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==''WaldenIl ovverodottor Vita nei boschiŽivago''==
===[[Incipit]]===
Andavano e sempre camminando cantavano ''eterna memoria''<ref>Nella liturgia ortodossa queste parole sono cantate al termine del rito funebre all'interno della chiesa, prima che il corpo venga portato fuori, e sono poi ripetute lungo la via verso il cimitero, intervallate da altri canti funebri (2017).</ref>, e a ogni pausa era come se lo scalpiccio, i cavalli, le folate di vento seguitassero quel canto.<br/>I passanti facevano largo al corteo, contavano le corone, si segnavano. I curiosi, mescolandosi alla fila, chiedevano: "Chi è il morto?" La risposta era: "Živago." "Ah! allora si capisce." "Ma non lui. La moglie." "È lo stesso. [[Dio]] l'abbia in gloria. Gran bel funerale."
Quando ho scritto queste pagine — o, meglio, la maggior parte di esse — vivevo da solo nei boschi, in una casa che mi ero costruito sulle rive del lago Walden a Concord, nel Massachusetts, dove non c'era un vicino nel raggio di un miglio. Mi mantenevo col solo lavoro delle mie mani e ho vissuto così per due anni e due mesi. Adesso sono di nuovo un abitante del mondo civilizzato.<br>
{{NDR|Henry David Thoreau, ''Walden o vita nei boschi'', traduzione di Lorenzo Bianco, Liberamente, 2020}}
 
===Citazioni===
*In molti versetti<ref>''Stichiry'', versetti cantati al termine dei salmi serali e mattutini (2017).</ref> la [[maternità]] immacolata di [[Maria]] viene paragonata al [[passaggio del Mar Rosso]] da parte degli Ebrei. Per esempio, nel versetto: 'Nel Mar Morto è stata tracciata una volta l'immagine della Vergine Sposa'<ref>Citazione imprecisa dal ''Theotokion'', il cantico alla Vergine contenente anche un insegnamento dogmatico sul Cristo (2017).</ref>. (parte II, ''Di fronte alla casa con le statute'', 17)
====Capitolo I. ''Economia''====
*"I ragazzi sparano", pensava Lara. E non pensava solo a Nika, o a Patulja, ma a tutta la città dove si stava sparando. "Bravi ragazzi, onesti, – pensava. – Bravi. Ecco perché sparano."
*Di quanti triangoli meravigliosi sono vertici le stelle! Quanti [[extraterrestri|esseri lontani e differenti]], nelle [[pluralità dei mondi|dimore dell'universo]], stanno contemplando la stessa stella nello stesso momento!<ref>Da Henry David Thoreau, ''[https://books.google.it/books?id=_2ibDwAAQBAJ Walden]'', traduzione di Massimo Bocchiola, Bompiani, 2019 (edizione digitale). ISBN 978-88-587-8344-3.</ref>
*Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita.
*È difficile cominciare qualcosa senza prendere nulla a prestito, ma forse questa è la soluzione più generosa per permettere al prossimo di interessarsi alle nostre imprese. (Rizzoli, 2020)
*Era un'asciutta giornata di gelo del principio di novembre, con un cielo calmo, d'un grigio plumbeo: radi fiocchi di neve, da poterli contare, volteggiavano a lungo ed evasivamente prima di toccare il suolo e d'annidarsi poi, polvere grigia e lanuginosa, nelle buche della strada.
*Ecco quindi cos'è la [[vita]]: un esperimento in cui, per la gran parte, io non mi sono ancora lanciato [...]. (2020, p. 10)
*L'uomo nasce per [[vivere]], non per prepararsi alla vita.
