli astri, di indovinarne le leggi e quello, più abusato e comune, di indovinare negli astri – come in un sogno immenso – il destino degli uomini. In questo duplice senso, così cogliendone l'essenza, possiamo dire che Piero Guccione ha "astrologato" immagini dal ''Gattopardo'': come dalla volta notturna che don Fabrizio contempla e che una di queste immagini rende con misteriosa e ineffabile profondità. Ed è da dire che nella storia del libro illustrato, delle interpretazioni in immagini di opere letterarie, non molti esempi abbiamo di così stretta congenialità, di così immediata e sottile affinità, paragonabili a questo incontro del siciliano Guccione col romanzo del siciliano [[Giuseppe Tomasi di Lampedusa|Tomasi]]: onirico incontro su una irredimibile realtà.<ref>Da ''Guccione e "Il gattopardo"'', Citato in ''Piero Guccione opere 1957-1989'', a cura di Marco Goldin, Electa, 1989, p. 48. ISBN 88-435-3077-1</ref>
*{{NDR|Su Luigi Pirandello}} E voglio finire con un aneddoto che riguarda il Pirandello siciliano e che, nella dilagante stupidità di oggi, che tende a relegare la Sicilia in una particolare etnia (si ha il pudore di non usare la parola "razza": ma soltanto di non usarla), assume un grande significato. Nel 1932 Emilio Cecchi, che dirigeva la Cines, comunica a Pirandello l'intenzione di trarre un film dalla novella Lontano. Ma ha uno scrupolo: "nella novella come sta scritta, il marinaio norvegese si sente irresistibilmente attratto da una vita più vasta, e dai ricordi della patria, per il fatto di trovarsi legato, con il matrimonio, ad un ambiente meno che meschino; in fondo è in lui l'insofferenza dell'uomo appartenente a civiltà più energiche e libere, naufragato in un'isola abitata da gente ristretta, fra la quale egli sente mancarsi il fiato". Cecchi, scrittore che tuttora amo, era affetto da una invincibile idiosincrasia nei riguardi della Sicilia, dei siciliani: e la si può più immediatamente riscontrare nei suoi Taccuini, oltre che in questa sua lettura della novella Lontano. La novella non sta scritta come lui la leggeva; e Pirandello infatti così risponde: "Caro Cecchi, il contrasto non è tra due civiltà; ma tra due vite naturalmente diverse, quella di un uomo del Nord e quella di una donna del Sud; e il dramma che ne nasce, il dramma di restar "lontano" tra i vicini più vicini: la propria donna, il proprio figlio. Non c'è dunque da farsi scrupoli sulla natura di quelli a cui Lei mi accenna. Tutt'altro! Non era, né poteva essere nelle mie intenzioni di rappresentar barbara o di civiltà inferiore la Sicilia...". Naturalmente, il film non si fece. Ma queste parole di Pirandello restano, ci restano.<ref name=pirand/>
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*La contraddizione definisce [[Palermo]]. Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue ma anche di sudore onesto. La [[Cosa nostra|Mafia]] che distribuisce equamente lavoro e morte, soperchierìa e protezione. (citato in ''Specchio'' n. 341, ''La Stampa'', Torino)
*{{NDR|Parlando di opere di esordio come La fuga dall'Etna, accostate, in chiave narrativa e poetica, a Verga}} La poetica è per entrambi quella di «semplificare le umane passioni»; ma quella di Verga prende avvio da un ritorno, quella di Guttuso da una fuga. La differenza non è trascurabile. Si potrebbe dire, con una battuta, che c'è di mezzo tutta la scala zoologica: dall'ostrica all'uomo in rivolta. E tuttavia l'ostrica di Verga, l'uomo attaccato allo scoglio della miseria e degli affetti, soffre come e quanto l'uomo in fuga, l'uomo in rivolta di Guttuso. Il sistema della sofferenza, il sistema della passione. (''La semplificazione delle passioni'', in ''Catalogo della Mostra antologica dell'opera di Renato Guttuso'', Palermo, Palazzo dei Normanni, 1971)
* La più positiva particolarità di Bardi: che pur volgendosi a temi che sono stati e sono di [[Renato Guttuso|Guttuso]], la sua pittura risulta totalmente affrancata da ogni suggestione guttusiana.
*La sicurezza del [[potere]] si fonda sull'insicurezza dei cittadini. (da ''Il cavaliere e la morte'')
*La tua preoccupazione e il tuo sgomento non vengono dallo scoprirmi in contraddizione: sono un modo e del tuo modo di vivere il comunismo, e del tuo modo di intendere l'amicizia. Tu dici "La notizia della tua candidatura nel PR mi ha fatto riflettere sulla misura e qualità della mia amicizia per te". Al contrario, il tuo essere comunista negli anni del realismo socialista, durante la polemica Vittorini-Togliatti, di fronte ai fatti d'Ungheria e di Cecoslovacchia, in questi anni di compromesso storico, non mi hanno mai fatto riflettere sull'amicizia che sentivo per te anche prima di conoscerti e che poi ha trovato conferma nel conoscerti [...] Un mio concittadino usava chiudere le discussioni con questa frase: "Siamo d'accordo, ma la pensiamo diversamente". Anche noi, caro Renato, siamo d'accordo su tante cose: ma la pensiamo diversamente. Contentiamoci dell'essere d'accordo su qualche punto. E continuiamo, finché si può, a pensarla diversamente. (dalla Lettera di Leonardo Sciascia a Renato Guttuso, pubblicata su la Repubblica, maggio 1979.)
