Cees Nooteboom: differenze tra le versioni

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==''Cerchi infiniti''==
===[[Incipit]]===
In cosa consiste l'immagine di un paese? Sono sdraiato per terra nell'aereo che da ormai quasi venti ore passando per il Polo è in viaggio per il [[Giappone]]. Intorno a me piedi dormienti. Ho un cuscinetto sotto la testa e una copertina azzurra della KLM sul corpo, ma non riesco a dormire. Stranamente continuo a rivedere una stessa immagine: una foto che poco dopo la guerra... allora avevo circa dodici anni... mi colpì moltissimo. Un prigioniero australiano con un paio di quegli assurdi pantaloni inglesi coloniali color cachi seduto su uno sgabello o un tronco d'albero non ricordo più. Ha gli occhi bendati, i capelli biondi leggermente scompigliati dal vento, le mani legate con una corda. Alle sue spalle, in piedi, un giapponese. Lui ha in testa un kepi e porta pantaloni neri infilati negli stivali e una camicia bianca a maniche corte. Con entrambe le mani solleva in alto una grande spada, più o meno come un campione di golf che tiene la mazza nella posizione più alta. Una frazione di secondo dopo colpirà, la spada mozzerà di netto il collo dell'australiano, la testa schizzerà via, il sangue sgorgherà dal collo che adesso è ancora intatto e il corpo con le mani legate crollerà di lato. Questa, in ogni caso, è l'immagine del «Giappone» più vecchia che ho. Trent'anni di esperienze e conoscenze l'hanno corretta, spiegata e circostanziata in tutti i modi eppure in questo preciso momento in cui io stesso tra un'ora di volo sarò in Giappone, si risveglia in me, insopprimibile, una lieve sensazione di paura mista a stanchezza. Immagino milioni di persone su treni e metropolitane, ma poi quelle immagini sono attenuate da giardini, templi e composizioni floreali. Il termine «apprensione» forse descrive al meglio le emozioni di cui sono preda.<br>
L'interrogativo che mi impegna è quanto è «diverso» il Giappone. Negli ultimi anni ho letto romanzi di [[Jun'ichirō Tanizaki|Tanizaki]], [[Yasunari Kawabata|Kawabata]], [[Kenzaburō Ōe]] e [[Yukio Mishima|Mishima]] che non mi hanno dato la sensazione che il «diverso» del Giappone sia un «diverso» diverso da quello, tanto per dire, del Brasile. Un certo esotismo negli usi sociali e religiosi, piante diverse, clima diverso, ma ''persone'' diverse? Quei romanzi trattano di sentimenti e problemi che non mi sono veramente estranei; se tolgo l'esotismo o lo sostituisco con un altro ciò che mi resta non è qualcosa di cui non capisco nulla. Ma lo ritroverò anche fuori dal contesto dei libri? Mentre me ne sto qui sdraiato in terra a pensare, sento sorgere dentro di me anche una gelosia incontrollabile. Perché devo andare in giro come una botte piena di pregiudizi e informazioni, perché non si può mai andare in un posto di cui si ignora assolutamente tutto, come Pizarro andò nel regno degli inca o i primi europei in Giappone? Non sapere nulla del prodotto interno lordo, non avere mai visto un film giapponese; Hiroshima, zen, kabuki, [[sumo]], kaiseki, [[Sony]], [[samurai]], harakiri, [[ikebana]]... suoni senza alcun significato. Quello che faccio io non si può quasi più chiamare viaggiare, non si scopre più niente, si digita, controlla, smentisce e conferma immagini e idee vengono confrontate con la «realtà», ciò che in ultima istanza vado a fare è vedere se il Giappone esiste davvero, come se uno spettatore al cinema potesse entrare nello schermo e sedersi a tavola con i protagonisti.