*Siamo costretti a vivere e a rispettare la nostra esistenza con tale impegno e sincerità che ci neghiamo la possibilità di un [[cambiamento]]. (2020, p. 12)
*Sognò [...] Da un capo all'altro dell'appartamento, tutta indaffarata, si muoveva rapida e silenziosa Lara, con addosso la vestaglia da mattina infilata in fretta, e lui la seguiva alle calcagna, importuno, cercando con insistenza di mettere in chiaro qualcosa in modo insulso e a sproposito, mentre lei non aveva nemmeno un minuto da dedicargli, e alle sue spiegazioni rispondeva continuando a muoversi e limitandosi a volgere il capo dalla sua parte, con silenziosi sguardi perplessi e scoppi innocenti della sua incantevole risata argentina, unici tratti di intimità ancora rimasti tra loro. E così lontana, fredda e attraente era colei alla quale egli aveva dato tutto, colei che aveva preferito a tutto e a confronto con la quale tutto era inferiore e privo di valore!
*È vero che non ho mai aiutato il sole a [[alba|sorgere]], ma era comunque importante essere presente quando lo faceva. (2020, p. 18)
*La [[politica]] non mi dice nulla. Non mi piacciono gli uomini indifferenti alla verità.
*Le [[qualità]] migliori della natura umana, come i fiori in boccio, si possono conservare solo avendone la massima cura. Eppure noi non trattiamo né noi stessi né gli altri con tanta tenerezza. (1995, p. 20)
*Vivere significa sempre tendere in avanti, verso l'alto, verso la [[perfezione]], e raggiungerla.
*È duro avere un sorvegliante sudista; ancora più duro averne uno nordista; peggio di tutto, però, è essere negrieri di se stessi. (1995, p. 21)
*Nell'abbraccio di [[Gesù|Cristo]], nasce l'uomo.
*Pensate a quelle signore che si preparano all'ultimo giorno della loro vita tessendo cuscini da ''toilette'' per tema di tradire un interesse troppo vivo nel loro destino: quasi si potesse uccidere il tempo senza ferire l'eternità.<br />La maggioranza degli uomini vive in quieta [[disperazione]].<ref>Frase citata ne ''[[L'attimo fuggente]]'' («Molti uomini hanno vita di quieta disperazione») e ripresa dai [[Pink Floyd]] («''Sopravvivere in una quieta disperazione è tipico degli inglesi''»).</ref> Ciò che si chiama [[rassegnazione]] è disperazione rafforzata. (1995, pp. 21-22)
*Oh come si desidera a volte poter scappare dall'insulsa [[monotonia]] dell'umana eloquenza, dalle frasi sublimi, per cercare rifugio nella natura, apparentemente così silenziosa, oppure nel mutismo di fatiche lunghe ed estenuanti, del sonno profondo, di musica vera o dell'umana comprensione zittita dall'emozione!
*Conosciamo pochi uomini ma una quantità enorme di giacche e pantaloni. Vesti uno spaventapasseri col tuo abito migliore e restagli accanto nudo: chiunque, passando, saluterebbe per primo lo spaventapasseri. (2020, p. 23)
*Si accorsero allora che solo la [[vita]] simile alla vita di chi ci circonda, la vita che si immerge nella vita senza lasciar segno, è vera vita, che la felicità isolata non è felicità. [...] Era questo che amareggiava più di ogni cosa.
