Il cavaliere dalla pelle di leopardo: differenze tra le versioni

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რომელმან შექმნა სამყარო ძალითა მით ძლიერითა,<br>ზეგარდმო არსნი სულითა ყვნა ზეცით მონაბერითა,<br>ჩვენ, კაცთა, მოგვცა ქვეყანა, გვაქვს უთვალავი ფერითა,<br>მისგან არს ყოვლი ხელმწიფე სახითა მის მიერითა.
 
===Scialva Beridzè===
Io mi rivolgo a Colui che ha creato l'Universo con la Sua potenza, a Colui che ha infuso la vita a innumerevoli esseri, ''visibili'' e ''invisibili'', a Colui, infine, che ha dato a noi questo mondo multicolore e vario, e da cui hanno origine e vita i sovrani, simili a Lui. (n. 1)
 
===Antonio Bonelli===
Il Sommo Potere che dal nulla trasse il firmamento<br>ha dall'empireo celesti spiriti infuso alle creature,<br>e dato all'uomo di possedere il mondo e l'infinite<br>speci. Da Lui discende nei sovrani tutti il Suo semblante. (n. 1)
 
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==[[Explicit]]==
===Scialva Beridzè===
Per cantare la gloria del celeste Davide dei Karthveli, sposo di Thamar, a cui obbedisce il sole stesso, ho messo in versi questo racconto per loro diletto. Dall'Oriente all'Occidente egli scaglia i suoi fulmini per folgorare i traditori, per incuorare i fedeli.<br>Posso io emulare l'arpa dell'antico Davide e la sua armoniosità? Ho trovato e messo in versi queste meravigliose storie di sovrani stranieri, le loro usanze, le loro gesta, le loro lodi: questa è stata la mia fatica.<br>Tale è l'Universo: guai a chi in esso confida. L'esistenza è un attimo, più breve di un batter di ciglia. Che cosa cercate e a che pro? Il destino dirige tutto! La [[sorte]] è mutevole, buona oggi, è cattiva domani: non sorride mai interamente.<br>Amiran, figlio di Daredgian, fu cantato da Mosè Khoneli; Abdul Messia fu cantato da Schavtheli, i cui versi raccolsero tante lodi; Dilargueth fu cantato da Sarghis Thmogveli, la cui eloquenza era inesaurabile; Tariel, infine, fu cantato dal suo Rusthaveli, il quale ha versato per lui lagrime senza fine. (n. 1573-1576)
 
===Antonio Bonelli===
Io, un certo Mèskian, del borgo di Rustàvi bardo, ho scritto<br><br>questi versi per lo svago di Tàmar, dea della Georgia<br>cui Davide, suo sposo e sole, china devoto il capo:<br>per lei che ai quattro venti esige riverenza: per lei che estermina chi la tradisce ma chi le è ligio innalza.<br><br>Sui suoni dolci e limpidi dell'arpa del Salmista vorrei<br>cantar 'ste fiabe esotiche di re foresti e mitici!<br>Usanze e imprese d'altri tempi mi sono trovato in mano:<br>le ho messe in rima. Così, tanto per fare...<br><br>Tale è il mondo, nessuno può contarci: un battito<br>di ciglia; forse meno. Di chi vai in cerca o di che cosa?<br>In che t'affanni? Il fato ti sbeffeggia. Lieto è soltanto<br>chi da lui non è fino all'estremo dì deriso.<br><br>Mòse di Khoni cantò Amiràn, di Darejàn il figlio;<br>Sciavteli, poeta raffinato, Abdùl Mesìa;<br>Sarghìs Tmogvèli, con musa inesauribile, Dilàrghet;<br>e Rustavèli, tra lacrime inesauste, il tuo Tarièl. (n. 1572-1576)