Giuseppe Sergi: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Giuseppe Sergi: Istruire è educare?
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==Citazioni di Giuseppe Sergi==
*Istruire è educare? Anche questo è un problema che è risoluto variamente secondo il concetto che ogni educatore ed ogni teorico dell'educazione si fanno dell'una e dell'altra cosa. Considerando astrattamente la domanda, la risposta, per me, non può essere che negativa: istruire, preso puramente e semplicemente, vuol dire rendere i poteri conoscitivi dell'uomo atti a maggiore esperienza della vita, a più grande ampiezza di visione del mondo che circonda l'uomo, renderli capaci ad inventare nuovi mezzi di protezione della vita, a scoprire nuovi beni per il godimento, a far diminuire i mali e i dolori che circondano l'esistenza umana, ad allargare e ad illuminare più intensamente il campo di attività. L'uomo può possedere tutti o gran parte di questi poteri e nel tempo stesso essere un egoista, un antisociale, anche un delinquente, e le facoltà conoscitive aumentate ed esercitate possono meglio servire alle sue mire antisociali, egoistiche, criminali, perché l'azione, l'attività in genere, non è dipendente in modo diretto dai poteri conoscitivi, se non in quanto questi possano illuminare e scoprire nuovi campi di azione, ma non ne sono l'impulso primordiale e principale. (da ''Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''I sentimenti nell'attività umana'', pp. 223-224)
 
*La buona condotta del padre e della madre, gli esempi sani e continui di onestà e di armonia, di decenza, di buone relazioni sociali, concorrono coll'educazione della scuola a formare definitivamente il carattere buono nel giovinetto. (da ''Per l'educazione del carattere‎'')
 
*Quando fu scoperto e confermato il tipo umano di [[Homo neanderthalensis|{{sic|Neandertal}}]], fu considerato come ''Homo primigenius'', cioè come quello da cui venissero per evoluzione tutte le varietà umane posteriori, fossili e viventi. In {{sic|sèguito}} esso fu considerato come specie distinta dal resto dell'umanità, la quale perciò conservò il nome linneano di ''Homo sapiens'', specie unica. Più avanti, con Boule<ref>Pierre-Marcellin Boule (1861 – 1942), geologo, paleontologo e antropologo francese.</ref>, questa specie estinta non è ritenuta come progenitore di ''H. sapiens'' , ma un ramo differente da questo. Da molti anni io ne aveva costituito un genere con specie, estinto senza discendenza, e perciò un ramo distinto di ''Hominidae''. (da ''[https://archive.org/details/SergiProblemiScienza/mode/1up Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)]'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''{{sic|Paleantropologia}}'', p. 118)
 
*[...] per Woodward<ref>Arthur Smith Woodward (1864 – 1944), paleontologo inglese.</ref> l'''H. neanderthalensis'' è un tipo degenerato, ma derivato da ''Eoanthropus''. Se avessimo un solo esemplare, come quando fu scoperta la calotta di Neandertal, e fu stimata patologica da Virchow e Davis, forse l'idea di Woodward avrebbe qualche credibilità scientifica; ma oggi esistono tanti esemplari così ben noti per i loro caratteri, che sembra un ripiego il concetto di Woodward. Niente di patologico nel tipo diffuso di Neandertal; è un'idea che bisogna scartare senza esitazione, perché la patologia non genera specie viventi con discendenti così uniformi nei caratteri che è una meraviglia genetica. (da ''Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''{{sic|Paleantropologia}}'', p. 119)
 
