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==''IlMinima dottor Živagomoralia''==
*All'inizio dell'[[Impero tedesco|imperialismo tedesco]] c'è il ''Crepuscolo degli dèi'' [[Richard Wagner|wagneriano]], l'entusiastica profezia del proprio tramonto: l'inizio della sua composizione coincide con la vittoriosa [[Guerra franco-prussiana|guerra del '70]]. Nello stesso spirito, due anni prima della seconda guerra mondiale, i tedeschi hanno assistito alla catastrofe del loro [[Zeppelin]] a Lakehurst, proiettata sui loro schermi. Tranquilla, imperterrita, la nave percorre la sua rotta, per precipitare d'improvviso a picco. Quando non c'è più via di scampo, diventa perfettamente indifferente, per l'impulso di distruzione, rivolgersi verso altri o verso il proprio soggetto: due cose tra cui, del resto, non ha mai fatto una netta distinzione. (da ''Dismisura per dismisura'', 1974, p. 100)
===[[Incipit]]===
*All'interno della società repressiva, l'emancipazione dell'individuo non va senz'altro a suo vantaggio. La libertà dalla società lo spoglia della forza di essere libero. Per quanto reale, infatti, possa essere l'individuo nel suo rapporto con altri, concepito come assoluto è una pura astrazione. [...] Realizzandosi astrattamente, nel senso hegeliano del termine, l'individuo si annulla da sé: gli innumerevoli che non conoscono più nulla al di fuori di sé e del loro nudo, volubile interesse, sono gli stessi che capitolano non appena cadono nelle reti dell'organizzazione e del terrore. (da ''Monade'', 1974, pp. 144-145)
Andavano e sempre camminando cantavano ''eterna memoria''<ref>Nella liturgia ortodossa queste parole sono cantate al termine del rito funebre all'interno della chiesa, prima che il corpo venga portato fuori, e sono poi ripetute lungo la via verso il cimitero, intervallate da altri canti funebri (2017).</ref>, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.<br/>I passanti facevano largo al corteo, contavano le corone, si segnavano. I curiosi, mescolandosi alla fila, chiedevano: "Chi è il morto?" La risposta era: "Živago." "Ah! allora si capisce." "Ma non lui. La moglie." "È lo stesso. [[Dio]] l'abbia in gloria. Gran bel funerale."
*[[Amore|Amare]] significa saper impedire che l'immediatezza sia soffocata dall'onnipresente pressione della mediazione, dall'economia, e in questa fedeltà l'amore si media in se stesso, accanita contropressione. Non ama se non chi ha la forza di tener fermo all'amore. (da ''Costanza'', 1974, p. 167)
 
*Anche l'[[uomo]] più miserabile è in grado di scoprire le debolezze del più degno, anche il più stupido è in grado di scoprire gli errori del più [[Saggezza|saggio]]. (da ''Frutta nana'', 1974, p. 40)
===Citazioni===
*C'è un criterio quasi infallibile per stabilire se un altro ti è veramente [[Amicizia|amico]]: il modo in cui riporta giudizi ostili o scortesi sulla tua persona. Questi ragguagli sono, per lo più, superflui, pretesti per lasciar trapelare la malevolenza senza assumerne la responsabilità, anzi in nome del bene. (da ''Parlar franco'', 1974, p. 173)
*Era un'asciutta giornata di gelo del principio di novembre, con un cielo calmo, d'un grigio plumbeo: radi fiocchi di neve, da poterli contare, volteggiavano a lungo ed evasivamente prima di toccare il suolo e d'annidarsi poi, polvere grigia e lanuginosa, nelle buche della strada. (parte I, ''Una ragazza di un'altra cerchia'', 8)
*Comunque agisca, l'[[intellettuale]] sbaglia. Egli sperimenta radicalmente, come una questione di vita, l'umiliante alternativa di fronte alla quale il tardo capitalismo mette segretamente tutti i suoi sudditi: diventare un adulto come tutti gli altri o restare un bambino. (da ''Giovannino'', 1974, p. 127)
*"I ragazzi sparano," pensò Lara. E non si riferiva solo a Nika e a Patulja, ma a tutta la città che sparava. "Bravi ragazzi, onesti," pensò. "Sono bravi. Per questo sparano." (parte I, ''Una ragazza di un'altra cerchia'', 18)