*Un contadino mi dice: «Non si può vivere solo a [[veganismo|dieta vegetale]], poiché essa non fornisce le sostanze per formare le [[osso|ossa]]». [...] e mentre parla, cammina dietro ai suoi buoi, che, con le ossa fatte di sostanze vegetali, si trascinano appresso lui e il suo pesante aratro, per quanti ostacoli abbiano davanti. (1995, p. 23)
*Essere [[filosofo|filosofi]] non significa soltanto avere pensieri acuti, o fondare una scuola, ma amare la saggezza tanto da vivere secondo i suoi dettami: cioè condurre una vita semplice, indipendente, magnanima e fiduciosa. Significa risolvere i problemi della vita non solo teoricamente ma praticamente. (1995, p. 28)
*In ogni stagione, e a qualunque ora del giorno e della notte, è sempre stata mia cura migliorare quanto più potessi l'attimo in cui mi trovavo a vivere, e fermarlo per vivere nel punto d'incontro di due eternità, il passato e il futuro, vale a dire nel presente; e attenermi fedelmente a esso. (1995, pp. 29-30)
*Dico: [[riguardi|guardatevi]] da tutte le imprese che richiedono [[vestito|abiti]] nuovi, invece che nuovi «indossatori». Se non c'è l'uomo nuovo, come si potranno fare abiti che gli si adattino? Se dovete intraprendere qualche cosa di nuovo, fatelo nei vostri abiti vecchi. (1995, p. 35)
*Tutti gli uomini hanno bisogno non di qualcosa ''con cui fare'', ma di qualcosa ''da fare'', o piuttosto di qualcosa ''per essere''. (1995, p. 36)
*Avevo sulla scrivania tre fermacarte di pietra, ma fui terrificato dallo scoprire che bisognava spolverarli ogni giorno, mentre tutto quello che c'è nella mia mente può restare com'è, coperto di [[polvere]]. [...] Preferirei piuttosto sedermi all'aria aperta, dato che, tranne lì dove l'uomo ha scavato il terreno, la polvere non si posa sull'erba. (pp. 37-38)
*Ogni vestito è pietoso e grottesco, quando non è indosso all'uomo. (1995, p. 38)
*Forse, se gli uomini [[costruzione|costruissero]] le proprie dimore con le loro mani e si procacciassero di che vivere con semplicità e onestà, le loro facoltà poetiche sarebbero sviluppate universalmente, così come gli uccelli di tutto il mondo cantano mentre occupati nel loro lavoro. Ma, ahimè, noi facciamo come gli storni e i cuculi, che depongono le uova nei nidi costruiti da altri e non rallegrano i viaggiatori con il loro canto stonato. (2020, p. 47)
*Mi viene da pensare che non sono tanto gli uomini i guardiani delle [[gregge|greggi]], ma le greggi guardiani degli uomini, perché quelle sono molto più libere di questi. (1995, p. 63)
*L'[[opinione]] pubblica è un tiranno assai debole, paragonata alla nostra opinione personale. Ciò che determina o piuttosto indica il [[destino|fato]] di un uomo è l'opinione che egli ha di se stesso. (1988, p. 64)
*In breve io sono convinto, sia per fede che per esperienza, che mantenersi su questa terra non sia una cosa ardua ma un passatempo, se si vive con saggezza e semplicità: ché gli scopi della nazione più semplice sono sempre gli svaghi di quelle più superficiali. (1995, p. 76)
*I nostri costumi sono stati corrotti a furia di comunicare con i [[santo|santi]]. I nostri libri dei [[Salmi]] risuonano di armoniose maledizioni contro Dio, e Lo sopportano sempre. (1995, p. 82)
*Ogni [[generazione]] ride delle [[moda|mode]] vecchie, ma segue religiosamente quelle nuove. (1988, p. 84)
*Non c'è odore più cattivo di quello emanato dalla [[bontà]] corrotta: è l'umana e divina carogna che lo produce. Se sapessi con sicurezza che un uomo sta venendo da me per farmi del bene, correrei a mettermi in salvo […]. (1988, p. 135)
*A lungo andare gli uomini colpiscono soltanto ciò cui mirano. Pertanto, sebbene in principio falliscano il segno, meglio sarebbe che mirassero a qualcosa di più alto. (1988, p. 85)
 
