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===Parte prima - 1944===
*Con la [[famiglia]] – perdurando il sistema – è scomparso non solo l'organo più efficiente della [[borghesia]], ma la resistenza che, se opprimeva l'individuo, d'altro canto lo rafforzava, o addirittura lo produceva. La fine della famiglia paralizza le controforze. L'ordine collettivistico nascente è una tragica parodia di quello senza classi: e col borghese liquida l'utopia che si nutriva dell'amore della madre. (§ 2, ''La panchina sull'erba'')
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (da§ 5, ''Signor dottore, è molto bello da parte vostra, 1974, p. 17'')
*Anche l'[[uomo]] più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più [[Saggezza|saggio]]. (§ 29, ''Frutta nana'')
 
===Parte seconda - 1945===
*All'inizio dell'[[Impero tedesco|imperialismo tedesco]] c'è il ''Crepuscolo degli dèi'' [[Richard Wagner|wagneriano]], l'entusiastica profezia del proprio tramonto: l'inizio della sua composizione coincide con la vittoriosa [[Guerra franco-prussiana|guerra del '70]]. Nello stesso spirito, due anni prima della seconda guerra mondiale, i tedeschi hanno assistito alla catastrofe del loro [[Zeppelin]] a Lakehurst, proiettata sui loro schermi. Tranquilla, imperterrita, la nave percorre la sua rotta, per precipitare d'improvviso a picco. Quando non c'è più via di scampo, diventa perfettamente indifferente, per l'impulso di distruzione, rivolgersi verso altri o verso il proprio soggetto: due cose tra cui, del resto, non ha mai fatto una netta distinzione. (§ 50, ''Dismisura per dismisura'')
*Credere che il [[pensiero]] abbia da guadagnare una superiore obbiettività, o, perlomeno, non abbia nulla da perdere dalla decadenza delle [[emozioni]], è già espressione del processo d'inebetimento. [...] L'aforisma di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] «Grado e qualità della [[sessualità]] di un individuo penetrano fino nella sommità del suo spirito» non riflette solo uno stato di fatto psicologico. Poiché anche le più remote oggettivazioni del pensiero traggono alimento dagli impulsi, il pensiero, distruggendoli, distrugge lela condizione di se stesso. [...] Certo, con la crescente oggettivazione del mondo, il senso oggettivo delle conoscenze si è sempre più svincolato dal loro fondo impulsivo; e la conoscenza manca al suo compito, quando la sua attività oggettivante resta sotto l'influsso dei desiderî. Ma se gli impulsi non sono superati e conservati<ref>''Aufgehoben'': tolta, cioè negata e conservata. Si tenga presente che l'''Aufhebung'' o soppressione dell'oggettività (soppressione che è nello stesso tempo conservazione) è il fine ultimo della dialettica [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|hegeliana]].</ref> nel pensiero che si sottrae a questo influsso, non si realizza conoscenza alcuna, e il pensiero che uccide suo padre, il desiderio, è colpito dalla nemesi della stupidità. (da§ 79, ''Intellectus sacrificium intellectus'', 1974, pp. 112-113)
*Comunque agisca, l'[[intellettuale]] sbaglia. Egli sperimenta radicalmente, come una questione di vita, l'umiliante alternativa di fronte alla quale il tardo capitalismo mette segretamente tutti i suoi sudditi: diventare un adulto come tutti gli altri o restare un bambino. (§ 86, ''Giovannino'')
*All'interno della società repressiva, l'emancipazione dell'individuo non va senz'altro a suo vantaggio. La libertà dalla società lo spoglia della forza di essere libero. Per quanto reale, infatti, possa essere l'individuo nel suo rapporto con altri, concepito come assoluto è una pura astrazione. [...] Realizzandosi astrattamente, nel senso hegeliano del termine, l'individuo si annulla da sé: gli innumerevoli che non conoscono più nulla al di fuori di sé e del loro nudo, volubile interesse, sono gli stessi che capitolano non appena cadono nelle reti dell'organizzazione e del terrore. (§ 97, ''Monade'')
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*Credere che il [[pensiero]] abbia da guadagnare una superiore obbiettività, o, perlomeno, non abbia nulla da perdere dalla decadenza delle [[emozioni]], è già espressione del processo d'inebetimento. [...] L'aforisma di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] «Grado e qualità della [[sessualità]] di un individuo penetrano fino nella sommità del suo spirito» non riflette solo uno stato di fatto psicologico. Poiché anche le più remote oggettivazioni del pensiero traggono alimento dagli impulsi, il pensiero, distruggendoli, distrugge le condizione di se stesso. [...] Certo, con la crescente oggettivazione del mondo, il senso oggettivo delle conoscenze si è sempre più svincolato dal loro fondo impulsivo; e la conoscenza manca al suo compito, quando la sua attività oggettivante resta sotto l'influsso dei desiderî. Ma se gli impulsi non sono superati e conservati nel pensiero che si sottrae a questo influsso, non si realizza conoscenza alcuna, e il pensiero che uccide suo padre, il desiderio, è colpito dalla nemesi della stupidità. (da ''Intellectus sacrificium intellectus'', 1974, pp. 112-113)
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (da Signor dottore, è molto bello da parte vostra, 1974, p. 17)
*Dacché il mondo ha tolto la parola agli uomini, colui a cui non si può parlare ha sempre ragione. Egli non ha che da insistere ciecamente sul proprio interesse e sulla propria natura, per avere la meglio. L'altro, nel vano sforzo di stabilire un contatto, assume un tono di apologia o di preghiera: e basta questo per metterlo in condizione d'inferiorità. (da ''In basso e sempre più in basso'', 1974, p. 178)
*Di uomini molto [[Cattiveria|cattivi]] non si può neppure immaginare che muoiano. (III, "Monogrammi")<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)