Emilio Gentile: differenze tra le versioni

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→‎L'Italia giolittiana: sciopero generale del 1904
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*[[Gino Olivetti|Olivetti]], come si opponeva all'idea che il diritto di sciopero fosse assoluto, così negava agli industriali un diritto illimitato a chiudere le fabbriche. Egli pensava che i diritti individuali riconosciuti dalle leggi dello Stato formassero un sistema organico e si limitassero a vicenda, nel senso che nessuno poteva arrogarsi il diritto di tenere una condotta tale da minacciare l'integrità della compagine sociale. (cap. III, p. 75)
*{{NDR|[[Enrico Ferri]]}} Contro il riformismo, egli si ergeva a rappresentante e fautore del più assoluto intransigentismo, senza però sostenere l'intransigenza con una salda concezione politica. Per il fascino personale e per la suggestione del suo rivoluzionarismo oratorio, Ferri riuscì tuttavia a conseguire notevoli successi personali nel partito, come l'uomo più rappresentativo della sinistra intransigente, ma anche disponibile, come si vide in seguito, a conversioni di rotta e a mediazioni di potere. (cap. IV, p. 88)
*Lo sciopero generale {{NDR|del 1904}} sconvolse e paralizzò il paese, giungendo del tutto imprevisto per intensità ed estensione, suscitando grandi paure nella borghesia e altrettanto grandi aspettative e speranze nel proletariato. Ma Giolitti conservò un atteggiamento calmo e sicuro, attendendo l'esaurimento dell'agitazione, convinto com'era che essa non aveva sufficienti motivi per durare a lungo. (cap. IV, p. 100)
*Su «Cultura sociale» del 16 agosto 1902, [[Romolo Murri|Murri]] accusò [[Giovanni Battista Paganuzzi|Paganuzzi]] di essere il vero responsabile, per la sua pervicace intransigenza, dei dissidi che minacciavano l'unità del mondo cattolico e della crisi dell'Opera {{NDR|dei Congressi}}: per la sua ottusa convinzione di essere l'unico baluardo dell'ortodossia e dell'Italia cattolica, Paganuzzi era il vero nemico dell'unità dei cattolici. (cap. V, p. 111)
*Il [[Giovanni Grosoli|Grosoli]] era persona ben accetta ai democratici cristiani, anche se non condivideva le loro idee perché era più favorevole, come [[Filippo Meda|Meda]], ad un intervento dei cattolici nella vita politica in funzione conservatrice e su basi moderate. Disposto a concedere maggior soddisfazione alle esigenze ed alle richieste dei giovani, senza venir meno all'obbedienza delle direttive del Vaticano, Grosoli tentò di ricomporre la concordia tra i cattolici e salvare l'organizzazione dell'Opera {{NDR|dei Congressi}}. (cap. V, p. 112)