==''Africa - Antropologia della stirpe camitica''==
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*Nelle condizioni attuali l'Abissinia è come ai tempi dell'impero axumitico, quando questo si estese da, quasi, il confine dell'Egitto alla terra dei Somali e fino all'Arabia meridionale. Dominata, allora come oggi, da regoli, o ras, che stanno sotto la dipendenza di un [[Negus]], o Βασιλεύς Βασιλέων, non sentiva alcun'influenza dalla coltura dei popoli che erano in contatto o in relazioni con lui. Il Negus soltanto sente questa influenza, senza saperne assimilare gli elementi civili fondamentali, malgrado che mostri la curiosità di sapere e di volere essere civile come i re europei. Ma l'azione sua civilizzatrice che dovrebbe svolgersi sul popolo, resta sempre inefficace; egli non pensa minimamente a questo, non ne ha la minima intuizione; egli ignora che fino a che il popolo sarà selvaggio, è inutile qualsiasi introduzione di prodotti civili presso di lui. (p. 126)
*I [[Dinka]] sono fra le razze più scure dell'Africa; ma l'uso della cenere della quale si imbrattano, trasforma il nero profondo naturale in tinta bruna. (p. 212)
 
==''Problemi di scienza contemporanea''==
*Quando fu scoperto e confermato il tipo umano di [[Homo neanderthalensis|{{sic|Neandertal}}]], fu considerato come ''Homo primigenius'', cioè come quello da cui venissero per evoluzione tutte le varietà umane posteriori, fossili e viventi. In {{sic|sèguito}} esso fu considerato come specie distinta dal resto dell'umanità, la quale perciò conservò il nome linneano di ''Homo sapiens'', specie unica. Più avanti, con Boule<ref>Pierre-Marcellin Boule (1861 – 1942), geologo, paleontologo e antropologo francese.</ref>, questa specie estinta non è ritenuta come progenitore di ''H. sapiens'' , ma un ramo differente da questo. Da molti anni io ne aveva costituito un genere con specie, estinto senza discendenza, e perciò un ramo distinto di ''Hominidae''. (da ''[https://archive.org/details/SergiProblemiScienza/mode/1up Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)]'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''{{sic|Paleantropologia}}'', p. 118)
*[...] per Woodward<ref>Arthur Smith Woodward (1864 – 1944), paleontologo inglese.</ref> l'''H. neanderthalensis'' è un tipo degenerato, ma derivato da ''Eoanthropus''. Se avessimo un solo esemplare, come quando fu scoperta la calotta di Neandertal, e fu stimata patologica da Virchow e Davis, forse l'idea di Woodward avrebbe qualche credibilità scientifica; ma oggi esistono tanti esemplari così ben noti per i loro caratteri, che sembra un ripiego il concetto di Woodward. Niente di patologico nel tipo diffuso di Neandertal; è un'idea che bisogna scartare senza esitazione, perché la patologia non genera specie viventi con discendenti così uniformi nei caratteri che è una meraviglia genetica. (da ''Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''{{sic|Paleantropologia}}'', p. 119)
*Istruire è educare? Anche questo è un problema che è risoluto variamente secondo il concetto che ogni educatore ed ogni teorico dell'educazione si fanno dell'una e dell'altra cosa. Considerando astrattamente la domanda, la risposta, per me, non può essere che negativa: istruire, preso puramente e semplicemente, vuol dire rendere i poteri conoscitivi dell'uomo atti a maggiore esperienza della vita, a più grande ampiezza di visione del mondo che circonda l'uomo, renderli capaci ad inventare nuovi mezzi di protezione della vita, a scoprire nuovi beni per il godimento, a far diminuire i mali e i dolori che circondano l'esistenza umana, ad allargare e ad illuminare più intensamente il campo di attività. L'uomo può possedere tutti o gran parte di questi poteri e nel tempo stesso essere un egoista, un antisociale, anche un delinquente, e le facoltà conoscitive aumentate ed esercitate possono meglio servire alle sue mire antisociali, egoistiche, criminali, perché l'azione, l'attività in genere, non è dipendente in modo diretto dai poteri conoscitivi, se non in quanto questi possano illuminare e scoprire nuovi campi di azione, ma non ne sono l'impulso primordiale e principale. (da ''Problemi di scienza contemporanea (Nuova serie)'', Fratelli Bocca Editori, Torino, 1916, ''I sentimenti nell'attività umana'', pp. 223-224)
 
==[[Incipit]] de ''La vita animale e vegetale. Origine ed evoluzione''==