*Con la [[famiglia]] – perdurando il sistema – è scomparso non solo l'organo più efficiente della [[borghesia]], ma la resistenza che, se opprimeva l'individuo, d'altro canto lo rafforzava, o addirittura lo produceva. La fine della famiglia paralizza le controforze. L'ordine collettivistico nascente è una tragica parodia di quello senza classi: e col borghese liquida l'utopia che si nutriva dell'amore della madre. (da ''La panchina sull'erba'', 1974, p. 13<ref>Con questa traduzione: "Con la famiglia – perdurando il sistema – è scomparso non solo l'organo più efficiente della borghesia, ma la resistenza che, se opprimeva l'individuo, d'altro canto lo rafforzava, o addirittura lo produceva. La fine della famiglia paralizza le controforze. L'ordine collettivistico nascente è un insulto ai senza classe: e col borghese liquida l'utopia che si nutriva dell'amore della madre."</ref>)
 
*Credere che il [[pensiero]] abbia da guadagnare una superiore obbiettività, o, perlomeno, non abbia nulla da perdere dalla decadenza delle [[emozioni]], è già espressione del processo d'inebetimento. [...] L'aforisma di [[Friedrich Nietzsche|Nietzsche]] «Grado e qualità della [[sessualità]] di un individuo penetrano fino nella sommità del suo spirito» non riflette solo uno stato di fatto psicologico. Poiché anche le più remote oggettivazioni del pensiero traggono alimento dagli impulsi, il pensiero, distruggendoli, distrugge le condizione di se stesso. [...] Certo, con la crescente oggettivazione del mondo, il senso oggettivo delle conoscenze si è sempre più svincolato dal loro fondo impulsivo; e la conoscenza manca al suo compito, quando la sua attività oggettivante resta sotto l'influsso dei desiderî. Ma se gli impulsi non sono superati e conservati nel pensiero che si sottrae a questo influsso, non si realizza conoscenza alcuna, e il pensiero che uccide suo padre, il desiderio, è colpito dalla nemesi della stupidità. (da ''Intellectus sacrificium intellectus'', 1974, pp. 112-113)
*"Che posso dirvi," rispose Jura. Si mosse irrequieto sulla seggiola, si alzò, fece alcuni passi e sedette di nuovo. "Prima di tutto, domani vi sentirete meglio, ci sono i sintomi, son pronto a farmi tagliare la testa. E poi: la morte, la coscienza, la fede nella resurrezione... Volete sapere la mia opinione di naturalista? Non sarebbe meglio un'altra volta? No? Subito? Bene, come volete. Solo che è una cosa difficile, così, di punto in bianco." E le improvvisò una lezione vera e propria, meravigliato egli stesso che gli riuscisse.<br />"La resurrezione. Nella forma più volgare in cui se ne parla, a consolazione dei deboli, mi è estranea. E anche le parole di Cristo sui vivi e sui morti io le ho intese sempre in altro modo. Dove mettereste questi immensi eserciti arruolati in tutti i millenni? Non basterebbe l'universo, e la divinità, il bene e il raziocinio dovrebbero cedere il posto. In quell'avida calca animalesca sarebbero schiacciati.<br />"Ma, nel tempo, sempre la medesima vita, incommensurabilmente identica, riempie l'universo, a ogni ora si rinnova in innumerevoli combinazioni e trasformazioni. Ecco, voi vi preoccupate se risorgerete o meno, mentre siete già risorta, senza accorgervene, quando siete nata.<br />"Sentirete dolore? Sente forse il tessuto la propria dissoluzione? Cioè, in altre parole, che sarà della vostra coscienza? Ma che cos'è la coscienza? Vediamo. Desiderare coscientemente di dormire è insonnia garantita, tentare coscientemente di avvertire il lavorio della propria [[digestione]] è esattamente voler perturbare la sua innervazione. La coscienza è un veleno, un mezzo di autoavvelenamento per il soggetto che la applica su se stesso. La coscienza è luce, proiettata al di fuori, che illumina la strada davanti a noi, perché non si inciampi. La coscienza sono i fari accesi davanti a una locomotiva che corre. Rivolgete la loro luce all'interno e succederà una catastrofe.