Fausto Coen: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Su ''Paese Sera'', giornale di cui era stato cofondatore e che avrebbe diretto dal 1961 al 1967}} Non ero comunista, e sapevo che il giornale nasceva con l'appoggio preminente del [[Partito Comunista Italiano|Partito Comunista]], ma mi sentivo in pace con me stesso. Avevo conosciuto l'indigenza e quindi forte era la mia sensibilità verso i diseredati, i poveri, gli sfruttati, gli emarginati. Avevo vissuto gli anni bui della sopraffazione fascista e avevo subito sulla mia pelle l'ignominia delle leggi razziali. Detestavo a ragion veduta il fascismo.<ref>Citato in Emanuele Fiano,
''[https://www.repubblica.it/robinson/2020/06/09/news/quando_fausto_coen_disse_addio_a_paese_sera_-300820171/ Quando Fausto Coen per Israele disse no al Pci]'', ''repubblica.it'', 9 giugno 2020.</ref> 
*{{NDR|Sul rastrellamento nazista nel Ghetto di Roma per deportare gli ebrei nei campi di concentramento}} Nonostante le apprensioni e i tristi pensieri, le giornate degli ebrei romani trascorrono dunque tra quella fine di settembre e la metà di ottobre come sempre. Nelle vie dell'[[Ghetto di Roma|antico quartiere]] la gente circola, chiacchiera, ragazzi e ragazze scherzano, amoreggiano, i bambini giocano come di consueto. Gli artigiani non hanno chiuso le loro botteghe. I negozi sono aperti. Anzi gli affari non vanno troppo male. Proprio in quei giorni si affacciano nuovi clienti: ufficiali, sottufficiali, soldati tedeschi. Hanno metodi educati e non contrattano. Questi tedeschi – pensano a Portico d’Ottavia – non fanno nessuna differenza fra negozi di ebrei e di non ebrei, fra un «ariano» e un «giudeo».<ref>Da ''16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma'', Firenze, Giuntina, 2004, citato in Olga Lucchi, ''[http://www.deportati.it/biblioteca/recensioni/16_ottobre_1943/ Fausto Coen]'', ''deportati.it''.</ref>
 
==Note==