Federigo Enriques: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m →‎Bibliografia: per coerenza
Riga 6:
 
==''Scienza e razionalismo''==
*Nonostante tutti gli appunti che si possono muovere {{NDR|alla critica di [[Immanuel Kant|Kant]]}}, si deve riconoscervi un'idea originale di alto valore: la scienza non è una copia passiva della natura esteriore, ma è costruzione che lo spirito umano fa secondo le sue proprie leggi; pertanto la critica della scienza deve scoprire ed illuminare questo elemento subiettivo più profondo che è la razionalità del sapere. (p. 108)
*Per chi non abbia mai letto alcuna cosa di [[Georg Wilhelm Friedrich Hegel|Hegel]] (sono in questo caso anche dei filosofi ed avrebbero torto di considerare ingiuriosa questa affermazione) è indispensabile dir subito dello stile di lui e della psicologia che vi si connette.<br>Gli hegeliani affermano che Hegel è difficile a comprendere perché è profondo e perché adopera uno speciale linguaggio tecnico. Ma tali caratteri appartengono pure a [[Isaac Newton|Newton]], che non solleva nel pubblico scientifico l'accusa di essere incomprensibile. In verità il linguaggio di Hegel è tutto l'opposto di un linguaggio tecnico, se con questa parola si designa un linguaggio convenzionale atto a precisare l'espressione comune. È una lingua che sforza la forma volgare soltanto per promuovere associazioni indeterminate, a base di assonanze verbali o di vaghe analogie o d'immagini aventi un contenuto affettivo. (III ''Razionalismo e storicismo'', p. 147)
*Questo stile {{NDR|di Hegel}} ci rivela già un aspetto fondamentale della psiche hegeliana, avversa al pensiero scientifico; l'incapacità ad inibire le associazioni, a determinare i concetti colla rigida astrazione. Insomma – a prescindere dalla straordinaria fantasia o genialità poetica e dalla coerenza delle ispirazioni sentimentali – Hegel si manifesta come un povero intelletto (intelletto è appunto la parola dispregiativa con cui egli designa la ragione del pensatore esatto!); e proprio in questa povertà, nel non senso di certe argomentazioni che si dànno per difficili, risiede spesso la pretesa profondità del mistero che si discopre soltanto agli iniziati, cui Dio ha largito in dono un particolar lume speculativo; i quali pur troppo non riescono a spiegare agli altri l'altissima verità di cui vantano il possesso, ma si fanno forti della riverenza verso un nome illustre per imporre alle anime deboli una prudente riserva. (III ''Razionalismo e storicismo'', pp. 147-148)