* – Cosa posso dirvi – rispose Jura. Si mosse irrequieto sulla seggiola, si alzò, fece alcuni passi e sedette di nuovo. – Prima di tutto, domani vi sentirete meglio, ci sono i sintomi, son pronto a farmi tagliare la testa. E poi: la morte, la coscienza, la fede nella resurrezione... Volete sapere la mia opinione di naturalista? Non sarebbe meglio un'altra volta? No? Subito? Bene, come volete. Solo che è una cosa difficile, così, di punto in bianco –.....<br />– La resurrezione. Nella forma più volgare in cui se ne parla, a consolazione dei deboli, mi è estranea. E anche le parole di Cristo sui vivi e sui morti io le ho sempre intese in un altro modo. Dove mettereste questi immensi eserciti arruolati in tutti i millenni? Non basterebbe l'universo, le divinità, il bene e il raziocinio dovrebbero cedere il posto. In quell'avida calca animalesca sarebbero schiacciati.<br />– Ma, nel tempo, sempre la medesima vita, incommensurabilmente identica, riempie l'universo, a ogni ora si rinnova di innumerevoli combinazioni e trasformazioni. Ecco, voi vi preoccupate se risorgerete o meno, mentre siete già risorta, senza accorgervene, quando siete nata.<br />– Sentirete dolore? Sente forse il tessuto la propria dissoluzione? Cioè, in altre parole, che sarà della vostra coscienza? Ma che cos'è la coscienza? Vediamo. Desiderare coscientemente di dormire è insonnia garantita, tentare coscientemente di avvertire il lavorio del propria [[digestione]] è esattamente perturbare la sua innervazione. La coscienza è un veleno, un mezzo di autoavvelenamento per il soggetto che la applica a se stesso. La coscienza è luce, proiettata al di fuori e che illumina la strada a noi, perché non si inciampi. La coscienza sono i fari accesi davanti ad una locomotiva che corre. Rivolgete la loro luce all'interno e succederà una catastrofe.<br />– Dunque, che sarà della vostra coscienza? Della vostra. La vostra. Ma voi cosa siete? Qui sta il punto. Guardiamo meglio. In che modo avete memoria di voi stessa, di quale parte del vostro organismo siete cosciente? Dei vostri reni, del fegato, dei vasi sanguigni? No, per quanto ricordiate, di voi vi siete sempre accorta di una estrinsecazione, in un atto, nelle opere delle vostre mani, in famiglia, fra gli altri. E, ora, state bene attenta. L'uomo negli altri uomini, ecco che cos'è l'anima dell'uomo. Ecco che cosa siete voi, ecco di che cosa ha respirato, si è nutrita, di che cosa si è abbeverata per tutta la vita la vostra coscienza. Della vostra anima, della vostra immortalità, della vostra vita negli altri. E allora? Negli altri siete vissuta, negli altri resterete. Che differenza fa per voi se poi ciò si chiamerà memoria? Sarete ancora voi, entrata a far parte del futuro.<br />– Un ultima cosa. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. La morte non esiste. La morte non riguarda noi. Ecco, voi avete parlato di talento, questa è un'altra cosa, una cosa nostra, scoperta da noi. E il talento, nella sua nozione più alta e più lata, è il dono della vita.<br />– Non vi sarà morte, dice Giovanni Evangelista: guardate come è semplice la sua argomentazione. Non vi sarà morte, perché il passato è ormai trascorso. Quasi come dire: non vi sarà morte, perché questo è già stato visto, è vecchio e ha stancato, e ora occorre qualcosa di nuovo e il nuovo è la vita eterna.<br />Parlando, Jura passeggiava per la stanza. – Dormite, – disse accostandosi al letto e ponendo le mani sulla testa dell'inferma. Passò qualche minuto e Anna Ivànova cominciò ad assopirsi. <br />Silenziosamente Jura uscì dalla camera e disse alla Egòrovna di richiamare l'infermiera. «Che diavolo,- pensò,- sto diventando una specie di ciarlatano. Mi metto pure a fare scongiuri, a curare la gente imponendo le mani».
