Mantova: differenze tra le versioni

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*Nel Palazzo Ducale di Mantova, reggia di Gonzaga, c'è un curioso appartamento che sembra stato ideato e costruito per ospitare un popolo di bambole. Stanzine, salottini, corridoietti, tutto in miniatura, tutto come in un giocattolo. Capricci di signori del tempo andato, capricci di architetti; ma non è una casa per le bambole, è l'appartamento dei nani di corte. ([[Gianni Rodari]])
*Non appena mi giunse la notizia della sua fine partii per Mantova. Era un caldo pomeriggio: l'11 agosto 1953. Nella fretta mi persi in un dedalo di stradine della vecchia Mantova. Scesi di macchina, domandai a un negozio di stagnino la via per vill.a Nuvolari. Ne uscì un anziano operaio, che prima di rispondermi fece un giro intorno alla mia macchina per leggere la targa. Capì, mi prese una mano e la strinse con calore, si commosse. "Grazie d'essere venuto – mi bisbigliò – come quello là {{NDR|[[Tazio Nuvolari]]}} non ne nasceranno più". ([[Enzo Ferrari]])
*Ogni volta che torno, chiedo all'autista di fermarsi prima del ponte di San Giorgio, per osservare la silhouette di Mantova, la vista che mi piace di più. L'altra cosa su cui posare il mio sguardo è la basilica di Sant'Andrea, dove la luce entra in modo indiretto, l'esito è magico e dà un'atmosfera quasi divina, in senso metafisico.([[Eduardo Souto de Moura]] )
*Per uno che scrive a [[Milano]] non ci dovrebbe essere questo bisogno di dire che maniera di città sia Mantova; ma che volete, miei cari? questo bisogno c'è, e a Milano più che altrove. Tre cose han valso a radicar l'idea che la mia povera città la fosse un piccolo inferno: l'aria, i fortilizi, l'ergastolo. Or andate mo' a ficcar nella testa a certi ambrosiani incocciati che, malgrado il suo ergastolo, i suoi fortilizi, la sua aria, a Mantova ci si stesse a meraviglia ... ([[Paride Suzzara Verdi]])
*''Pur [[Virgilio]] si trasse a lei, pregando | che ne mostrasse la miglior salita; | e quella non rispuose al suo dimando, | ama di nostro paese e de la vita | ci 'nchiese; e 'l dolce duca incominciava | "Mantüa ...", e l'ombra, tutta in sé romita, | surse ver' lui del loco ove pria stava, | dicendo: "O Mantoano, io son Sordello | de la tua terra!"; e l'un l'altro abbracciava.'' ([[Dante Alighieri]], ''[[Divina Commedia]]'')