<br />"Dunque, che sarà della vostra coscienza? Della vostra. La vostra. Ma voi, che cosa siete? Qui sta il punto. Guardiamo meglio. In che modo avete memoria di voi stessa, di quale parte del vostro organismo siete cosciente? Dei vostri reni, del fegato, dei vasi sanguigni? No, per quanto ricordiate, di voi vi siete sempre accorta in una estrinsecazione, in un atto, nelle opere delle vostre mani, in famiglia, fra gli altri. E, ora, state bene attenta. L'uomo negli altri uomini, ecco che cos'è l'anima dell'uomo. Ecco che cosa siete voi, ecco di che cosa ha respirato, si è nutrita, si è abbeverata per tutta la vita la vostra coscienza. Della vostra anima, della vostra immortalità, della vostra vita negli altri. E allora? Negli altri siete vissuta, negli altri resterete. Che differenza fa per voi se poi ciò si chiamerà memoria? Sarete ancora voi, entrata a far parte del futuro.<br />"Un'ultima cosa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. La morte non esiste. La morte non riguarda noi. Ecco, voi avete parlato di talento, questa è un'altra cosa, una cosa nostra, scoperta da noi. E il talento, nella sua nozione più alta e più lata, è il dono della vita.<br />"Non vi sarà morte, dice [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni Evangelista]]:<ref>''Apocalisse'', 21, 4. Uno dei primi titoli del romanzo, risalente al 1946, era stato proprio ''Non ci sarà la morte'' e l'epigrafe avrebbe dovuto consistere nelle parole prese dall'''Apocalisse'' di Giovanni. (2017)</ref> guardate come è semplice la sua argomentazione. Non vi sarà morte, perché il passato è ormai trascorso. Quasi come dire: non vi sarà morte, perché questo è già stato visto, è vecchio e ha stancato, e ora occorre qualcosa di nuovo e il nuovo è la vita eterna."<br />Parlando Jura passeggiava per la stanza. "Dormite," disse accostandosi al letto e ponendo le mani sulla testa dell'inferma. Passò qualche minuto e Anna Ivànovna cominciò ad assopirsi.<br />Silenziosamente Jura uscì dalla stanza e disse alla Egòrovna di richiamare l'infermiera. "Che diavolo," pensò, "sto diventando una specie di ciarlatano. Mi metto pure a fare scongiuri, a curare la gente imponendo le mani." (parte I, ''L'albero di Natale dagli Sventickij'', 3)
*Da ogni spettacolo [[Cinema|cinematografico]], m'accorgo di ritornare, nonostante ogni vigilanza, più stupido e più cattivo. (da Signor dottore, è molto bello da parte vostra, 1974, p. 17)
 
*Dacché il mondo ha tolto la parola agli uomini, colui a cui non si può parlare ha sempre ragione. Egli non ha che da insistere ciecamente sul proprio interesse e sulla propria natura, per avere la meglio. L'altro, nel vano sforzo di stabilire un contatto, assume un tono di apologia o di preghiera: e basta questo per metterlo in condizione d'inferiorità. (da ''In basso e sempre più in basso'', 1974, p. 178)
*Oh, come alle volte, dalla mediocrità autoesaltatrice, dall'incessante vaniloquio degli uomini si vorrebbe fuggire nell'apparente silenzio della natura, nel muto carcere di un lungo tenace lavoro, nell'ineffabilità d'un sonno profondo, d'una vera musica, d'un tacito contatto dei sentimenti, col cuore ammutolito dalla sua pienezza! (parte I, ''L'addio al passato'', 5)
*Di uomini molto [[Cattiveria|cattivi]] non si può neppure immaginare che muoiano. (III, "Monogrammi")<ref>Citato in ''Dizionario delle citazioni'', a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X</ref> (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Si accorsero allora che solo la vita simile alla vita di chi ci circonda, la vita che si immerge nella vita senza lasciar segno, è vera vita, che la felicità isolata non è felicità, tanto che un'anitra e l'alcol, se unici nella città, non sembrano più nemmeno anitra e alcol. Era questo che amareggiava più di ogni altra cosa. (parte I, ''L'accampamento di Mosca'', 4)
