Videogioco: differenze tra le versioni

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*I videogiochi sono uno strumento che ci permette di entrare in contatto con altri universi. Grazie ai supporti tecnologici è quindi possibile sperimentare qualcosa che va ben oltre il mondo reale. È come quando si legge un libro appassionante, ma lo stesso effetto si può provare quando si ascolta della musica oppure si guarda un film. Allo stesso modo, attraverso i videogiochi si può entrare in contatto con degli universi paralleli, ma soprattutto si può vivere questa esperienza in modo più coinvolgente e personale. I videogiochi hanno questa forza. ([[Kazunori Yamauchi]])
*Io non sono un tipo particolarmente sensibile. Sono abituato a vedere scene di violenza sia nei film che nelle serie televisive [...]. Devo però confessare che la mia tolleranza nei confronti della violenza che è possibile trovare nei videogiochi di oggi diminuisce di giorno in giorno. Il punto cruciale della faccenda è che nei film più belli la violenza viene contestualizzata quasi sempre e ha finalità espressive. Ti fa capire qualcosa dei personaggi, fa parte del viaggio che il regista ti invita a compiere. In molti giochi la violenza è assolutamente gratuita. C'è qualcosa di molto volgare in questo. ([[David Cage]])
*L'invisibilità dei videogiochi è un fenomeno interessante. ([[John Lanchester]])
*Per essere divertente un gioco deve essere sempre facile da capire: deve bastare uno sguardo per comprendere immediatamente cosa fare. Deve essere strutturato in modo da intuire lo scopo del gioco a prima vista e poi, se non ce la fai a superare la prova, te la prendi con te stesso e non con il gioco. Inoltre, deve essere divertente anche per chi ti sta intorno e ti guarda giocare. ([[Shigeru Miyamoto]])
*Per me sono una perdita di tempo. Quando cominciarono a uscire i primi videogiochi pensai che forse se ne poteva fare qualcuno nel mio studio, ma per svilupparli è richiesta un’attitudine mentale completamente diversa dal cinema. Agli albori dei videogiochi trascorsi ore, fino all’aurora, con una cosa che si chiamava «Gadget». Solo dopo tre settimane ho realizzato quanto tempo avessi sprecato e che c’è di molto meglio da fare, dopo di che non me ne sono mai più interessato. ([[Phil Tippett]])