Emilio Gentile: differenze tra le versioni

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→‎L'Italia giolittiana: Giovanni Battista Paganuzzi
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*[[Gino Olivetti|Olivetti]], come si opponeva all'idea che il diritto di sciopero fosse assoluto, così negava agli industriali un diritto illimitato a chiudere le fabbriche. Egli pensava che i diritti individuali riconosciuti dalle leggi dello Stato formassero un sistema organico e si limitassero a vicenda, nel senso che nessuno poteva arrogarsi il diritto di tenere una condotta tale da minacciare l'integrità della compagine sociale. (cap. III, p. 75)
*{{NDR|[[Enrico Ferri]]}} Contro il riformismo, egli si ergeva a rappresentante e fautore del più assoluto intransigentismo, senza però sostenere l'intransigenza con una salda concezione politica. Per il fascino personale e per la suggestione del suo rivoluzionarismo oratorio, Ferri riuscì tuttavia a conseguire notevoli successi personali nel partito, come l'uomo più rappresentativo della sinistra intransigente, ma anche disponibile, come si vide in seguito, a conversioni di rotta e a mediazioni di potere. (cap. IV, p. 88)
*Su «Cultura sociale» del 16 agosto 1902, Murri accusò [[Giovanni Battista Paganuzzi|Paganuzzi]] di essere il vero responsabile, per la sua pervicace intransigenza, dei dissidi che minacciavano l'unità del mondo cattolico e della crisi dell'Opera: per la sua ottusa convinzione di essere l'unico baluardo dell'ortodossia e dell'Italia cattolica, Paganuzzi era il vero nemico dell'unità dei cattolici. (cap. V, p. 111)
*Lasciando il governo, [[Giovanni Giolitti|Giolitti]] indicò al re come suo successore il deputato forlivese [[Alessandro Fortis]]. Fortis era un ex deputato garibaldino che si era convertito alla monarchia, aveva fatto le sue prime esperienze di governo sotto Crispi, come sottosegretario all'Interno, era stato ministro dell'agricoltura con Pelloux nel suo primo gabinetto, e, infine, aveva concluso la sua trasformazione parlamentare come amico personale e fedele sostenitore di Giolitti. (cap. VI, p. 123)
*Personalità brillante ma priva di originalità, intelligente ma poco costante nell'impegno, legato al mondo degli affari e della finanza per la sua professione di avvocato, Fortis era politicamente un tipico rappresentante della maggioranza neotrasformista di Giolitti. (cap. VI, p. 123)