*È per la [[felicità]] come per la [[verità]]: non si ''ha'', ma ci si ''è''. Felicità non è che l'essere circondati, l'«esser dentro», come un tempo nel grembo della madre. Ecco perché nessuno che sia felice può sapere di esserlo. Per vedere la felicità, dovrebbe uscirne: e sarebbe come chi è già nato. Chi dice di essere felice mente, in quanto evoca la felicità, e pecca contro di essa. Fedele alla felicità è solo chi dice de ''essere stato'' felice. Il solo rapporto della coscienza alla felicità è la gratitudine: ed è ciò che costituisce la sua dignità incomparabile. (da ''Seconda lettura'', 1974, pp. 103-104)
 
*I comportamenti via via conformi allo stato più avanzato dello sviluppo tecnico, non si limitano ai settori in cui sono effettivamente richiesti. Così il [[pensiero]] non si sottomette al controllo sociale solo dove questo gli è professionalmente imposto, ma adegua a controllo tutta la sua conformazione. Proprio perché il pensiero degenera nella soluzione di compiti assegnati, anche ciò che non è assegnato è trattato secondo lo schema del compito. [...] Anche dove non c'è nulla da macinare, il pensiero diventa un allenamento all'esecuzione di ogni sorta di esercizi. Considera i suoi oggetti come semplici ostacoli, come un ''test'' permanente del proprio essere-in-forma. Considerazioni che vorrebbero rendere conto di sé attraverso il rapporto alla cosa e quindi di fronte a se stesse, sono subito sospettate di vanità, di autocompiacimento visionario e asociale. [....] Il pensiero che ha disappreso a pensare se stesso, è diventato – nello stesso tempo – l'assoluta istanza di controllo di se stesso. Pensare non significa ormai altro che sorvegliare – in ogni istante – la propria capacità di pensare. ( da ''I. Q.'', 1974, pp. 190-191)
*La [[politica]] non mi dice nulla. Non mi piacciono gli uomini indifferenti alla verità. (parte II, ''L'arrivo'', 4)
*L'uomoIl nascecompito perattuale dell'[[viverearte]], nonè perdi prepararsiintrodurre allacaos vitanell'ordine. (parte II,da ''VarýkinoIn nuce'', 131974, p. 213)
*Il [[Germania|tedesco]] è una persona che non può dire una [[bugia]] senza crederci.
*Sognò un oscuro mattino d'inverno, in una popolata via di Mosca, ancora illuminata (a quanto pareva, era prima della rivoluzione), con la precoce animazione mattutina, lo scampanellare dei primi tram, la luce dei lampioni notturni che segnavano di strisce gialle la neve grigia dei primi albori sul selciato. [...]<br />Da un'estremità all'altra dell'appartamento si muoveva in faccende, frettolosa e silenziosa, Lara, con una vestaglia da mattina infilata alla meglio, e lui le andava dietro infastidendola tutto il tempo con spiegazioni insulse e fuori luogo. Lara non aveva un minuto da dedicargli, e gli rispondeva, senza fermarsi, solo volgendo la testa dalla sua parte con sguardi affabilmente perplessi e innocenti scoppi della sua inconfondibile risata argentina, uniche forme di intimità ormai rimaste tra loro. Così lontana, così fredda e attraente era colei cui aveva dato tutto, posposto tutto e al cui confronto tutto gli era parso trascurabile e senza valore! (parte II, ''Di fronte alla casa con le statute'', 8)
*L'accentuazione dell'elemento materiale di fronte allo spirito come menzogna dà origine ad una preoccupante affinità elettiva con l'economia politica di cui si conduce la critica immanente: un'affinità simile a quella tra polizia e bassifondi. Dacché è stata liquidata l'utopia ed è stata posta l'esigenza dell'unità di teoria e prassi, si è diventati troppo pratici. Il senso angoscioso dell'impotenza della teoria diventa un pretesto per consegnarsi all'onnipotente processo di produzione, e riconoscere così definitivamente l'impotenza della teoria. (da ''Il bagno col bambino dentro'', 1974, p. 35)
*Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita. (parte II, ''Di fronte alla casa con le statute'', 12)
*L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile. (n. 122) (da ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)