====Capitolo II. ''Dove vivevo e perché''====
*La [[mattina]] ci riporta alle epoche eroiche. (1988)
*Dobbiamo imparare a [[risveglio|risvegliarci]] e a mantenerci desti, non con aiuti meccanici ma con una infinita speranza nell'[[alba]], che non ci abbandona neppure nel sonno più profondo. Non conosco nulla di più incoraggiante dell'incontestabile capacità dell'uomo di elevare la sua vita con uno sforzo cosciente. È bello sapere dipingere un certo quadro, o scolpire una statua e così rendere belli alcuni oggetti; ma è molto più degno di gloria scolpire e dipingere l'atmosfera stessa e il mezzo con il quale guardiamo, cosa che possiamo fare moralmente. L'arte più degna è influire sulle qualità del giorno. (1995, p. 93)
[[Immagine:Thoreaus quote near his cabin site, Walden Pond.jpg|thumb|upright=1.4|Citazione di Thoreau tratta da ''Walden'', riportata in lingua originale su un cartello]]
*[[Semplicità]], semplicità semplicità! Dico, che i vostri affari siano due o tre e non cento o mille; invece d'un milione contate mezza dozzina, e tenete i vostri conti sull'unghia del pollice! (1995, p. 94)
*Come la [[Confederazione germanica|Confederazione Tedesca]], la nostra vita è composta da staterelli, con i confini sempre fluttuanti, cosicché neppure un tedesco potrebbe dirvi in qualunque momento quali essi siano. (1995, p. 94)
*Il [[tempo]] non è che il ruscello dove io vado a pesca. (1995, p. 100)
*[...] un uomo è [[ricchezza|ricco]] in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno. (1988, p. 143)
*Andai nei [[bosco|boschi]] perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici [...].<ref>Passo citato ne ''[[L'attimo fuggente]]'': «Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza, in profondità, succhiando tutto il midollo della vita, [...] per sbaragliare tutto ciò che non era vita e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto».</ref> (1988, pp. 152 sg.)
*Colonizziamo noi stessi, lavoriamo e muoviamoci con i piedi ben giù, nel fango e nella mota delle opinioni, dei pregiudizi, delle tradizioni, degli inganni e delle apparenze […] finché non arriveremo a un fondo solido e alla viva roccia, che potremo chiamare ''realtà'', e di cui potremo dire: «Questo esiste senza possibilità di errore» e poi, avendo un ''point d'appui'', sotto l'inondazione, il gelo e il fuoco, cominciamo a preparare un luogo dove si possa piantare con sicurezza un muro, o uno Stato, o un palo da lampione, o magari un idrometro […] affinché i secoli futuri possano sapere come, a poco a poco, un'inondazione di falsità e apparenze si fosse formata nei secoli trascorsi. […] Morte o vita che sia, desideriamo soltanto la realtà. (1988, p. 160)
 
===[[Explicit]]===
====Capitolo III. ''La lettura''====
Agli amici ormai invecchiati, seduti presso la finestra, pareva che quella libertà dell'anima fosse giunta, che proprio quella sera il futuro si fosse tangibilmente calato in quelle vie, là sotto, che loro stessi fossero entrati nel futuro e ivi si trovassero d'ora in poi. Una gioiosa, commossa sicurezza per quella sacra città e per tutta la terra, per i personaggi di questa storia giunti fino a quella sera e per i loro figli, li penetrò e li afferrò con una sommessa musica di felicità, che si effondeva lontano, tutt'attorno. Il piccolo quaderno tra le loro mani sembrava sapesse tutto questo e desse ai loro sentimenti un sostegno e una conferma.
*Le opere dei grandi [[poeta|poeti]] non sono ancora mai state lette dall'umanità poiché solo i grandi poeti possono leggerle. Sono state lette solo come la moltitudine legge le stelle, al massimo astrologicamente, mai astronomicamente. (1995, p. 105)
*Per quanti uomini la lettura d'un [[libro]] è stata l'inizio d'una nuova era nella loro vita! (1988, p. 171)
 
==Bibliografia==
====Capitolo V. ''Solitudine''====
*Boris Pasternak, ''Il dottor Živago'', traduzione di Serena Prina, Feltrinelli, Milano, 2017. ISBN 9788858831793<ref group="nota">Edizione usata solo per le note al testo.</ref>
