Utente:Dread83/DreadBox6: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 4:
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (§ 5, ''Signor dottore, è molto bello da parte vostra'')
*Quando il [[tempo]] è [[denaro]], sembra morale risparmiare tempo, soprattutto il proprio, e si legittima questa parsimonia col riguardo per l'altro. (§ 20, ''Pierino Porcospino'')
*La vera felicità del dono è tutta nell'[[immaginazione]] della felicità del destinatario. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*NeiNel migliorimigliore dei casi uno regala quellociò che gli piacerebbedesidererebbe per sé, ma di qualità lievementeleggermente inferiore. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*La decadenza del [[dono]] si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. (§ 21, ''Non si accettano cambi'')
*L'accentuazione dell'elemento materiale di fronte allo spirito come menzogna dà origine ad una preoccupante affinità elettiva con l'economia politica di cui si conduce la critica immanente: un'affinità simile a quella tra polizia e bassifondi. Dacché è stata liquidata l'utopia ed è stata posta l'esigenza dell'unità di teoria e prassi, si è diventati troppo pratici. Il senso angoscioso dell'impotenza della teoria diventa un pretesto per consegnarsi all'onnipotente processo di produzione, e riconoscere così definitivamente l'impotenza della teoria. (§ 22, ''Il bagno col bambino dentro'')
Line 9 ⟶ 11:
*Anche l'[[uomo]] più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più [[Saggezza|saggio]]. (§ 29, ''Frutta nana'')
*Primo ed unico principio dell'etica [[Sessualità|sessuale]]: l'accusatore ha sempre torto. (§ 29, ''Frutta nana'')
*Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina oe pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo. (da§ 31, ''Dietro lo specchio'', 1974, p. 81)
*La logica della [[storia]] è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l'equivalente del male passato. Normale è la morte. (n.§ 33, ''Fuori tiro'') (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 46)
*L'esortazione alla ''happiness'', in cui il direttore di sanatorio, scienziato e uomo di mondo, concorda coi nervosi capipropaganda dell'industria dei divertimenti, fa pensare al padre furente che tuona contro i figlioletti perché non gli corrono incontro festosi per le scale quando torna di cattivo umore dall'ufficio. Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce, e una via diretta conduce dal vangelo della gioia alla costruzione di [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] in Polonia, abbastanza lontano perché ciascuno dei ''Volksgenossen'' possa persuadersi di non udire le grida. Questo è lo schema dell'intatta capacità di godere. Chi lo denuncia avrà, dallo psicoanalista, la conferma di essere afflitto da un [[Complesso di Edipo|complesso edipico]]. (§ 38, ''Invito alla danza'')
 
Line 31 ⟶ 35:
*Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza. (§ 122, ''Monogrammi'')
*I comportamenti via via conformi allo stato più avanzato dello sviluppo tecnico, non si limitano ai settori in cui sono effettivamente richiesti. Così il [[pensiero]] non si sottomette al controllo sociale solo dove questo gli è professionalmente imposto, ma adegua al controllo tutta la sua conformazione. Proprio perché il pensiero degenera nella soluzione di compiti assegnati, anche ciò che non è assegnato è trattato secondo lo schema del compito. [...] Anche dove non c'è nulla da macinare, il pensiero diventa un allenamento all'esecuzione di ogni sorta di esercizi. Considera i suoi oggetti come semplici ostacoli, come un test permanente del proprio essere-in-forma. Considerazioni che vorrebbero rendere conto di sé attraverso il rapporto alla cosa e quindi di fronte a se stesse, sono subito sospettate di vanità, di autocompiacimento visionario e asociale. [....] Il pensiero che ha disappreso a pensare se stesso, è diventato – nello stesso tempo – l'assoluta istanza di controllo di se stesso. Pensare non significa ormai altro che sorvegliare – in ogni istante – la propria capacità di pensare. (§ 126, ''I. Q.'')
*Ogni [[satira]] è cieca verso le forze che si liberano nello sfacelo. (da§ 134, ''L'errore di [[Giovenale]]'', p. 205)
*Il compito attuale dell'[[arte]] è di introdurre caos nell'ordine. (§ 143, ''In nuce'')
*L'arte è [[magia]] liberata dalla menzogna di essere verità. (§ 143, ''In nuce'')
Line 36 ⟶ 41:
 
 
 