*In molti versetti<ref>''Stichiry'', versetti cantati al termine dei salmi serali e mattutini (2017).</ref> la [[maternità]] immacolata di [[Maria]] viene paragonata al [[passaggio del Mar Rosso]] da parte degli Ebrei. Per esempio, nel versetto: 'Nel Mar Morto è stata tracciata una volta l'immagine della Vergine Sposa'<ref>Citazione imprecisa dal ''Theotokion'', il cantico alla Vergine contenente anche un insegnamento dogmatico sul Cristo (2017).</ref>. (parte II, ''Di fronte alla casa con le statute'', 17)
*L'arte è [[magia]] liberata dalla menzogna di essere verità. (da ''In nuce'', 1974, p. 213)
*Vivere significa sempre tendere in avanti, verso l'alto, verso la [[perfezione]], e raggiungerla. (parte II, ''Conclusione'', 7)
*L'esortazione alla ''happiness'', in cui il direttore di sanatorio, scienziato e uomo di mondo, concorda coi nervosi capipropaganda dell'industria dei divertimenti, fa pensare al padre furente che tuona contro i figlioletti perché non gli corrono incontro festosi per le scale quando torna di cattivo umore dall'ufficio. Appartiene al meccanismo dell'oppressione vietare la conoscenza del dolore che produce, e una via diretta conduce dal vangelo della gioia alla costruzione dei [[Campo di sterminio|campi di sterminio]] in Polonia, abbastanza lontano perché ciascuno dei Volksgenossen possa persuadersi di non udire le grida. Questo è lo schema dell'intatta capacità di godere. Chi lo denuncia avrà, dallo psicoanalista, la conferma di essere affetto da un [[Complesso di Edipo|complesso edipico]]. (da ''Invito alla danza'', p. 55)
 
*L'[[intelligenza]] è una categoria morale. (da ''Wishful thinking'', 1974, p. 192)
===[[Explicit]]===
*L'umano è nell'[[imitazione]]; un uomo diventa uomo solo imitando altri uomini. (da ''Pietra di paragone'', 1974, p. 150)
Agli amici ormai invecchiati, seduti presso la finestra, pareva che quella libertà dell'anima fosse giunta, che proprio quella sera il futuro si fosse tangibilmente calato in quelle vie, là sotto, che loro stessi fossero entrati nel futuro e ivi si trovassero d'ora in poi. Una gioiosa, commossa sicurezza per quella sacra città e per tutta la terra, per i personaggi di questa storia giunti fino a quella sera e per i loro figli, li penetrò e li afferrò con una sommessa musica di felicità, che si effondeva lontano, tutt'attorno. Il piccolo quaderno tra le loro mani sembrava sapesse tutto questo e desse ai loro sentimenti un sostegno e una conferma.
*La decadenza del [[dono]] si esprime nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo. (da ''Non si accettano cambi'', 1974, p. 33)
 
*La [[libertà]] non sta nello scegliere tra nero e bianco, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (da ''Esame'', 1974, p. 125)
 
*La logica della [[storia]] è distruttiva come gli uomini che produce: e dovunque tende la sua forza di gravità, riproduce l'equivalente del male passato. Normale è la morte. (n. 33, ''Fuori tiro'') (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 46)
==Bibliografia==
*La tecnicizzazione rende le mosse brutali e precise, e così gli uomini. Elimina dai gesti ogni esitazione, ogni prudenza, ogni garbo. Li sottopone alle esigenze spietate, vorrei dire astoriche delle cose. [...] Nei movimenti che le macchine esigono da coloro che le adoperano c'è già tutta la violenza, la brutalità, la continuità a scatti dei misfatti fascisti. [...] Tra le cause del deperimento dell'esperienza c'è, non ultimo, il fatto che le cose, sottoposte alla legge della loro pura funzionalità, assumono una forma che riduce il contatto con esse alla pura manipolazione, senza tollerare quel ''surplus'' – sia in libertà del contegno che in indipendenza della cosa – che sopravvive come nocciolo dell'esperienza perché non è consumato dall'istante dell'azione. (da ''Non bussare'', 1974, pp. 29-30)
*Boris Pasternak, ''Il dottor Živago'', traduzione di Serena Prina, Feltrinelli, Milano, 2017. ISBN 9788858831793<ref group="nota">Edizione usata solo per le note al testo.</ref>
*La vera felicità del dono è tutta nell'[[immaginazione]] della felicità del destinatario.