* Ma questa è soltanto una sensazione. E ci vuol altro per fare quel discorso che la pittura di Bardi merita.
*Ma subito trovò da esaltarsi di fronte al mare di [[Taormina]]. – Che mare! E dove c'è un mare così?<br>– Sembra vino – disse Nené.<br>– Vino? – fece il professore perplesso. – Io non so questo bambino come veda i colori: come se ancora non li conoscesse. A voi sembra colore di vino, questo mare?<br>– Non so: ma mi pare ci sia qualche vena rossastra – disse la ragazza.<br>– L'ho sentito dire, o l'ho letto da qualche parte: il mare colore del vino – disse l'ingegnere.<br>– Qualche poeta l'avrà magari scritto, ma io un mare colore del vino non l'ho mai visto – disse il professore; e a Nené spiegò – Vedi: qui sotto, vicino agli scogli, il mare è verde, più lontano è azzurro, azzurro cupo.<br>– A me sembra vino – disse il bambino, con sicurezza. [...]<br>«Il mare colore del vino: ma dove l'ho sentito?» si chiedeva l'ingegnere. – «Il mare non è colore del vino, ha ragione il professore. Forse nella prima aurora, o nel tramonto: ma non in quest'ora. Eppure, il bambino ha colto qualcosa di vero: forse l'effetto, come di vino, che un mare come questo produce. Non ubriaca: si impadronisce dei pensieri, suscita antica saggezza. I dialoghi di [[Platone]] dovrebbe recitarli [[Eduardo De Filippo]]: in napoletano. Ma qui siamo in [[Sicilia]], forse non è la stessa cosa».<br>Il treno correva lungo il più splendido mare che avesse mai visto: a momenti pareva assumere l'inclinazione dell'aereo quando decolla, il paesaggio rovesciato da un lato, a filo del volo. (da ''Il mare colore del vino''<ref>In ''Nuovi racconti italiani, {{small|di Bacchcelli ― Bianciardi ― Chiara ― Comisso ― Del Buono ― Devena ― Parise ― Patti ― Pomilio ― Quarantotti Gambini ― Sciascia ― Seminara ― Simonetta ― Tobino ― Troisi ― Viganò}}'', Fratelli Melita Editori, La Spezia, 1992, pp. 275-276.</ref>)
*Mi ripugna quando mi sento dire che sono un garantista. Io non sono un [[garantismo|garantista]]: sono uno che crede nel diritto, che crede nella giustizia.<ref>Citato in Claude Ambroise e Lia Fava Guzzetta, ''Nelle regioni dell'intelligenza: omaggio a Leonardo Sciascia'', ''Il Convegno'', vol. XIII, Pungitopo Editore, Gioiosa Marea (Messina), 1992,[https://books.google.it/books?id=R0FdAAAAMAAJ&q=%22Io+non+sono+un+garantista:+sono+uno+che+crede+nel+diritto,+che+crede+nella+giustizia%22&dq=%22Io+non+sono+un+garantista:+sono+uno+che+crede+nel+diritto,+che+crede+nella+giustizia%22&hl=en&sa=X&ved=0ahUKEwi1n_3JrPboAhUGXpoKHeHvDAYQ6AEIJzAA p. 49]. OCLC 30133458. Citato, inoltre, in Massimo Bordin, [https://www.ilfoglio.it/bordin-line/2018/06/19/news/a-proposito-di-garantismo-201133/ ''A proposito di garantismo''], ''il Foglio.it'', 19 giugno 2018.</ref>
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*La crisi dell'Italia è un nord indifferente e un sud in continua crescita, ma non sempre il sud ha le capacità di trasformare il prodotto interno lordo in termini guadagnazionali per l'economia dell'intera nazione. (da una intervista sul ''Corriere della sera'', 16 gennaio 1970)
*{{NDR|Su Maria Messina}} Una [[Katherine Mansfield|Mansfield]] siciliana.<ref>Citato in ''[http://www.mistretta.eu/Testi/MARIA%20MESSINA.doc Profilo biografico e bibliografico]'', ''mistrettanews.eu'', AA.VV., a cura di Sebastiano Lo Iacono, 2009-2010.</ref>
* Non c’è niente nella sua pittura {{NDR|di Mario Bardi}} che la Sicilia, a riscontro, non possa spiegare: e non soltanto negli avvenimenti, nei fatti, ma anche e soprattutto nel modo di essere, e nel suo modo di essere pittore.
*{{NDR|Su [[Mario Bardi]]}} Non c'è niente nella sua pittura che la Sicilia, a riscontro, non possa spiegare: e non soltanto negli avvenimenti, nei fatti, ma anche e soprattutto nel modo di essere, e nel suo modo di essere pittore.
 
==''A ciascuno il suo''==