*La logica della [[storia]] è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l'equivalente del male passato. Normale è la morte. (n. 33, ''Fuori tiro'') (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 46)
*La tecnicizzazione rende le mosse brutali e precise, e così gli uomini. Elimina dai gesti ogni esitazione, ogni prudenza, ogni garbo. Li sottopone alle esigenze spietate, vorrei dire astoriche delle cose. [...] Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c'è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti. [...] Tra le cause del deperimento dell'esperienza c'è, non ultimo, il fatto che le cose, sottoposte alla legge della loro pura funzionalità, assumono una forma che riduce il contatto con esse alla pura manipolazione, senza tollerare quel ''surplus'' – sia in libertà del contegno che in indipendenza della cosa – che sopravvive come nocciolo dell'esperienza perché non è consumato dall'istante dell'azione. (da ''Non bussare'', 1974, pp. 29-30)
*La vera felicità del dono è tutta nell'[[immaginazione]] della felicità del destinatario.
*Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono «more», «sudice», ''dago''<ref>Termine spregiativo con cui, nello slang americano, si indicano italiani, iberici e ibero-americani.</ref>. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli [[Antisemitismo|antisemiti]] è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''[[pogrom]]''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un [[animale]] ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – «non è che un animale» – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il «non è che un animale», a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale. Nella società repressiva il concetto stesso dell'uomo è la parodia dell'uguaglianza di tutto ciò che è fatto ad immagine di Dio. Fa parte del meccanismo della «proiezione morbosa» che i detentori del potere avvertano come uomo solo la propria immagine, anziché riflettere l'umano proprio come il diverso. L'assassinio è quindi il tentativo di raddrizzare la follia di questa falsa percezione con una follia ancora maggiore: ciò che non è stato visto come uomo, eppure lo è, viene trasformato in cosa, perché non possa confutare, con un movimento, lo sguardo del pazzo. (n. 68, ''Gli uomini ti guardano''<ref>Riferimento al titolo del libro di Paul Eipper ''Le bestie ci guardano''</ref>) (''Gli uomini ti guardano'', 1974, p. 101)
*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (da ''I masnadieri'', 1974, p. 85)
*Lo stato di cose in cui l'individuo sparisce, è insieme quello dell'individualismo scatenato, in cui «tutto è possibile»: «ora si celebrano individui al posto degli dèi». La «liberazione» dell'individuo dalla ''polis'' svuotata dall'interno, non rafforza, ma elimina la resistenza, e, con la resistenza, l'individualità: questo processo, che trova il suo compimento negli stati dittatoriali, è il modello di una delle contraddizioni fondamentali che, dal secolo decimonono, ci hanno spinto verso il fascismo. (da ''Monade'', 1974, p. 144)
*Nei migliori dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore.
*Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle streme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. (da ''Flauto magico'', 1974, pp. 214-215)
 
*Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina o pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo. (da ''Dietro lo specchio'', 1974, p. 81)
*Nulla di più reazionario che contrapporre i dialetti popolari alla lingua scritta. Ozio, e perfino superbia e arroganza, hanno conferito alla lingua della classe superiore un carattere d'indipendenza e d'autodisciplina, che la mette in opposizione all'ambiente sociale in cui si è formata. Essa si rivolge contro i signori, che ne abusano per comandare, pretendendo di comandar loro a sua volta, e si rifiuta di servire ai loro interessi. Nella lingua degli oppressi, invece, resta solo l'espressione del dominio, che l'ha privata anche della giustizia che la parola autonoma, non deformata, promette a tutti coloro che sono abbastanza liberi per pronunciarla senza rancore. (da ''Stomaco vuoto'', 1974, pp. 96-97)
*Ogni [[psicologia]], a cominciare da quella di [[Protagora]], esaltando l'uomo con l'affermazione che egli è la misura di tutte le cose, ha fatto di lui, nello stesso tempo, l'oggetto, il materiale dell'analisi, e, una volta collocatolo tra le cose, lo ha assegnato alla loro nullità. (da ''L'io è l'es'', 1974, p. 55)
*Ogni [[satira]] è cieca verso le forze che si liberano nello sfacelo. (da ''L'errore di Giovenale'', p. 205)
 
 
 
 
*Quel che temiamo più d'ogni cosa, senza un motivo reale, tanto che sembriamo ossessionati da idee fisse, ha una proterva tendenza a succedere realmente. (da ''Il ragazzo della landa'', 1974, p. 158<ref>Con questa traduzione: "Ciò che temiamo più di ogni altra cosa, senza un reale motivo, apparentemente ossessionati da idee fisse, ha la proterva tendenza ad accadere realmente."</ref>)
*Se la filosofia della storia di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] avesse compreso il nostro tempo, le [[V2 (Aggregat 4)|V<small>2</small>]] hitleriane avrebbero trovato il loro posto, accanto alla morte precoce di [[Alessandro Magno|Alessandro]] e ad altre immagini del genere, tra i fatti empirici scelti in cui si esprime immediatamente e simbolicamente lo stato dello spirito del mondo. Come il fascismo, le V<small>2</small> sono lanciate e senza senza soggetto nello stesso tempo. Come il fascismo, uniscono la massima perfezione tecnica alla cecità assoluta. Come il fascismo, suscitano il massimo terrore e sono perfettamente vane. «Ho visto lo [[Napoleone Bonaparte|spirito del mondo]]», non a cavallo, ma alato e senza testa: e questo confuta, nello stesso tempo, la filosofia della storia di Hegel. (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 45)