 
*Le atrocità sollevano un'indignazione minore, quanto più le vittime sono dissimili dai normali lettori, quanto più sono «more», «sudice», ''dago''<ref>Termine spregiativo con cui, nello slang americano, si indicano italiani, iberici e ibero-americani.</ref>. Questo fatto illumina le atrocità non meno che le reazioni degli spettatori. Forse lo schema sociale della percezione presso gli [[Antisemitismo|antisemiti]] è fatto in modo che essi non ''vedono'' gli ebrei come uomini. L'affermazione ricorrente che i selvaggi, i negri, i giapponesi, somigliano ad animali, o a scimmie, contiene già la chiave del ''[[pogrom]]''. Della cui possibilità si decide nell'istante in cui l'occhio di un [[animale]] ferito a morte colpisce l'uomo. L'ostinazione con cui egli devia da sé quello sguardo – «non è che un animale» – si ripete incessantemente nelle crudeltà commesse sugli uomini, in cui gli esecutori devono sempre di nuovo confermare a se stessi il «non è che un animale», a cui non riuscivano a credere neppure nel caso dell'animale. Nella società repressiva il concetto stesso dell'uomo è la parodia dell'uguaglianza di tutto ciò che è fatto ad immagine di Dio. Fa parte del meccanismo della «proiezione morbosa» che i detentori del potere avvertano come uomo solo la propria immagine, anziché riflettere l'umano proprio come il diverso. L'assassinio è quindi il tentativo di raddrizzare la follia di questa falsa percezione con una follia ancora maggiore: ciò che non è stato visto come uomo, eppure lo è, viene trasformato in cosa, perché non possa confutare, con un movimento, lo sguardo del pazzo. (n. 68, ''Gli uomini ti guardano''<ref>Riferimento al titolo del libro di Paul Eipper ''Le bestie ci guardano''</ref>) (''Gli uomini ti guardano'', 1974, p. 101)
===Note alla bibliografia===
*[...] lo sguardo lungo e contemplativo, a cui solo si dischiudono gli uomini e le cose, è sempre quello in cui l'impulso verso l'oggetto è spezzato, riflesso. La contemplazione senza violenza, da cui viene tutta la felicità della verità, impone all'osservatore di non incorporarsi l'oggetto: prossimità nella distanza. (da ''I masnadieri'', 1974, p. 85)
<references group="nota" />
*Lo stato di cose in cui l'individuo sparisce, è insieme quello dell'individualismo scatenato, in cui «tutto è possibile»: «ora si celebrano individui al posto degli dèi». La «liberazione» dell'individuo dalla ''polis'' svuotata dall'interno, non rafforza, ma elimina la resistenza, e, con la resistenza, l'individualità: questo processo, che trova il suo compimento negli stati dittatoriali, è il modello di una delle contraddizioni fondamentali che, dal secolo decimonono, ci hanno spinto verso il fascismo. (da ''Monade'', 1974, p. 144)
*[[Odi profanum vulgus et arceo]], disse il figlio del liberto. (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Nei migliori dei casi uno regala quello che gli piacerebbe per sé, ma di qualità lievemente inferiore.
