Gian Luca Favetto: differenze tra le versioni

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==Citazioni di Gian Luca Favetto==
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*Un teatro fatto dal pubblico e costruito discretamente da [[Ottavio Rosati|Rosati]] sulle storie di ogni singolo attore-spettatore che accetta di raccontarsi, di mettersi in piazza illuminando i propri angoli bui, dando forma alle paure ai fantasmi che lo abitano. Per sei settimane i tecnici della Rai e uno sparuto gruppo di occasionali e fortunati curiosi hanno visto l'improvvisato set televisivo, dominato da tre grandi figure disegnate da [[Emanuele Luzzati]] (un re come Padre, una regina come Madre, un diavolo come Inconscio), riempirsi di storie che ti chiamavano dentro, che t'inghiottivano come in un vulcano e ti trascinavano oltre il tempo nel luogo dove tutte le storie, tutti i dolori e i sogni convivono in un eterno presente. Storie commoventi perché vere, vere perché rivissute qui ed ora in una recita che non ha nulla della commedia; storie giocate senza ritegno in vista di una liberazione, di una catarsi che, dopo lacrime e peripezie, nervosismo e violenza, regolarmente avviene. Storie estratte una dall'altra, sogni passati di memoria in memoria. Con Ottavio Rosati impegnato a ricordare come soltanto l'autore possa giocare la propria storia, avendo il desiderio e la necessità di farlo.<ref name>Da ''Quando va in scena la vita: Da storia nasce storia: Da Superga a Rai3'', ''la Repubblica'', 7 giugno 1991.</ref>
*Un tipo raccomandabile [[Ottavio Rosati|Rosati]], con la sua maschera sorriso permanentemente stampata sul volto. Uno sul genere croce e delizia, come lo ha definito [[Fernanda Pivano]]. Un gran pescatore di storie che stana le persone e le trasforma in personaggi, in attori di se stessi. Racconti di vita. Illuminazioni sulla psiche. Spettacolo terapeutico. Psicoterapia di gruppo dove il teatro viene usato come una sorta di medicina omeopatica. Messa in scena di incubi, ansie, traumi, tormenti per liberarsene rappresentandoli fuori da sé. Miracoli di verità da sembrare incredibili. Non è da imbonitori scaltri chiedervi di vedere ciò che è stato fedelmente registrato e che vien trasmesso ancora per cinque settimane. Non vi permette di rimanere indifferenti: si versa qualche lacrima, magari ci si irrita, ci si spaventa addirittura. Sicuramente si discute e si prova una forte emozione.<ref name=numerotre>Da ''A teatro storie di vita e ordinarie tragedie'', ''la Repubblica'', 6 novembre 1991.</ref>
*{{NDR|Su [[Novak Đoković]] e [[Andy Murray]]}} Sono coetanei, 29 anni, nati a maggio: uno sembra un eroe greco disegnato con ironia, l'altro un elfo del Nord ingrugnito e insoddisfatto.<ref name=numerouno>Da ''La tristezza del numero uno'', ''il Venerdì'', 2 dicembre 2016.</ref>
*E però, vuoi mettere Djokovic, l'Ufo Robot più martellante che ci sia, grinta e geometrie, uno che gioca a petto in fuori e che, fino a qualche mese fa, sorrideva molto? E vuoi mettere la paradisiaca raffinatezza di Federer? E quel mastino asfissiante di [[Rafael Nadal|Nadal]], tutto tic e potenza atletica, dotato di umanissima tenacia? E prima ancora, vuoi mettere Agassi e McEnroe? Una collezione di personalità fra eleganza e follia, esuberanza, genio e ruggiti, altro che lagne e brontolii.<ref name=numerouno/>