*Io non ho molta compagnia nella mia casa, soprattutto al mattino, quando non viene nessuno. (Rizzoli, 2020)
*Non trovai mai un compagno che fosse tanto buon compagno della [[solitudine]]. (Rizzoli, 2020)
*Per la maggior parte, noi siamo più soli quando usciamo tra gli uomini che quando restiamo in camera nostra. Un uomo che pensi o lavori è sempre solo – lasciatelo stare dove vuole. La solitudine non è misurata dalle miglia di distanza che si frappongono fra un uomo e il suo prossimo. (1988, p. 201)
 
====CapitoloNote VI.alla ''Visitatori''=bibliografia===
<references group="nota" />
*La sua persona suggeriva che anche nei gradi più bassi della vita potrebbero esservi uomini di genio, per quanto umili, illetterati e senza prospettive di migliorare questo loro stato essi siano; hanno sempre le loro idee originali, oppure non fingono di averle, e sono senza fondo come si credeva fosse il lago di Walden, sebbene possono essere oscuri e fangosi. (1988, p. 217)
*[...] se l'uomo è vivo, c'è sempre il ''pericolo'' che egli possa morire, sebbene si debba ammettere che il pericolo è minore in proporzione a quanto egli è più morto che vivo, tanto per cominciare. (1988, p. 220)
 
====Capitolo XI. ''Leggi più alte''====
*Quanto alla caccia, negli ultimi anni che mi portai appresso il fucile, la mia scusa era che stavo studiando [[ornitologia]], e che cercavo solo uccelli nuovi e rari. Ma confesso che ora sono incline a pensare che vi sia un modo più raffinato di studiare ornitologia. Esso richiede un'osservazione ancora più attenta alle abitudini degli uccelli, cosicché, non fosse che per quella sola ragione, ho voluto rinunciare al fucile. (1995, p. 199)
*Nessun essere umano, superata la spensierata età della fanciullezza, vorrà [[uccisione|uccidere]] per semplice piacere una qualsiasi creatura che vive nella sua stessa maniera. La [[lepre]], nella sua agonia, grida come un fanciullo. (1995, p. 200)
*In certi paesi, è piuttosto comune vedere un prete che va a [[caccia]]. Costui potrebbe essere un buon cane da pastore, forse, ma è molto lontano dall'essere un Buon Pastore. (1995, p. 200)
*[…] mi sono scoperto incapace di pescare senza diminuire un po' nella stima che ho di me stesso. […] Inoltre, c'è qualche cosa di essenzialmente poco pulito, in questo cibo e in tutta la carne, e cominciai a vedere dove inizia il lavoro di casa e dove invece il tentativo – che costa così tanto – di avere un'apparenza pulita e rispettabile ogni giorno, e di mantenere la casa sempre accogliente e libera da cattivi odori e cattive viste. (1995, p. 201)
*Nel mio caso, l'obbiezione pratica al cibo animale era la sua sporcizia; e inoltre, quando avevo preso, pulito, cucinato e mangiato il mio pesce, esso pareva non avermi essenzialmente nutrito. Era insignificante e non necessario, e costava più di quello a cui serviva. Un po' di pane o un po' di patate sarebbero serviti allo stesso scopo, con meno seccatura e minore sporcizia. (1995, p. 202)
*Credo che ogni uomo che sia sempre stato sincero nel conservare nelle migliori condizioni le proprie più alte e poetiche facoltà, sia stato particolarmente incline ad [[vegetarianismo|astenersi da cibo animale]] e da molto cibo di qualsiasi genere. (1995, p. 202)
*Può essere vano chiedere perché l'immaginazione non possa essere riconciliata alla carne e al grasso. A me basta che sia così. Non è un rimprovero il fatto che l'uomo sia un animale carnivoro? È vero, egli può vivere, e vive in effetti, per lo più depredando gli altri animali; ma questo è un miserabile modo di vita – come può ben convincersi chi vada a mettere trappole ai conigli o a sgozzare gli agnelli – e sarà considerato benefattore della sua razza colui che insegnerà all'uomo di limitarsi a un cibo più innocente e più sacro. Qualunque possa essere la mia consuetudine, non ho dubbio che appartenga al destino della razza umana, nel suo graduale miglioramento, smettere di mangiare animali; allo stesso modo che le tribù selvagge hanno smesso di mangiarsi l'una l'altra quando vennero in contatto con le più civili. (1995, p. 203)