*Nell'incanto di ciò che si rivela in assoluta impotenza, del [[Bellezza|bello]], che è perfetto e nullo ad un tempo, l'apparenza dell'onnipotenza si rispecchia negativamente come speranza. Il bello è sottratto ad ogni prova di efficienza. La totale assenza di scopi smentisce la totalità di tutto ciò che è conforme agli scopi nel mondo del dominio, ed è solo in virtù di questa negazione, che il sussistente opera sul proprio principio razionale conducendolo alle streme conseguenze, che la società esistente è stata consapevole, fino ad oggi, della possibilità di una società diversa. La beatitudine della contemplazione consiste nell'incanto disincantato. Ciò che scintilla, è la conciliazione del mito. (da ''Flauto magico'', 1974, pp. 214-215)
*Nella [[psicoanalisi]] non c'è nient'altro di vero che le sue esagerazioni.<ref>Citato in Citato in [[Remo Bodei]], ''Le logiche del delirio: {{small|ragione, affetti, follia}}'', [https://books.google.it/books?id=on2ODAAAQBAJ&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PT28&dq=&hl=it&pg=PT28#v=onepage&q&f=false p. 28], Laterza, Roma-Bari, 2015. ISBN 9788858121368</ref>
*Non c'è correzione, per quanto marginale o insignificante, che non valga la pena di effettuare. Di cento correzioni, ognuna può sembrare meschina o pedante; insieme, possono determinare un nuovo livello del testo. (da ''Dietro lo specchio'', 1974, p. 81)
*Nulla di più reazionario che contrapporre i dialetti popolari alla lingua scritta. Ozio, e perfino superbia e arroganza, hanno conferito alla lingua della classe superiore un carattere d'indipendenza e d'autodisciplina, che la mette in opposizione all'ambiente sociale in cui si è formata. Essa si rivolge contro i signori, che ne abusano per comandare, pretendendo di comandar loro a sua volta, e si rifiuta di servire ai loro interessi. Nella lingua degli oppressi, invece, resta solo l'espressione del dominio, che l'ha privata anche della giustizia che la parola autonoma, non deformata, promette a tutti coloro che sono abbastanza liberi per pronunciarla senza rancore. (da ''Stomaco vuoto'', 1974, pp. 96-97)
*Ogni [[psicologia]], a cominciare da quella di [[Protagora]], esaltando l'uomo con l'affermazione che egli è la misura di tutte le cose, ha fatto di lui, nello stesso tempo, l'oggetto, il materiale dell'analisi, e, una volta collocatolo tra le cose, lo ha assegnato alla loro nullità. (da ''L'io è l'es'', 1974, p. 55)
*Ogni [[satira]] è cieca verso le forze che si liberano nello sfacelo. (da ''L'errore di Giovenale'', p. 205)
*Primo ed unico principio dell'etica [[Sessualità|sessuale]]: l'accusatore ha sempre torto. (n. 29) (da ''Frutta nana'', 1974, p. 40)
*Quando il [[tempo]] è [[denaro]], sembra morale risparmiare tempo, specialmente il proprio.
*Quel che temiamo più d'ogni cosa, senza un motivo reale, tanto che sembriamo ossessionati da idee fisse, ha una proterva tendenza a succedere realmente. (da ''Il ragazzo della landa'', 1974, p. 158<ref>Con questa traduzione: "Ciò che temiamo più di ogni altra cosa, senza un reale motivo, apparentemente ossessionati da idee fisse, ha la proterva tendenza ad accadere realmente."</ref>)
*Se la filosofia della storia di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] avesse compreso il nostro tempo, le [[V2 (Aggregat 4)|V<small>2</small>]] hitleriane avrebbero trovato il loro posto, accanto alla morte precoce di [[Alessandro Magno|Alessandro]] e ad altre immagini del genere, tra i fatti empirici scelti in cui si esprime immediatamente e simbolicamente lo stato dello spirito del mondo. Come il fascismo, le V<small>2</small> sono lanciate e senza senza soggetto nello stesso tempo. Come il fascismo, uniscono la massima perfezione tecnica alla cecità assoluta. Come il fascismo, suscitano il massimo terrore e sono perfettamente vane. «Ho visto lo [[Napoleone Bonaparte|spirito del mondo]]», non a cavallo, ma alato e senza testa: e questo confuta, nello stesso tempo, la filosofia della storia di Hegel. (da ''Fuori tiro'', 1974, p. 45)
*Sei amato solo dove puoi mostrarti debole senza provocare in risposta la forza. (n. 122) (da ''Monogrammi'', 1974, p. 184)
*Veri sono solo i pensieri che non comprendono se stessi. (da ''Monogrammi,'' 1974, p. 184)