Utente:Dread83/DreadBox6: differenze tra le versioni

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===Citazioni===
*Io rifiuto un potere conferitomi sotto la speciosa forma di "diritti dell'uomo". Il mio potere è la mia proprietà, il mio potere mi dà la proprietà. Io stesso sono il mio potere... e per esso sono la mia proprietà.
*Chi, per rimanere padrone di ciò che possiede, deve contare sulla mancanza di volontà di altri, è una cosa fatta da questi altri, così come il padrone è una cosa fatta dal servo. Se venisse meno la sottomissione, il padrone cesserebbe d'essere.
 
*Ma osservate un po' quel sultano che si cura con tanto affetto dei «suoi». Non è forse il puro disinteresse in persona? Non si sacrifica forse di continuo per i suoi? Sì, proprio per i «suoi»! Prova un po' a mostrarti non suo, ma tuo: per questo verrai gettato in carcere, tu che ti sei sottratto al suo egoismo. Il sultano ha fondato la sua causa su null'altro che se stesso: per sé egli è tutto in tutto, per sé è l'unico e non tollera che qualcuno osi non essere uno dei «suoi».<br />E allora, sulla base di questi fulgidi esempi, non volete capire che è l'egoista ad avere sempre la meglio? Io, per conto mio, ne traggo un grande insegnamento e, piuttosto che continuare a servire disinteressatamente quei grandi egoisti, voglio essere l'egoista io stesso.<br />Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa su nulla, su null'altro che se stessi. Allo stesso modo io fondo allora la mia causa su ''me stesso'', io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro, che sono il mio tutto, io che sono l'unico.<br />Se Dio, se l'umanità hanno, come voi assicurate, sufficiente sostanza in sé per essere a se stessi il tutto in tutto, allora io sento che ''a me'' mancherà ancora meno e che non avrò da lamentarmi della mia «vuotezza». Io non sono nulla nel senso della vuotezza, bensi il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso, in quanto creatore, creo tutto.<br />Lungi da me perciò ogni causa che non sia interamente la mia causa! Voi pensate che la mia causa dovrebbe essere almeno la «buona causa»? Macché buono e cattivo! Io stesso sono la mia causa, e io non sono né buono né cattivo. L'una e l'altra cosa non hanno per me senso alcuno.<br />Il divino è la causa di Dio, l'umano la causa «dell'uomo». La mia causa non è né il divino né l'umano, non è ciò che è vero, buono, giusto, libero, ecc., bensi solo ciò che è ''mio'', e non è una causa generale, ma - ''unica'', così come io stesso sono unico.<br />Non c'è nulla che m'importi più di me stesso! (pp. 12-13)
 
*Ma osservate un po' quel sultano che si cura con tanto affetto dei «suoi». Non è forse il puro disinteresse in persona? Non si sacrifica forse di continuo per i suoi? Sì, proprio per i «suoi»! Prova un po' a mostrarti non suo, ma tuo: per questo verrai gettato in carcere, tu che ti sei sottratto al suo egoismo. Il sultano ha fondato la sua causa su null'altro che se stesso: per sé egli è tutto in tutto, per sé è l'unico e non tollera che qualcuno osi non essere uno dei «suoi».<br />E allora, sulla base di questi fulgidi esempi, non volete capire che è l'egoista ad avere sempre la meglio? Io, per conto mio, ne traggo un grande insegnamento e, piuttosto che continuare a servire disinteressatamente quei grandi egoisti, voglio essere l'egoista io stesso.<br />Dio e l'umanità hanno fondato la loro causa su nulla, su null'altro che se stessi. Allo stesso modo io fondo allora la mia causa su ''me stesso'', io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro, che sono il mio tutto, io che sono l'unico.<br />Se Dio, se l'umanità hanno, come voi assicurate, sufficiente sostanza in sé per essere a se stessi il tutto in tutto, allora io sento che ''a me'' mancherà ancora meno e che non avrò da lamentarmi della mia «vuotezza». Io non sono nulla nel senso della vuotezza, bensi il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso, in quanto creatore, creo tutto.<br />
Lungi da me perciò ogni causa che non sia interamente la mia causa! Voi pensate che la mia causa dovrebbe essere almeno la «buona causa»? Macché buono e cattivo! Io stesso sono la mia causa, e io non sono né buono né cattivo. L'una e l'altra cosa non hanno per me senso alcuno.<br />Il divino è la causa di Dio, l'umano la causa «dell'uomo». La mia causa non è né il divino né l'umano, non è ciò che è vero, buono, giusto, libero, ecc., bensi solo ciò che è ''mio'', e non è una causa generale, ma - ''unica'', così come io stesso sono unico.<br />Non c'è nulla che m'importi più di me stesso! (pp. 12-13)
 
*Il rude pugno della moralità non ha alcun riguardo per la nobile essenza dell'egoismo. (p. 63)
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*Se vi ''prendete'' il godimento, esso è un vostro diritto; ma se lo agognate soltanto, senza prendervelo, esso resterà quel che era prima: un «diritto meritatamente acquisito» di chi ha il privilegio di godere. Resterà un ''suo'' diritto, così come diventerebbe ''vostro'' se ve lo prendeste. (p. 201)
*Per lo Stato è assolutamente necessario che nessuno abbia una volontà propria e, se qualcuno dimostra di averla, lo Stato deve escluderlo (rinchiuderlo, esiliarlo, ecc.); se tutti dimostrassero di averla, essi abolirebbero lo Stato. (p. 205)
*Chi, per rimanere padrone di ciò che possiedesussistere, deve contare sulla mancanza di volontà didegli altri, è unaun cosaprodotto fattamal dafatto di questi altri, così come il padrone è unaun cosaprodotto fattamal dalfatto servodello schiavo. Se venisse menocessasse la sottomissionesoggezione, per il padronedominio cesserebbesarebbe finita. d'essere(p. 206)
*Il comportamento dello Stato è espressione del suo potere, della sua violenza, ma questa egli la chiama «diritto», quella del singolo «delitto». (p. 207)
*Nelle ricchezze del [[banchiere]] io vedo tanto poco qualcosa di estraneo come [[Napoleone]] nelle terre dei re: noi non abbiamo alcun ''timore'' di «''conquistarle''» e anzi cerchiamo i mezzi per poterlo fare. Noi togliamo loro, dunque, questo ''spirito'' di ''estraneità'' di cui un tempo avevamo timore. (p. 291)