Fernand Braudel: differenze tra le versioni

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*Chi non può visitarla {{NDR|l'America latina}} di persona, cerchi almeno di conoscerla attraverso [[Letteratura latinoamericana|la sua letteratura]], mirabile, franca, poco sofisticata, ingenuamente e schiettamente impegnata. Vi troverà la possibilità di mille viaggi in ispirito, e una testimonianza di tale chiarezza da superare tutto ciò che i servizi giornalistici, gli studi sociologici, economici, geografici e storici (quest'ultimi spesso eccellenti) possono offrirci. La letteratura ci restituisce anche l'inestimabile profumo di paesi e società isolate, avare dei loro segreti, nonostante la cordialità e la franchezza dell'accoglienza. (vol. II, pp. 486-487)
*La [[Rus' di Kiev|prima Russia]], formata da una mescolanza di popoli europei e asiatici, fu quella dei «piccoli russi». La fusione dei popoli, la prosperità delle città e tutto il fervore di vita tra Novgorod la Grande a nord e [[Kiev]] a sud, non si spiegherebbero, senza la presenza di una via di prospero commercio tra il Baltico e il mar Nero, con le sue diramazioni da un lato fino a Bisanzio – la ricchissima città le cui luci abbagliarono i kievani, ispirando loro folli spedizioni – e dall'altro fino a Baghdād – che in quell'epoca cominciava a raggiungere il suo pieno splendore. [...] Da Novgorod a Kiev, tutta una fila di città vicine fra loro si scambiavano merci, conflitti e principi<br>Lo splendore di quella prima Russia si spiega in un contesto di storia generale. Infatti, chiuso per lungo tempo il Mediterraneo occidentale dalla conquista islamica dei secoli VII e VIII, gli si sostituì la via continentale tra Novgorod e Kiev come via di collegamento tra i paesi del nord e le ricche contrade del sud. Il giorno in cui, fra il secolo XI e il XII, con la fine della supremazia musulmana sul mare, il Mediterraneo fu nuovamente aperto ai traffici, decrebbe l'interesse di questa interminabile via, fatta di strade fluviali e carovaniere, fino a scomparire definitivamente con l'occupazione latina di [[Costantinopoli]] nel 1204. La via marittima uccise quella continentale.<br>Già prima di quella data i principi di Kiev avevano incontrato crescenti difficoltà a difendere le loro frontiere e ad assicurare la continuità del percorso dal Baltico al mar Nero. Secondo un antico proverbio «se è per mangiare e per bere, tutti vanno a Kiev, ma al momento di difenderla tutti spariscono». Fu proprio così. (vol. II, pp. 598-599)
*[...] nel nord si era andato sviluppando, tra una miriade di feudi e tra oscure lotte, il [[Granducato di Mosca|principato di Mosca]], fondato nel secolo XIII, che andò poco a poco «assorbendo» la terra russa (come i Capetingi quella francese a partire dall'Ile-de-France) e riuscì a liberarsi della tutela tatara (1480). [...] In generale, i sovrani dell'Orda d'Oro favorirono e appoggiarono lo sviluppo di [[Mosca]]; convertitisi tardi e male all'islamismo, essi furono di solito tolleranti e permisero ai popoli loro soggetti di conservare statuti e religione, tanto che a Saraj c'era una chiesa ortodossa.<br>Tra padroni e tributari furono d'altronde numerosi i matrimoni, e si poté dire che in Moscovia esisteva un'aristocrazia «semi-orientale». [...] Per lungo tempo i Mongoli avevano imposto il loro prestigio ai principi moscoviti. La loro civiltà era molto più raffinata di quella russa, il loro stato meglio organizzato, tanto da essere preso a modello, e la loro economia monetaria non aveva equivalente nel nord. [...] La civiltà superiore dell'Orda d'Oro trasmise un certo carattere asiatico agli usi e costumi della Moscovia. In realtà questa si era comportata come una popolazione barbarica, illuminata e soggiogata da una civiltà superiore. Questa convivenza ricorda da vicino – anche se con conflitti meno forti – i rapporti tra la Spagna cristiana e la brillante Spagna musulmana. Va notato che lo zar di Mosca prese il sopravvento sul khan musulmano verso il 1480, nel momento in cui la ''reconquista'' spagnola andava avvicinandosi al suo ultimo atto, con la presa di Granada del 1492. (vol. II, pp. 605-606)
*{{NDR|Su [[Palazzo Ostankino]]}} «Grattate il russo e ritroverete il moscovita» dice un proverbio venuto forse dalla [[Russia]], che fece fortuna in Occidente. Ma perché il moscovita non dovrebbe restare tale, con i suoi gusti, la sua originalità, le sue reticenze? [...] Al visitatore sorpreso della freschezza delle pitture interne, delle dorature, della decorazione, dei soffitti a ''trompe l'œil'', spesso solo appena ritoccati, viene spiegato che tutta la costruzione non è in muratura, come lo spessore dei muri indurrebbe a pensare, ma in legno, materiale refrattario all'umidità. Diceva il [[Nikolaj Petrovič Šeremetev|principe]], non a torto, che nulla poteva uguagliare la comodità delle case russe in legno, cui egli era abituato. Utilizzò dunque il legno, facendolo rivestire alla francese. (vol. II, p. 610)
*Un nugolo di ingegneri, architetti, pittori, artigiani, musicisti, maestri cantori e governanti si abbatté su un paese avido di apprendere e deciso a sopportare tutto per raggiungere lo scopo prefisso. Gli edifici di [[San Pietroburgo]], dove, piccolo particolare significativo, si conserva, ancora intatta, la biblioteca di [[Voltaire]] e più ancora l'incredibile massa di corrispondenza e di pubblicazioni in lingua francese ammucchiate nei pubblici archivi, sono altrettante prove del grande cimento cui l'''[[intelligencija]]'' russa si sottopose con entusiasmo in quel periodo. (vol. II, p. 610)