*La [[bontà]] è il solo investimento che mai fallisce. (1995, p. 205)
*La [[castità]] è la fioritura dell'uomo; e ciò che si chiama Genio, Eroismo, Santità e simili, sono solo i vari frutti che vengono come conseguenza di essa. L'uomo fluisce subito a Dio quando il canale della [[purezza]] è aperto. Alternativamente, la nostra purezza c'ispira e la nostra impurità ci abbatte. [[Benedizioni dai libri|Benedetto]] colui che è certo che l'animale che sta nel suo cuore sta morendo giorno per giorno, e che l'essere divino è in lui affermato. (1995, p. 206)
*Se volete essere casti, dovete essere [[temperanza|temperati]]. (1995, p. 207)
*Dallo sforzo vengono purezza e saggezza, l'ignoranza e la sensualità provengono dall'[[accidia]]. (1995, p. 207)
*Siamo tutti scultori e pittori, e il nostro materiale è la nostra stessa carne, il nostro sangue, le nostre ossa. (1995, p. 208)
*In me stesso trovavo, e trovo, un istinto verso una vita più alta, o, come si dice, spirituale (come succede a molti uomini), e per un altro verso una vita selvaggia, primitiva ed esuberante: io le accettavo reverentemente ambedue. (1988, p. 280)
 
====Capitolo XII. ''Vicini selvaggi''====
*Una volta fui meravigliato di vedere una [[gatta]] passare lungo la riva sassosa dello stagno, poiché è piuttosto raro che esse si spingano tanto lontano da casa. La sorpresa fu reciproca. Tuttavia, anche la gatta più domestica, che abbia trascorso i suoi giorni sdraiata su un tappeto, appare completamente a suo agio nei boschi, e con quel suo avanzare furtivo e sornione, dimostra di essere più nativa di quel luogo che noi, i suoi comuni abitatori. (1995, p. 217)
 
====Capitolo XVI. ''Il lago d'inverno''====
*Il cielo è sotto i nostri piedi altrettanto che sopra la nostra testa. (Rizzoli, 2020)
 
====Capitolo XVIII. ''Conclusione''====
*Le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo. (Rizzoli, 2020)
*Se uno avanza fiducioso nella direzione dei suoi sogni e cerca di vivere la vita che s'è immaginato, incontrerà un inatteso successo nelle ore comuni. (Rizzoli, 2020)
*L'[[oca selvatica]] è più cosmopolita di noi: essa fa colazione in Canada, pranza nell'Ohio, e si liscia le penne per la notte in un ''bayou'' del Sud. Anche il [[bisonte]] si tiene a pari con le stagioni, in qualche modo; infatti, pascola nel Colorado solo finché un'erba più verde e più dolce non l'attende presso lo Yellowstone. Tuttavia noi crediamo che, abbattute le siepi e alzati mucchi di pietre attorno alle nostre terre, si sia posto il limite della nostra vita e deciso il nostro destino. (1995, p. 291)
*La superficie della terra è morbida, atta a ricevere l'impronta dei piedi umani; così sono i sentieri che la mente percorre. Come devono essere logore e polverose le strade maestre del mondo, e quanto profondi i solchi della tradizione e della conformità. (1995, p. 294)
*Molti si credono troppo superiori per farsi mantenere dalla città, ma più spesso succede che non siano tanto superiori da non mantenersi con mezzi [[disonestà|disonesti]], cosa che dovrebbe essere assai più disonorevole. (1995, p. 298)
*In generale, noi non siamo dove siamo, ma in una falsa posizione. Per un'infermità della nostra natura, noi immaginiamo una situazione e ci poniamo in essa; così ci troviamo in due situazioni diverse, contemporaneamente. L'uscirne è due volte difficile. (1988, pp. 403 sg.)
*La ricchezza [[superfluo|superflua]] può comperare solo cose superflue, ma per comprare ciò che è necessario all'anima non occorre danaro. (1988, p. 405)
*Datemi la [[verità]], invece che amore, danaro o fama.<ref>Frase ripresa in ''[[Into the Wild - Nelle terre selvagge]]'': «Non l'amore, non i soldi, non la fede, non la fama, non la giustizia, datemi la verità!».</ref> Sedetti a una tavola imbandita di cibo ricco, vino abbondante e servi ossequiosi, ma alla quale mancavano la sincerità e la verità; partii affamato da quel desco inospitale. L'ospitalità era fredda come i gelati. (1988, p. 407)