Mario Tobino: differenze tra le versioni
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'''Mario Tobino''' (1910-1991) è stato uno scrittore, poeta e psichiatra italiano.
*Ogni creatura umana ha la sua legge; se non la sappiamo distinguere chiniamo il capo invece di alzarlo nella superbia; è stolto crederci superiori perché una persona si muove percossa da leggi a noi ignote. (da ''Le libere donne di Magliano'', Mondadori)
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*Un essere umano per tanti anni in schiavitù non resiste al soffio, al vento, al bagliore di liberi sentimenti, trova così accecante la luce della fratellanza che ne rifugge, la rifiuta, ne ha paura, non ci crede, non ci vuole credere, più allegro, non gravante, naturale, più felice lo stato di prima, con le catene del lavoro ma senza interrogazioni, senza dover cambiare sentimenti, senza dover rispondere con commozione alla bontà, senza che mai nel proprio volto si debba affacciare la gratitudine, la riconoscenza, la fedeltà. (da ''La ladra'')
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===Citazioni===
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*In certi momenti mi illudo di sfiorare la verità. Basterebbe ancora un poco. Poi di nuovo buio, e ancora buio.
*La pazzia è come le termiti che si sono impadronite di un trave. Questo appare intero. Vi si poggia il piede, e tutto fria e frana. Follia maledetta, misteriosa natura.
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*L'odio non si estingue con la morte, e per questo che una rabbia assale il figlio del farmacista contro la morte che gli ha portato via quel cadavere, quell'uomo che ora è freddo, e forse il pugnale non sentirebbe; sebbene sarebbe giusto e bello provare.
*Che alcuni giovani scrivano delle poesie anche questo è un mistero. Potrebbero sorridere a chi gli vuol bene, amare il proprio mestiere, essere cittadini benvoluti e rispettati, e, invece, per questa poesia, occhi cerchiati di febbrile amore, gioia smodata e tristezze ignote, smanie di non si sa che cosa, sogni e sogni che s'imbrogliano: disperato inutile te cercare o poesia, abbandonando la realtà.
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*Se l'uomo non si illudesse di essere un individuo ammirevole dovrebbe nel momento che è per afferrare una qualsiasi cosa rimanere sempre con la mano tremante, dubitosa, nel mezzo dell'aria e dire: La prendo o non la prendo? Faròbene oppure no? – e eternamente non farebbe mai nulla.
*Ci sono delle pagine che puzzano di vino, delle pagine dove c'è la sera, lenta; altre pagine sono notturne nelle quali i pipistrelli battono le ali.<br>Il figlio del farmacista cammina a notte alta tra erbe scomposte, a ciuffi lunghi e ispidi.<br>Si è che il figlio del farmacista da un pezzo beve, si ubriaca: la solitudine vi conduce.<br>Gli imbecilli hanno tutti lo stesso cappello, sia esso lungo o basso, nero o bianco, ogni loro cappello ha il senso dell'imbecillità.<br>Così ogni ubriacatura dà la pasta dell'uomo che la sostiene. Del resto con l'alcool si passano le ore, ci si diverte a contemplare la nostra natura, i ricordi, dai quali si possono trarre gli scopi, la conclusione del perché del nostro vivere; vengono fuori qualità e vizi che non si pensava avessero tali radici radicate.
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{{NDR|Mario Tobino, ''Il clandestino'', Arnoldo mondadori Editore, 1962.}}
==Bibliografia==
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*Mario Tobino, ''Il figlio del farmacista'', Oscar Mondadori, 1983.
*Mario Tobino, ''Il clandestino'', Arnoldo mondadori Editore, 1962.
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